Capitolo 17

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<April. Ti devo parlare.>

Astoria mi aveva chiamata. Non era gioiosa, allegra, con il suo solito sorriso stampato sulla faccia.

<Puoi seguirmi in dormitorio?> Domandò. Lasciai Draco senza dire niente e la sorpassai, dirigendomi dall'altra parte della sala comune dei serpeverde. Aprii la porta della nostra stanza e mi sedetti sul letto, in attesa e in ansia.

<Che succede Astoria?> Solo in quel momento mi accorsi di cosa reggeva in mano. Il mio diario.

<Per quanto volevi tenermene all'oscuro? Eh?> Chiese, gli occhi lucidi. Non era particolarmente arrabbiata, ma delusa e triste.
<Te lo avrei detto, devi credermi.> Tentai di convincerla inutilmente.
<Ah si? E quando? Volevo essere sicura che non mi nascondessi nulla, così ho cercato per tutta la stanza e ho trovato questo! Ti fidanzi, ti vedi con Pansy, la nostra nemica numero uno, fai un sacco di cose senza dirmi niente...> Tratteneva a stento le lacrime, reggeva il diario con la mano tremante.

<Astoria, ti prego non mettertici anche te... è stata una giornata faticosa, voglio dormire.>

<E invece pensi che per me non lo è stata?! Pensi che aver affrontato Pansy, aver scoperto che mia sorella era coinvolta senza saperlo, ed è finita nei guai, poi per concludere scopro che tu mi nascondi delle cose, e invece di parlarne con me ne parli con uno stupido foglio di carta! Come faccio a difenderti, che razza di migliore amica sono se non ti fidi di me?!>

Adesso piangeva, grosse lacrime le cadevano sulle guance dagli occhi leggermente arrossati, la sua voce era spezzata. Mi lanciò il diario addosso e se andò correndo fuori dalla stanza.

ASTORIA POV
Non ce la facevo più a restare in quella stanza, non sarei rimasta lì dentro un minuto di più. Corsi nella stanza di mia sorella Daphne, dopotutto avevamo passato la maggior parte della notte in giro per la sala comune. Era già tanto che non si erano svegliati gli altri. Bussai alla porta con rabbia e davanti a me non si presentò Daphne, ma Pansy.

<Dov'è mia sorella?> Le chiesi, sospirando nervosamente dalla rabbia che mi provocava quella ragazza.
<Non te l'ha detto? Vedo che voi due non avete un bellissimo rapporto.> Ripose perfida.
<Dimmi che cosa avrebbe dovuto dirmi prima che ti faccia male.> Il suo sorriso sparì e il suo volto si fece annoiato.
<Si è fatta trasferire di stanza. Ora è con Millicent Bulstrode. Meglio per me, ora ho la camera tutta per me.>
<Sei una puttana Parkinson. Ascoltami bene: la pagherai cara, credimi. Lo giuro sul mio cognome.>

Le sbattei la porta in faccia e iniziai a pensare su come agire. Non potevo andare da Millicent: anche se non ero a conoscenza dell'orario sapevo che era tardi e rischiavo di svegliarla. Così decisi di scendere le scale in mogano del dormitorio, cercando di fare il più piano possibile per non svegliare tutti. Camminavo in punta dei piedi e a stento riuscivo a vedere oltre alle scale.

Devo ammetterlo, la sala comune incuteva un po' ansia di notte, nonostante l'amassi. Mi gettai su uno dei divanetti in pelle nera, sentivo il rumore delle acque del lago nero sbattere contro il castello. Faceva abbastanza caldo per via del caminetto acceso, la luce era lieve. Giocherellai con le dita per qualche secondo, non riuscivo a prendere sonno dopo una serata così spiacevole.

Guardai l'orario attraverso il piccolo orologio posto sopra il tavolo, dove solitamente mi recavo per studiare. 2:05 di mattina.

Provai ad addormentarmi immaginando la vendetta perfetta contro Pansy, cullata dal dolce rumore del lago. L'unica luce proiettata era quella del lampadario posto in alto. Non ci era consentito accendere altre luci dato che ai ritratti presenti nella stanza davano fastidio e desideravano dormire. Leggeri sussurri provenivano da essi, che cessarono quando si accorsero della mia presenza. Non dissero nulla a proposito, il che è molto strano. Solitamente i quadri nella sala comune erano molto pettegoli tra loro.

Il mattino dopo mi svegliai circa alle 9:00 del mattino, giusto in tempo per la colazione. Corsi in camera a prepararmi, fortunatamente April se n'era già andata, così ebbi tutto il tempo necessario per vestirmi e truccarmi tranquillamente. Mi diressi verso la sala grande, quando incontrai per i corridoi Daphne.

<Daphne! Perché non mi hai detto che cambiavi stanza?> Le chiesi cercando di sembrare disinvolta.
<Oh scusa Astoria, mi sono dimenticata. Ieri sera ho visto la professoressa McGonagall che girava per i corridoi e le ho chiesto di farmi mettere in stanza con Millicent Bulstrode. Ha accettato senza fare domande, così mi sono sbrigata a trasferire tutte le mie cose nell'altra camera. Ti va di andare insieme nella sala grande? Aspetta un attimo, dov'è April?>

<Oh... ehm io e lei abbiamo litigato ieri sera. È lunga storia, lascia perdere. Dai andiamo>

Senza fare altre domande mi seguì e arrivammo alla sala grande. April si trovava già li, seduta nel suo solito posto, lontana da tutti. Aveva due grosse e visibili occhiaie, gli occhi leggermente arrossati, i capelli spettinati, sicuramente non aveva dormito la notte prima. Devo ammettere che mi faceva male vederla così, dopo aver litigato, ma cercai di convincermi che non dovevo cedere.

Mangiai poco e corsi in camera mia, quando la porta si spalancò. April si trovava di fronte a me. Inizialmente sembrava sorpresa di vedermi, pertanto sbatté le palpebre, ma poi si ricordò di aver litigato e assunse nuovamente un'espressione arrabbiata. Mi ignorò e si sedette sul suo letto di fronte al mio, passandosi una mano nei capelli castani.

<Senti Astoria, ci ho riflettuto tanto, e non mi sembra il momento adatto per litigare tra noi adesso. Ne ho parlato anche con Draco e la pensa come me. Lo abbiamo tenuto nascosto a tutti, la fiducia qui non c'entra niente! Nessuno doveva saperlo!>
<Nemmeno io? Sono la tua migliore amica, pensi che io lo possa dire a qualcuno?>
<Nemmeno mia sorella lo sa, capisci? Pensi che io non mi fidi di mia sorella?> Disse iniziando a girare per la stanza in modo irrequieto e agitato, così anche io mi alzai in piedi.

<Beh, adesso lo so. Che c'è, mi farai un incantesimo di memoria per farmelo dimenticare?> Chiesi ironicamente.
<Non essere stupida Astoria. Adesso non possiamo litigare tra di noi, ma dobbiamo collaborare per Pansy, ricordi?>

<Va bene. Ti perdono.> Dissi arrendendomi e scrollando le spalle.
<Ma devi promettermi che da questo momento in poi mi racconterai tutto. E se dico tutto, intendo tutto. Sono stata chiara?>
La sua espressione arrabbiata si addolcì istantaneamente, per dare spazio a un largo sorriso sul suo volto. Annuii felicemente e si lanciò tra le mie braccia.

<Devo raccontarti tutto! Dal primo momento in cui ho capito di amare quel ragazzo fino all'ultimo.> Si sdraiò euforicamente sul letto e io mi misi accanto a lei, giocherellando con i miei capelli mossi. Il pomeriggio venne trascorso in modo tranquillo, molto diversamente dal giorno precedente: April mi parlò letteralmente tutta la giornata di Draco, ero sfinita; da quanto me ne aveva parlato a momenti lo sognavo la notte.
Il giorno seguente però avremmo dovuto tirare fuori l'argomento su Pansy e discuterne con il biondo e con mia sorella. Di lì a qualche giorno ci sarebbe finalmente stata la resa dei conti finale, me lo sentivo. Ne ero assolutamente certa.

SPAZIO AUTRICE: EHII! PERDONATEMI SE NELLO SCORSO CAPITOLO VI HO LASCIATI CON L'ANSIA. PURTROPPO QUESTO CAPITOLO NON MI FA IMPAZZIRE, NON SO PERCHÉ AHAHAH.

COMUNQUE SE VOI FOSSE STATE ASTORIA COME AVRESTE REAGITO? IO PENSO COME LEI SE NON PEGGIO, SCUSATE MA ODIO CHI MENTE E LE BUGIE AHAHAH.

MINE - Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora