19 - Corrompo un dottore per la disperazione

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Dazai era lì.

Ancora vivo.

Se almeno quella si poteva considerare vita.

Era sdraiato, con gli occhi chiusi, immobile. Quasi non si vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi per il respiro.

Il suo viso tirato in un'espressione anonima e muta non tralasciava alcun tipo di emozione.

Aveva il camice bianco dei pazienti e un lenzuolo tirato su fino al petto. Le sue braccia erano stese fuori dal lenzuolo, lungo i fianchi. Aveva infilato nel braccio sinistro l'ago di una flebo.

Era magro con i capelli leggermente più lunghi, le guance incavate e gli avevano tolto tutte le bende.

Chuuya indietreggiò spaventato e inorridito da ciò che aveva davanti.

Quello non era Dazai.

Non aveva assolutamente nulla del Dazai che conosceva, del Dazai che per anni ogni estate gli aveva fatto provare ogni istante una miriade di emozioni forti e presenti.

Sembrava non restare molto di quel Dazai.

Dopo un istante di smarrimento trovò la forza di avvicinarsi, vedere Dazai in quelle condizioni da vicino gli fece ancora più male.

Allungò con titubanza una mano e la posò sul viso di Dazai, la fece scorrere nei suoi capelli spettinati, poi giù, sulle gunce incavate, lungo il collo stranamente libero dalle bende, si fermò con la mano sul petto all'altezza del cuore, sotto il palmo, attraverso la stoffa della vestaglia sentiva il calore di Dazai e soprattutto sebbene flebile il battito del suo cuore.

- Dazai.

Mormorò Chuuya guardando il suo viso addormentato.

- Sono qui come mi hai chiesto. Svegliati ti prego.

Dazai non si mosse, nulla cambiò in lui. Niente di niente.

- Svegliati.

Supplicò di nuovo Chuuya, ottenendo lo stesso risultato di prima.

Sospirò, poi prese una sedia appoggiata in un angolo e la trascinò fino al bordo del letto e poi si sedette lì, accanto a Dazai in silenzio. Dopo un periodo che gli parve infinito le sue mani si mossero verso quella di Dazai e la strinsero, il ragazzo ancora non si mosse.

- Svegliati.

Lo supplicò Chuuya per la terza volta, questa volta ottenne una risposta.

Ma non da Dazai, la voce arrivò da dietro di lui. Una voce femminile e pragmatica:

- È inutile, non si sveglierà.

Chuuya che pensava di essere solo nella stanza per poco non morì di infarto, cadde dalla sedia con un gridolino.

- Eh? Cosa?

Esclamò poi guardando la donna che aveva parlato. Era in un angolo della stanza, vestita da infermiera. Aveva i capelli tagliati a caschetto e le labbra fine tirate in un sorriso leggermente infastidito e curioso.

- Perchè non si sveglierà?

Riformulò la domanda Chuuya, alzandosi a terra. Lei scrollò le spalle e lo guardò:

- Naturalmente perché i farmaci che gli vengono iniettati quotidianamente nel sangue lo tengono buono.

- Io voglio parlare con lui.

Rispose Chuuya irremovibile incrociando le braccia, dimenticandosi per un istante di fare la voce acuta. La dottoressa aggrottò le sopracciglia e sbuffò seccata:

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