20. 𝑇𝑟𝑎𝑔ℎ𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑛𝑎𝑙𝑒

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NICO

Potrà sembrare strano per un ragazzo della mia età, ma io odio le feste, soprattutto quelle nei locali.
Musica scadente a volume troppo alto, troppe persone che ti si appiccicano addosso, luci che ti accecano anche se ti capita di incrociarle con la coda dell'occhio, cibo inesistente e l'unica cosa che puoi fare è ballare.
Un vero e proprio incubo, altro che Fobetore.

Mi sto ancora chiedendo cosa ci faccio qui, quando un uomo il doppio di me ci ferma davanti l'ingresso del club Red. Alle sue spalle si intravedono le luci rosso scuro della sala principale, e già una grande quantità di persone.

Il cartellino sul suo petto recita il nome "Caronte". Penso sia un soprannome, ma in ogni caso non promette nulla di buono. A meno che Ade non mi stia dando un segno di quello che sarà il mio destino alla fine di questa serata... Cosa? una persona può sognare.

Reyna lo squadra con uno cipiglio severo; cosa che fa anche Jason, in tutta la sua altezza e i suoi fieri occhi blu elettrico, ora liberi dal vetro degli occhiali.

«Mi dispiace siamo al completo. Se volete entrare, dovete aspettare qui in fila finché non esce qualcuno. Possiamo fare una partitina a carte, se vi annoiate troppo... a meno che, naturalmente, non abbiate un pagamento per me... potrei fare un eccezione e farvi passare...» Parla così veloce che a momenti sembra un disco registrato.

«Decliniamo le carte, e direi anche il pagamento extra» borbotta Jason, con un sopracciglio inarcato.
Incredibile la doppia personalità che ha sviluppato nel corso degli anni.

«Jackson» pronuncio io, abbastanza scocciato.
«Siamo qui per Percy Jackson» puntualizza Reyna.

Il buttafuori sbuffa e si sposta di lato per farci passare. «Secondo piano, prima stanza, sempre dritto. Entro le quattro dovete essere fuori, come gli altri.»

Seguiamo le indicazioni di quello da me denominato buttafuori infernale e ci ritroviamo in una stanza di luci blu, grandi finestre che dal tetto arrivano al pavimento, dalle quali si intravede un terrazzo, divanetti sparsi in giro, musica perora nella media acustica concessa e drink di tutti i tipi.
Questo potrebbe essere interessante.
Tempo tre secondi e abbiamo già perso Jason. Ottimo.

«Ehi!» una voce mi richiama. Voltandomi mi trovo davanti Talia, vestita interamente di nero.
«Come va?» Mi studia dal basso verso l'alto. «Ti sei messo in tiro?» mi chiede, osservando la camicia.

«Cosa?! Assolutamente no! Cosa ti viene in mente... non volevo nemmeno venirci a questa inutile festa.»

«Fortunatamente non ti abbiamo dato retta» si intromette Reyna.
Come sei lei avesse voluto venirci.
Talia sembra accorgersi solo adesso della presenza della mia amica. Osserva il suo abito mono spalla, lungo fino al polpaccio e inarca un sopracciglio.
«Che c'è? Mai visto un vestito stile impero?» commenta schietta Rey.

«Tsk. Assolutamente. È solo... originale.»
L'aria si fa elettrica. Gli occhi blu di Talia si mimetizzano con le luci della stanza mentre quelli castani di Reyna con le ombre, che li fanno diventare due pozzi scuri.

La mia amica allunga una mano. «Reyna Avila» si presenta, e quando  lo fa con tutti e due i nomi c'è da aspettarsi di tutto.

«Solo Talia» ride lei, il bianco dei denti in contrasto con il nero del rossetto.

Le lascio a fare conoscenza e mi dileguo in fretta. Occupo il posto che credo non abbandonerò fino alla fine della serata: al bancone del bar.
«Un Long Island» chiedo al barista che annuisce.
In questo momento avrei davvero bisogno di Dioniso che mi faccia ubriacare per bene.

Luce nell'Ombra || SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora