Capitolo 11

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Chloe's POV
Appena uscì dalla camera mi appoggiai alla porta, presi un lungo respiro e buttai fuori tutta l'aria che stavo trattenendo. Un attimo primo ero sotto Xavier pronta a baciarlo, quello dopo lui era a terra ed io in bagno a cambiarmi, certo che a pensarci è proprio divertente.
I miei pensieri furono interrotti da un Aiden sprezzante e sorridente che mi aspettava davanti alla porta della sua stanza.
- Ei principessa, buongiorno. Tutto bene?-
- Ciao principino, oggi va decisamente meglio, grazie. -, gli sorrisi cordiale.
- Ma si può sapere cosa ti è successo ieri in campo? -, ed ecco finalmente la fatidica domanda, quella che mai tardava ad arrivare e che avevo già evitato ad oltranza.
- Sai Aiden ho una gran fame, dopo colazione proverò a spiegarvi un po' la situazione, adesso però andiamo a mangiare qualcosa. -, temporeggiai mentre mi dirigevo giù per le scale.
Ma a poco serví, perchè una volta arrivata nella mensa gli sguardi di tutti i miei compagni erano puntati su di me e in ognuno di loro potevo leggere preoccupazione e curiosità.
- Ciao Chloe, ti sei ripresa? Stai bene adesso? - Fu Mark a rompere il ghiaccio e parlare per primo, dando voce ai pensieri della squadra.
- Ciao capitano, ragazzi. Sì, adesso sto meglio, sono solo un po' indolenzita e debole. -, feci un sorriso di circostanza ai miei compagni.
- Ma cosa ti è successo? -, mi chiese Shawn.
Continuavo a non avere la minima voglia di parlarne, però non avrei trovato altre scuse per prendere tempo, era arrivato il momento di vuotare il sacco.
Sentí una sedia spostarsi rumorosamente, attirando la mia attenzione, Xavier era appena arrivato in mensa e mi stava guardando intensamente negli occhi, come a suggerirmi di dire tutto, che potevo farcela e avevo il suo sostegno. Annuí nella mia direzione, gli sorrisi leggermente di rimando, mi girai verso i miei compagni e mi decisi a parlare, vedendo l'aria interrogativa che aleggiava nei loro volti.
- È una storia un po' complicata e contorta ragazzi, della quale non mi piace parlare, ma è giusto che voi sappiate, anche perché penso che succederà spesso finché non avrò trovato una soluzione. Gioco a calcio da molti anni ormai, ero solo una bambina quando iniziai e continuai a farlo anche durante gli anni della scuola, solo che qualche anno fa, durante una partita mi capitò la stessa cosa successa ieri durante l'allenamento, dopo aver eseguito una delle mie tecniche micidiali. Persi i sensi e mi risvegliai in una stanza d'ospedale, ma oltre a dei forti dolori, difficoltà a camminare e un po' di affanno, non sembrava esserci nulla di grave, così poco dopo fui dimessa e ripresi a giocare, ma mi successe di nuovo la stessa cosa. Capitò un paio di volte, i medici non riuscivano a spiegarselo e a trovare una soluzione, dissero che forse non riesco a canalizzare bene la mia forza e sovraccarico troppo il mio corpo, non è ancora ben chiara la situazione, però mi è stato detto che nel momento in cui avrei richiesto al mio corpo uno sforzo eccessivo ci sarebbe potuta essere la possibilità di non risvegliarmi più. Così, spaventata, decisi di prendermi una pausa e cercare di capire quale fosse il problema, ma senza grandi risultati, finché un giorno il mister non mi contattò, dicendomi di essere a conoscenza del mio grande talento e del mio problema e che se avessi accettato di entrare nella nazionale giapponese un team di esperti mi avrebbero aiutata a trovare una soluzione definitiva al mio problema, permettendomi di tornare a giocare a calcio con la spensieratezza e la gioia di un tempo, senza paura, senza conseguenze, senza malori improvvisi. Sapevo che ieri, utilizzando quella tecnica, sarei sicuramente svenuta, ma era necessario per far vedere al team di medici cosa succede esattamente in quei momenti e subito dopo, infatti mi sono state fatte delle analisi e delle visite mirate, sono in attesa di risposte, chiarimenti e perché no, anche di un miracolo. Questo è quanto. -, dissi senza guardare nessuno di loro negli occhi, dopo aver finito di parlare sollevai lo sguardo e con mia grande sorpresa quello che trovai non furono sguardi compassionevoli, ma sguardi di rassicurazione, determinazione, conforto.
- Chloe, vedrai che insieme riusciremo a trovare una soluzione, tornerai a giocare a calcio e starai di nuovo bene! -, disse Mark sorridendomi sincero e abbracciandomi.
- Grazie capitano.-
- Vedrai principessa, si risolverà tutto, tu attenta solo a non esagerare, al resto ci pensiamo noi. -, mi fece un occhiolino Aiden.
- A che servono gli amici altrimenti? -, mi sorrise Shawn.
- Andrà tutto bene Chloe, non preoccuparti. -, stavolta fu Axel a parlare.
- Grazie mille davvero ragazzi, a tutti, per avermi ascoltata e per non avermi compatita, è davvero importante per me il vostro sostegno, il vostro aiuto e la vostra fiducia. -, dissi sinceramente colpita e commossa.
- Abbraccio di gruppo per incoraggiare Chloe? - Urló Mark e tutti si fiondarono ad abbracciarmi, facendomi ridere di gusto e migliorandomi la giornata e l'umore.
Anche lui mi guardò, mi sorrise e alzò il pollice verso di me, come a volermi dire che avessi fatto la cosa giusta ed io apprezzai, mimando un "grazie" con le labbra.
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Dopo aver parlato con la squadra, ero uscita a fare due passi per sgranchirmi le gambe, i dolori ancora si facevano sentire, ma fortunatamente non erano eccessivi, così mi beai del sole, dell'aria fresca e del bellissimo paesaggio che mi circondava, liberando la mente da ciò che da troppi anni ormai mi attanagliava i pensieri, ossessionandomi.
Tornai per l'ora di pranzo e mangiai con i miei compagni, salí in camera e dopo essermi cambiata andai con loro al campo per provare ad allenarmi un po'.
- E tu che cosa pensi di fare? -
Sussultai, fermandomi nel mezzo del corridoio dopo aver sentito la sua voce.
- Andare ad allenarmi.- gli risposi voltandomi verso di lui.
- In queste condizioni? Non se ne parla. -, disse autoritario.
- Xavier, non mi impedirai di allenarmi, ora muovi quel culo e andiamo. -
Arrivai al campo e ricevetti qualche occhiatina poco convinta, ma dopo un cenno da parte dell'allenatore capí che avrei potuto allenarmi, ovviamente senza esagerare.
Dopo qualche giro di corsa, iniziammo ad allenarci individualmente con gli attrezzi a nostra disposizione; io stavo dribblando dei coni, quando una fitta molto forte alla gamba destra mi fece arrestare di colpo, per fortuna senza destare sospetti. Decisi di non darci troppo peso e ripresi il mio allenamento, ma le fitte continuarono ed aumentarono, costringendomi a fermarmi, non potevo continuare così.
Decisi di andare in bagno per non farmi vedere dagli altri, il dolore stava diventando insopportabile.
Entrai nello spogliatoio femminile e mi diressi nel primo bagno disponibile, mi sciacquai il viso e mi guardai allo specchio, tutti i miei muscoli erano contratti in espressioni di dolore che non lasciavano molto spazio all'immaginazione.
Gettai la testa in avanti sconfitta.
- Te l'avevo detto che non ti saresti dovuta allenare, dovevi aspettare. -
Xavier era dietro di me, appoggiato al muro con le braccia conserte ed uno sguardo particolarmente serio.
- Si ok bravo, avevi ragione tu, che vuoi da me Schiller? - dissi arrabbiata ed esasperata.
- Vieni, ti riporto in camera.-, si avvicinò a me, ma mi scansai.
- Non toccarmi, io voglio tornare ad allenarmi. - sapevo che non era il caso di insistere, ma la frustrazione e la rabbia parlavano per me.
- Con quelle fitte e quei dolori non credo sia possibile, hai avuto difficoltà anche durante i giri di campo. -
Sgranai gli occhi, quindi se n'era accorto?
- Pensavi non avessi notato le tue espressioni di dolore? Ti ho tenuta d'occhio tutti il tempo, avevo paura ti facessi male o che ci andassi giù pesante. -
Restai sinceramente colpita e stupita da quanto aveva appena detto, non era una cosa da Xavier Schiller, non lo stesso che mi aveva rotto il cazzo dal primo momento in cui mi aveva vista.
Non dissi niente, il silenzio mi sembrò la risposta più giusta in quel momento.
- Possiamo andare adesso? -, mi chiese spazientito ed io annuí.

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