8. 𝐿'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑑𝑎𝑔𝑙𝑖𝑎

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WILL

La quiete della sera si scontra pesantemente con il ronzio costante che si avverte all'interno dell'Olympus.
Sono le 21:40 e sono appena entrato nel bar in centro per assistere al concerto di una mia vecchia amica.

In confronto al mattino, le luci adesso sono soffuse e dei led colorati illuminano il grande spazio.
La maggior parte dei tavoli è stata spostata per lasciare il posto a una grande asse di legno, alta più o meno due gradini. Al bancone sono stati aggiunti degli sgabelli piuttosto alti e, invece, gli altri tavoli sono sparsi davanti al palco improvvisato.

Mi sento chiamare da dietro una tenda, vicino una serie di tavoli.
«Pss! Will!» Vedo la testa di Talia sbucare da essa mentre mi fa cenno di avvicinarmi. Reprimo una risatina.

Sposto i due lati della tenda con entrambe le mani ed entro richiudendomela alle spalle.
«Buongiorno, Tals!»

«Magari buonasera, eh.» mi corregge lei. Cammina avanti e indietro mentre con le dita cerca di aggiustare le sbavature del rossetto nero.

«Sei nervosa?» le chiedo, con un sorriso un po' di scherno, sedendomi poi su una sedia che trovo.

«Ehi! Sei seduto sulla mia giacca!» Mi alzo di scatto, come se mi fossi scottato, spaventato dal suo urlo.

«Okay, prova a respirare. Dov'è finita la Talia che non ha paura di niente e che affronta tutto a testa alta?»

Prende un respiro profondo. «Sono sempre qui e sempre lo sarò. Ho solo un po' di ansia da palcoscenico.»

Dopo qualche minuto riesce a rilassarsi.

Mi siedo di nuovo, questa volta porgendole prima la giacca.
Le faccio un sorriso, felice di vedere che ha ripreso il controllo di se stessa, poi mi guardo intorno.
«E gli altri? Dove sono?»

Tornato il suo solito sguardo, capace di incenerire chiunque, prende la chitarra elettrica per accordarla. «Phoebe sta facendo pubblicità al concerto, girando per la piazza qua fuori. Ci ha messo tre ore a trovare una posizione comoda, sul palco, per la sua batteria, e ancora non era nemmeno completamente convinta;» ride rumorosamente. «Zoe starà preparando il suo microfono, oppure starà bevendo chissà quale intruglio per riscaldare la voce, convinta che potrebbe perderla da un momento all'altro;» riappoggia la chitarra su un tavolino. «Tuo fratello Austin e Grover, saranno a ingozzarsi da qualche parte. Sai già che suonano due volte si e due no. Prima di entrare nel mondo della musica conosciuta, sto pensando di cambiare nome al gruppo e mandarli via. Mi dispiace, ma è l'unica cosa da fare.»

Già, Austin, uno dei miei due fratelli. Passa più tempo al lavoro, in infermeria, che in casa o in qualsiasi altro luogo che non siano le strade, dove può suonare liberamente il suo sassofono. Perora è rimasto nel gruppo di Talia, nonostante abbia sempre preferito suonare da solista.

Annuisco pensieroso, dandole ragione.
Poi le chiedo una cosa a cui pensavo da un po'. «Mia zia è stata con voi in questo periodo?»

«Oh, si! Dormiamo in un vecchio appartamento qua vicino. Ogni giorno usciamo per andare in avanscoperta di qualsiasi cosa possa essere di ispirazione.» Le si illumina lo sguardo, come tutte le volte che parla di mia zia. L'ammirazione che prova per quella donna è infinita.

Artemide, soprannominata la Luna, perché vive di notte: infatti preferisce dedicarsi a tutti i suoi hobby con il buio. Femminista, ambientalista, appassionata di arte e cultura. Uno spirito libero che non vive in un posto fisso. Mia zia ha deciso di fare da manager agli Halfbloods, ma lei, Talia e le altre stanno pensando di continuare con un gruppo tutto al femminile.

Vedo i componenti della band radunarsi sul palco, molto agitati.
Talia li guarda e respira profondamente. «Bene. William, fuori di qui, sta per iniziare lo show.» Alzo gli occhi al cielo e capisco la sua serietà dal fatto che mi ha chiamato con il mio nome intero.

