Capitolo 10

397 18 5
                                    

Xavier's POV
Mi svegliai con uno strano senso di quiete che non mi apparteneva affatto. Da che ne ho memoria, mi sono sempre svegliato stanco, nervoso e con un senso di angoscia quasi opprimente. Brutto segno?
Cercai di sgranchirmi le gambe, ma qualcosa me lo impediva, o meglio, qualcuno, notai non appena aprí un occhio per controllare.
Subito i ricordi di quella notte riaffiorarono nella mia mente e mi ricordai di Chloe inginocchiata davanti al mio letto che cercava di tamponarmi la fronte nella speranza di farmi stare meglio.
Certo, l'avrei preferita inginocchiata davanti a me in altri contesti, non lo nego, ma il fatto che lei fosse lì e cercasse di farmi stare meglio non mi diede fastidio, ne mi fece innervosire, come spesso succedeva con chiunque ci provasse. Anzi, avevo quasi avvertito una specie di morsa nel petto, come se qualcosa si fosse sbloccato ed il mio cuore fosse tornato a battere.
So che il mio cuore batte e funziona perfettamente, non potrei giocare a calcio altrimenti, ma metaforicamente il mio cuore è fermo da un paio di anni, forse troppi, era da tanto che qualcosa non innescava queste reazioni in me, non so davvero come valutare questa cosa, sono più il tipo da una notte e via, non sono di certo uno sentimentale io.
Le scostai una ciocca di capelli dal viso, era proprio bella, non potevo negarlo, ed il fatto che fosse così vicina a me non mi creava alcun problema, anzi, mi piaceva che fosse lì, volevo che fosse lì. Ed anche questo non era assolutamente da me.
Iniziò a stiracchiarsi anche lei, aprí gli occhi e non appena capí dove si trovava scattó e si mise seduta sul letto, ma notai la fitta lancinante che la colse di sorpresa e la costrinse ad accasciarsi di nuovo sul letto.
- Certo che sei proprio stupida, non ti era bastato stanotte? -, dissi.
- A quanto pare no. -, disse contorcendosi per il dolore.
- Vieni qui idiota e datti una calmata. -, dissi prendendola piano per la vita e facendola stendere di nuovo accanto a me. La strinsi forte e sembrò calmarsi.
- Grazie, sto bene ora. -, disse timidamente.
- Bene. Hai dormito o il dolore era troppo forte? -, le chiesi.
- In realtà mi sono addormentata quasi subito e credo di non aver mai dormito così bene in vita mia, per la prima volta mi sento davvero nel pieno delle mie forze, anche se i miei muscoli non sembrano essere d'accordo, forse avrei dovuto prendere le medicine ieri sera. -, disse fissando il vuoto.
- Quali medicine? -, chiesi subito.
- Quelle che in teoria dovrebbero servire a far tornare in funzione i miei muscoli ed evitarmi tutti questi dolori. -
- E perché non le hai prese? -
- Speravo che per una volta avrei potuto farcela anche senza, ma direi che ancora non ci siamo, a quanto pare. -, sentí la tristezza nel suo tono di voce.
- Dimmi dove sono, vado a prendertele io. -
- Nella tasca destra del mio borsone, quella esterna. -, si limitò a dire.
Mi alzai, mi stiracchiai e andai a cercare le sue medicine, ma si rivelò un'impresa più difficile del previsto, quel borsone era un casino.
- Ma dove diavolo sono queste dannate medicine? -, chiesi alterato.
- Li dentro, cerca meglio. Ma non troppo in fretta, c'è proprio una bella vista da qui. -, ridacchiò e in quel momento mi accorsi che ero solo in boxer, ma in realtà non mi interessava, anzi, iniziai a ridere anche io.
- L'ho sempre detto io che ti piace quello che vedi. -
- Schiller non si dice mai di no ad un bel culo sodo come il tuo, peccato che le tue qualità si limitino a quello. Se la tua faccia da culo fosse altrettanto bella, forse, avresti avuto qualche possibilità. -, rise.
- Lo trovi così divertente? -, chiesi io indispettito.
- Assolutamente sì. -, fece spallucce.
Finalmente trovai quelle dannate cose, così mi alzai e mi diressi minacciosamente verso di lei, posai la scatola sul comodino e salí impetuosamente sul lento, ad un palmo dal suo naso.
- Quindi lo trovi divertente Suzuki? -, le chiesi sensuale.
- Si Schiller, tu no? -, provó a tenermi testa, ma glielo si leggeva in faccia che fosse agitata.
- Dimmelo tu. -, dissi, per poi strofinare la mia intimità su di lei, per fargli sentire l'effetto che aveva su di me.
- E con questa a che numero siamo? 4 o 5? Ti faccio venire così tante erezioni che ormai ho perso il conto. -, disse.
- Dovresti esserne lusingata. -, le dissi, avvicinandomi pericolosamente a lei, ormai a separarci restava solo qualche becero centimetro.
- Invece sono indifferente, ho altri scopi nella vita, e far sollevare il tuo pene non rientra tra questi. -, disse cercando di mantenere il sangue freddo.
- L'hai già detto. - le risposi, avvicinandomi ancora di più, ormai i nostri nasi si sfioravano, così scesi a strofinare il mio contro il suo collo, lasciandole qualche bacio umido.
Aveva un profumo che mi mandava decisamente su di giri.
- Colpa tua, sei ripetitivo Schiller. -, disse, mentre tentava di trattenere un gemito.
Le sue mani salirono lentamente dai miei fianchi alle mie spalle, poi alle mie braccia, fermandosi ai miei capelli, che vennero stretti tra le sue mani.
Il momento che tanto avevo bramato in quei giorni era finalmente arrivato, stavano per baciarci.
La mia bocca era ormai praticamente sulla sua, nei suoi occhi occhi potevo chiaramente leggere la sua voglia di farlo. E suppongo fosse lo stesso per me, stavo letteralmente morendo dalla voglia, la mia erezione che iniziava a far male dentro ai boxer ne era la conferma.
Stavo per avventarmi sulle sue labbra, quando sentimmo bussare alla porta. Mi tirò i capelli così forte da strapparmeli, allontanandomi bruscamente da lei. Per poco non caddi a terra. La guardai in tralice, fulminandola con lo sguardo.
- Chi è? -, chiese con fiato corto.
- Principessa sono Aiden, volevo solo sapere come stai e se vuoi scendere a fare colazione con me. -, cantilenó l'altro da dietro la porta.
Strinsi istintivamente i pugni, questo Aiden aveva proprio rotto il cazzo, era già la seconda volta che venivamo interrotti da lui. Ma cosa vuole?
- Forse la stessa cosa che vuoi tu -, suggerì la mia coscienza, e questo mi fece incazzare ancora di più.
- Ciao Aiden, sto bene, grazie. Dammi giusto il tempo di prepararmi, quando sono pronta vengo a chiamarti io. -, rispose nel frattempo Chloe, facendomi incazzare ancora di più.
- Va bene principessa, ti aspetto. -, disse il salmonato da dietro la porta, poi sentì finalmente il rumore dei suoi passi farsi può lontano. Era ora si levasse di mezzo.
- Mi puoi passare l'acqua per favore? -, chiese Chloe con una nonchalance invidiabile.
- Tieni. Magari la prossima volta però evita di strapparmi i capelli e di buttarmi giù dal letto, a meno che non ci troviamo in altri contesti decisamente più interessanti e piacevoli del tuo amichetto che viene ad interromperci di continuo. -, risposi brusco.
- Cambia tono Schiller, attento a come parli. -, disse, poi ingerí la pasticca e prese un sorso d'acqua.
Si alzò dal mio letto, anche lei era solo in biancheria intima, e questo non aiutó di certo i miei ormoni impazziti a placarsi, soprattuttó quando si piegò a prendere i vestiti per andare a vestirsi.
- Tieni. -, mi disse, porgendomi un fazzoletto.
- Che dovrei farci? -, le chiesi corrucciato.
- Pulisciti le mutande o la bava alla bocca, non so, valuta un po' tu. -, disse e un sorrisino vittorioso le si dipinse sul viso.
- Vaffanculo. -, le dissi, e le tirai contro l'oggetto, ma si era già chiusa alle spalle la porta del bagno.
Irritante, assolutamente irritante.
Ma anche divertente, devo ammetterlo, e poi, non ha mica tutti i torti.
Dannato Frost, se non fosse venuto a bussare chissà a quest'ora cosa staremmo facendo, e sicuramente non avrei una dolorosa erezione a premere contro i miei boxer.
Credo proprio di aver bisogno di una doccia fredda.
Guardai in basso verso i miei boxer.
- Beh, magari facciamo due. -, dissi a me stesso sconsolato.
Se prendo quell'Aiden Frost giuro che lo faccio fuori, cosa diavolo vuole da Chloe?
Non me la lascerò sfuggire una terza volta, non è da me.
Uscì dal bagno, vestita e sistemata, si era pure leggermente truccata, così capí che oggi non si sarebbe allenata, ma d'altronde come avrebbe potuto con tutti quei dolori e quei problemi?
Dovevo trovare una soluzione per aiutarla, volevo davvero farlo, e a differenza di quanto credeva lei, non c'era realmente nessun secondo fine.
So cosa vuol dire avere un problema la cui soluzione sembra impossibile da trovare. Nessuno si impegna ad aiutarti quando il tuo problema sembra così grande da non poterne venire a capo, ed io sapevo bene cosa si provava, eccome se lo sapevo.
Ero pieno di problemi senza nessuna soluzione apparente e possibile.
L'avrei aiutata, non potevo aiutare me stesso, nessuno era stato in grado di aiutare me, ma forse avrei potuto aiutare lei.
- Pensi di stare seduto in mutande sul pavimento tutta la giornata o andrai a lavarti e verrai a fare colazione? -, mi chiese.
- Ti fa male dormire bene, noto con piacere che hai una spiccata simpatia oggi Suzuki. -, le risposi di rimando.
- Merito tuo Schiller. Ora vai a lavarti, ci vediamo sotto. -, disse, poi si chiuse la porta alle spalle.
Sorrisi, mi alzai da terra e mi diressi nella doccia, dove ebbi un'idea che forse sarebbe potuta essere una valida soluzione per aiutare Chloe.
Così decisi che sarei andato a parlarne con il mister e poi sarei andato a prendermi Chloe, Aiden Frost non mi avrebbe messo ancora i bastoni tra le ruote.

Il Dio del GoalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora