La cartina della città che gli aveva disegnato quella mattina Tanizaki in fretta non era per niente chiara.
Praticamente illeggibile.
Chuuya si chiese se quel ragazzo avesse almeno in testa come fosse fatta la sua città, Yokohama. Sembrava tutto confuso, le linee non avevano senso Chuuya aveva provato a girarla e rigirarla un ogni verso, ma la cartina non acquistava mai senso.
Sospirò, doveva raggiungere la biblioteca. Dopo non sapeva nemmeno quello che avrebbe fatto, probabilmente semplicemente restituito il libro oppure avrebbe chiesto al bibliotecario se per caso conoscesse un certo Akutagawa Ryonosuke.
La seconda ipotesi era quella che lo imbarazzava di più, se il bibliotecario non conosceva Dazai, le sue domande riguardo ad Akutagawa potevano farlo sembrare un povero stalker fallito.
Ad un certo punto Chuuya si perse. Le vie gli parevano tutte uguali, essendo cresciuto in un piccolo villaggio non si era mai trovato particolarmente a suo agio nelle città. Erano troppo monotone e confuse, piene di elementi che si ripetevano in continuazione rendendo anonimo ogni singolo essere vivente che le abitava. Tutto il contrario della sua piccola isola. Ognuno là aveva qualcosa di unico e noto a tutto, un dettaglio che lo distingueva da tutti gli altri rendendolo l'ideale personaggio di un libro o la comparsa di un film.
Chuuya si ritrovò a seguire il suo istinto (e le indicazioni stradali) fino a raggiungere la biblioteca, un edificio grigio chiaro quasi beige alto quattro piani pieno di grande finestre. Salì la scalinata in silenzio, complimentandosi internamente con sè stesso per essere riuscito a raggiungere la sua metà senza una cartina e lodando il suo grande senso dell'orientamento, poi entrò.
L'aria all'interno sapeva di carta, l'odore della carta vecchia mischiato alla carta nuova, e sapeva di storie. Le storie di tutte le persone che prendevano in prestito libri e le storie delle quali tutti quei libri, impilati in alti scaffali, parlavano.
Era da molto tempo che Chuuya non entrava in una biblioteca, appena messo piede lì dentro si sentì risucchiato da una strana sensazione. Il desiderio di sapere di più, di prendere un libro e leggerlo in un pomeriggio ozioso, magari stando accomodato su una delle poltroncine che la biblioteca metteva a disposizione a quelli che condividevano questo desiderio.
Non lo fece.
Si diresse con passo sicuro verso il bancone dietro al quale c'erano diversi computer, ma nessuna persona. Poi il ragazzo appoggiò il libro che aveva con sè sul bancone e si mise ad aspettare che il bibliotecario o la bibliotecaria o chiunque si occupasse dei libri in quel momento lo raggiungesse.
- Ti serve qualcosa, ragazzo?
Nel giro di pochi istanti comparve da dietro uno scaffale un giovane uomo. Molto, molto più alto di Chuuya che guardò il ragazzo al bancone da dietro le lenti rettangolari dei suoi occhiali come se fosse una gran seccatura, fu però un'occhiata di un istante infatti quando quello che doveva essere il bibliotecario raggiunse Chuuya aveva un'espressione bonaria in viso.
- Buongiorno, sono venuto a restituire questo libro a nome di Osamu Dazai.
Al sentire il nome l'espressione dell'uomo si fece di nuovo seccata.
- Tsk. Anche da morto non ha smesso di sfruttare i suoi amici per le sue commissioni. Che gran seccatura quell'uomo.
- Ehm, penso che il fatto di essere morto sia una buona scusa per non riportare un libro in biblioteca.
- Avrebbe dovuto riportarmelo prima di morire allora.
Sbottò il bibliotecario tirandosi su gli occhiali. Chuuya non poteva dargli di certo tutti torti.
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Soukoku - The Anchor
FanfictionAU SOUKOKU "L'ultimo dettaglio di questo ricordo che Dazai esplorava -amava infatti tenersi il meglio per ultimo- erano due occhi profondi e blu come il mare che lui tanto amava." I ricordi migliori di Dazai e Chuuya, amici fin dall'infanzia, appart...