«Che Fortuna ti assista.»

«Ricorda che Fortuna è bendata. Invocala quanto vuoi, ma non è detto che ti aiuterà. Conto solo su me stessa.» E mi fa l'occhiolino. «Senza offesa.» aggiunge poi a bassa voce, con gli occhi puntati in alto.

Ridendo, esco dal retropalco e mi siedo a uno dei primi tavoli liberi che trovo; c'è tanta gente, quindi uno di quelli più lontani, vicino al bancone.

«Salve a tutti signore... e signori, si ci siete anche voi. Ho il piacere di presentarvi la prima esibizione degli Halfbloods! Piccola comunicazione di servizio: il nome del gruppo cambierà entro sera. Grazie dell'attenzione.»

Talia conclude il suo poetico discorso e Phoebe da il ritmo per cominciare.
Il locale viene inondato di suoni.
L'atmosfera che si è creata è veramente unica: i giochi delle luci colorate e il ritmo della musica ti estraniano dalla realtà, e qualche volta c'è n'è bisogno.

Passano una decina di minuti dove mentre ascolto le prime canzoni che il gruppo suona, finisco il mio bicchiere di Coca-Cola. Mi alzo per prenderne un'altro e nel frattempo che aspetto il mio turno, la campanella sopra la porta d'ingresso annuncia l'entrata di un nuovo cliente.

Una volta che la persona davanti a me si sposta, mi faccio avanti.
Cercando di sovrastare il volume alto, provo a comunicare la mia ordinazione a Juniper, la ragazza di Grover, che perora sta sostituendo Talia nel turno serale. Lui è un amico di vecchia data che sta provando a suonare nel gruppo, anche se non credo sia portato per il genere di musica rock.

«Ehi June, me ne dai un altro?» chiedo spostando il bicchiere verso di lei, trascinandolo sulla superficie del bancone.

Prima che possa rispondermi, una canzone si sovrappone a quella che riempie il locale e mi accorgo che è la mia suoneria.
Mam, segnala il display.
Faccio segno a Juniper di servire la persona dopo di me e rispondo.

«Ehi mamma! Che succede? Non ti sento bene, qui la musica è alta!»
Con la coda dell'occhio vedo June perplessa, forse dalla richiesta del cliente che sta servendo, così aggrotto le sopracciglia.

<<Will! Tesoro, volevo solo avvisarti che sta sera ho il turno di notte in ospedale, quindi torno direttamente domani mattina. Hai le chiavi di casa, vero?>> urla anche lei, per farsi sentire.

Rido per la scena abbastanza comica di mia madre che urla in chissà quale reparto ospedaliero e lei se ne accorge.
<<Will?>>

«Si, sono qui. Tranquilla, ho le chiavi. Ti aspetto domani con il pranzo pronto.»

<<Grazie, tesoro. Devo scappare, è appena arrivato un nuovo paziente. Bacio.>>

«Bacio.»
Non credo abbia sentito il mio saluto, era poco più di un sussurro. Sono troppo concentrato a osservare la scena davanti a me per preoccuparmene.

Mentre continuavo a parlare con mia madre, Juniper ha servito un paio di bicchieri a qualcuno, e quel qualcuno adesso ne sta trangugiando una grande quantità in poco tempo.

Chiedo di nuovo la mia Coca-cola e mi avvicino alla persona in questione, che ha appena finito un'altro bicchierino di qualsiasi cosa fosse. Vorrei dirgli di andarci piano, bere così non è sicuro né per lui né per il locale, non si può mai sapere cosa potrebbe fare un uomo ubriaco.

Due passi e l'uomo non mi sembra più proprio un uomo, è un ragazzo.
Cerco di attirare la sua attenzione poggiandogli una mano su una spalla, ma al mio contatto lui si ritrae, come scottato, girandosi poi verso di me.

«Non toccarmi. Mai più.»
E in quel momento rivedo gli occhi neri che pensavo non avrei più incontrato.

Salve gente :)
Ecco il primo capitolo scritto dal punto di vista di Will, ho intenzione di aggiungerne altri nel corso della narrazione.
volevo sottolineare che la scritta 'mam' è stata fatta apposta per unire "mamma" e "mom" ;)
Se vi è piaciuto lasciate una stellina e alla prossima </3 :)

Luce nell'Ombra || SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora