Le loro labbra si separano con un schiocco e i loro sguardi si incontrarono. Non c'era timore negli occhi di Dazai, né rabbia in quelli di Chuuya come otto anni prima.
No, era diverso, loro erano diversi. In otto anni erano cambiati, cresciuti.
Chuuya rosso in viso, nascose la faccia nel petto di Dazai, storgendo appena il naso per l'odore chimico che il camice emanava. Constatò poi, dopo un attimo di smarrimento, che il rapido tum tum che sentiva non era solo il battito del proprio cuore, ma anche di quello di Dazai.
La verità era che quel bacio era completamente un'altra storia rispetto a tutti quelli che il ragazzo aveva dato in precedenza. Le emozioni che gli avevano messo in subbuglio lo stomaco non erano minimamente paragonabili a quelle che provava quando baciava Chika.
Dazai gli accarezzò i capelli arancioni, quel giorno lasciati sciolti sulle spalle.
- A cosa devo questo bacio, Chuuya-kun?
- Sei stato tu a baciarmi.
Dazai scosse la testa lentamente:
- Sono al novanta per cento sicuro di non essere stato io.
Chuuya deglutì poi si allontanò per guardarlo negli occhi e con tutta la forza e le determinazione che riuscì a racimolare in quel momento disse:
- Questo era un assaggio di quello che succederà se ti deciderai a uscire da questa merda.
- Staremo insieme?
- No, proprio no. Ma ti pare? Parli come se ti avessi appena baciato.
Ammiccò Chuuya facendo ridere Dazai. Quest'ultimo preso da un giramento di testa riaccadde sul letto con un tonfo sordo.
- Sono uno schifo fisicamente, ma ti prometto che collaborerò al tuo piano come posso.
Chuuya sorrise soddisfatto della risposta, poi prese la sedia presente nella stanza e facendola strisciare contro il pavimento la piazzò di fronte a Dazai e ci si sedette sopra.
- Bene.
Dopo essersi messo comodo e aver intrecciato le mani Chuuya guardò Dazai dritto negli occhi e cominciò ad illustrargli il suo piano.
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Quando il dottore Miyazawa uscì dal manicomio il giorno seguente il cielo era parecchio nuvoloso e minacciava di piovere.
In realtà Miyazawa non era un dottore, mansemplicemente la sua superiore Yosano, aveva preso gusto a chiamarlo così e lui ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Controllò l'ora sull'orologio da polso con il vetro crepato che aveva comprato ad un mercatino dell'usato a pochi yen per necessità quando aveva iniziato a lavorare in città. Lì, in un edificio, non poteva misurare l'ora dall'andamento del sole semplicemente perché attraverso un muro il sole non si vede.
Era in ritardo.
Di poco, ma quel tanto che bastava a mettergli ansia.
Odiava quella nuova emozione che da piccolo, nel suo villaggio non aveva mai provato. Non immaginava nemmeno quanto anche solo un briciolo di ansia potesse dare fastidio in quel modo allo stomaco.
Nel giro di cinque minuti sulla sua bicicletta scassata arrivò al bar dove gli era stato dato appuntamento.
La signorina Julia era là, dentro al bar seduta ad un tavolino vicino la finestra che leggeva soprappensiero un giornale con un'espressione contrariata.
Il giorno precedente Julia aveva invitato la dottoressa Yosano, sua senpai, per un caffè, ma siccome la dottoressa era impegnata con il lavoro aveva mandato lui, suo assistente, sostenendo che quello non era solo una semplice merenda insieme, ma aveva uno scopo particolare ed era fondamentale che qualcuno ci andasse.
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Soukoku - The Anchor
FanfictionAU SOUKOKU "L'ultimo dettaglio di questo ricordo che Dazai esplorava -amava infatti tenersi il meglio per ultimo- erano due occhi profondi e blu come il mare che lui tanto amava." I ricordi migliori di Dazai e Chuuya, amici fin dall'infanzia, appart...