3 - Due lagne al porto

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- Eri, torno a casa.

Chuuya entrò nell'appartamento della sorella verso le otto e mezza di sera annunciando questa novità con un grande sorriso e gli occhi pieni di energia. Aveva passato tutta la mattina a pensarci - era passato qualche giorno da quando aveva ricevuto la lettera-, durante il lavoro da allora era parecchio distratto e i suoi studenti, dopo esserne accorti, avevano approfittato della cosa per punzecchiarlo e fare quello che volevano fino a beccarsi una nota di classe e una serie di urla incazzate da parte di Chuuya.

- Eh?

Il ragazzo non potè non trattenere una risata birbante nel vedere il volto perplesso della sorella.

- Ho deciso: per una settimana torno sull'isola. Voglio rivedere mamma, papà, Aimi e Ryoo. In più credo ne approfitterò per passare a salutare Akane Watanabe.

Eri sospirò esasperata.

- Santo Cielo, Chuuya. Ancora con questa storia? Devi...

- Accettare la morte di Dazai, lo so me lo hai già detto.

Cantilenò Chuuya togliendosi il cappotto. Poi le rivolse un sorriso rassicurante:

- L'ho accettata infatti, è per questo che vado là. Innanzitutto ho bisogno di una vacanza, se vado avanti così finirò per ammalarmi e fare la fine di Dazai, in più ho pensato che la povera Akane avesse bisogno di un po' di affetto, le è morto il marito ancora anni fa, non so se ricordi, e ora ha perso anche suo nipote...

Eri annuì cercando di metabolizzare la cosa con le labbra arricciate in un'espressione poco convinta.

- Okay, va bene. Quindi ora tutto d'un tratto io dovrei credere che tu abbia riscoperto di avere un cuore? Okay, va bene...

Ripetè scuotendo la testa, poi si alzò dal tavolo della cucina e accese la televisione per Kai e Haru in salotto, in modo da poter parlare in pace con Chuuya senza far preoccupare i bambini con discorsi che forse nemmeno capivano bene.

- E quando hai intenzione di partire?

- Tra una settimana, ho già trovato un traghetto disponibile, domani mi prendo un permesso a scuola di una settimana. Dovrei avere da parte abbastanza soldi e... - Di colpo Chuuya si fermò per guardare preoccupato la sorella. - Eri, però se me ne vado un po' tu pensi di farcela da sola?

- Beh in fondo è quello che ho sempre fatto.

Chuuya annuì guardandola in modo apprensivo.

Eri si era sposata sei anni prima, quando ne aveva ventidue con un uomo che era a casa di rado, rientrava dal lavoro circa una volta al mese per restare solo un paio di giorni a causa del suo lavoro che lo portava a viaggiare per molto tempo. Era un uomo gentile in fondo, faceva in modo che alla sua famiglia non mancasse nulla per quello che riguardava al denaro, eppure la sua assenza si sentiva. Chuuya viveva con la sorella per aiutarla mentre il marito non era presente, quindi più o meno sempre.

Secondo Chuuya Eri avrebbe già chiesto il divorzio - tra l'essere sposata con lui o non esserlo non combinava poi tanto - se non avesse avuto il desiderio che i suoi figli crescessero al meglio, con un tetto sopra la testa e sempre cibo nel piatto. Infatti il suo lavoro di scrittrice e giornalista -che ora stava mettendo da parte per crescere i figli- non sarebbe riuscito a mantenere tutti e tre.

Chuuya cercava di aiutarla come poteva con il suo misero stipendio da supplente che bastava appena per lui.

- Sei sicura?

Eri nel vedere la preoccupazione del fratello sentì stringersi il cuore e sorrise con tenerezza, si avvicinò a lui e gli appoggio una mano sulla spalla. Chuuya era più piccolo di lei di tre anni, ma non avrebbe mai smesso  di prendersi cura della sorella.

- Tranquillo fratellino, vai pure. In fondo è solo una settimana, no?

Chuuya annuì riconoscente.

- Grazie Eri, allora chiamo a casa per avvisare del mio arrivo.

Detto questo si incamminò verso il salotto dove tenevano il telefono fisso, ma la voce della sorella lo fece bloccare di colpo.

- Ehi, fratellino. Mi stavo chiedendo... Ma non è tra una settimana e qualche giorno che festeggi una anno di fidanzamento con Chika? Non vorrai mica farla arrabbiare? Non ti conviene lasciarla? È più semplice.

Ridacchiò Eri.

Chuuya si pietrificò sul colpo. Cazzo. Se ne era completamente dimenticato...

- Sono sicura che capirà, festeggeremo quando torno. Tanto c'è il telefono a casa da mamma e papà, la chiamerò.

- Secondo me fai prima a lasciarla. Sai benissimo come la penso.

Già, Chuuya lo sapeva perfettamente.
Eri odiava profondamente Chika e Chuuya non era ancora riuscito a capirne il motivo. Certo a volte Chika poteva essere petulante, esageratemente gelosa o viziata, ma in fondo era una brava persona, sempre gentile e dolce con i modi di fare di una donna per bene. Forse Eri era sola gelosa e aveva paura che un giorno Chika si sarebbe portato via il suo fratellino. Questa era una delle supposizioni di Chuuya.

- Sì, lo so. Ma non ti darò questa soddisfazione.

Le fece l'occhiolino prima di dirigersi in salotto, fino al telefono e comporre il numero dei genitori.

| ~~~ |

Una settimana era passata in fretta... Troppo in fretta.

Chuuya stava finalmente tornando a casa e per una qualche ragione al pensiero di partire si sentiva preso da una strana agitazione, un'euforia che da tempo non provava.

Non si era reso conto di quanto gli era mancato il mare...

Eri si era offerta di accompagnarlo al porto dove poi aveva preso un traghetto -sul quale era appena salito- che poi lo avrebbe portato ad un'isola più grande vicina a dove si trovava la piccola isola nella quale Chuuya era cresciuto, da lì poi avrebbe preso un'altra barca, di certo più piccola, per raggiungere la sua meta.

Per Chuuya la parte più dura della partenza fu scollarsi i nipotini di dosso al momento dell'addio... Non sarebbe stato via molto, l'aveva spiegato a Kai e Haru, ma i due bambini continuavano a non volerlo lasciare partire. Alla fine Eri aveva trascinato di peso di nuovo in macchina i figli in lacrime attirando l'attenzione di quasi tutte le persone presenti nel porto.

Chuuya sorrise al ricordo dei due bambini poi prese un respiro profondo.

Alla fine ce l'aveva fatta.

Più si allontanava dalla terra ferma sentiva il petto riempirsi di emozioni e sensazioni che la vita in città avevano soffocato. La mente gli si riempì di ricordi e nostalgia.

Stava tornando a casa.

Quella che il maestro stava percorrendo in quell'esatto momento era praticamente la stessa strada che faceva Dazai anni prima, ogni estate.

Forse questa euforia e voglia di gridare dalla gioia che mi attanaglia il cuore era la stessa sensazione che provava Dazai quando partiva per le vacanze con sua nonna e... le vacanze con me...

A. A.

Lo so, lo so, questo capitolo è inutile e di passaggio.
(':
Va beh arriverà presto un capitolo serio.
Bye

Soukoku - The AnchorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora