Capitolo 5

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"Che cosa ci ridi?" urlo infuriata. Sono imbarazzata, ma cerco di rialzarmi scoprendo che mi sono fatta davvero male, non avevo ancora sentito il dolore perché ero paralizzata. 

 Si schiarisce la voce: "Ma forse dovrei chiederti, perchè hai scavalcato a casa mia?" inarcando un sopracciglio, con la voce soddisfatta. Proprio così, soddisfatta perchè sa di avere ragione, non è normale scavalcare a casa di qualcuno, che poi obiettivamente non conosco. Ma non gliela do per vinta, sono troppo orgogliosa per farlo. "Forse perchè nessuno mi ha aperto? Pensavo non ci fosse nessuno a casa, visto che ho suonato ripetitivamente senza ottenere risposte. Ma mi avevi sentita almeno o lo hai fatto apposta?"

Questo mio cugino è uno stronzo, l'ho visto per la prima volta stamattina e già mi irrita un sacco. "Non hai pensato che non ti voglio dentro casa mia?" Oddio no, non ci ho pensato. Perché mai non dovrebbe volermi dentro?

Decido di rimanere fuori in giardino, solo poche ore dall'altra parte del mondo e sto quasi per soffocare. Mi sento da sola, speravo di potermi divertire almeno con loro, fare nuove amicizie, ma non credo che tutto questo accadrà. Non credo che tornata a New York io possa raccontare alle mie amiche della fantastica vacanza in Italia. Che spirito di accoglienza il suo, non ricordo nemmeno come si chiama. Ma non posso dargliela per vinta, non sono fatta così e non cambierò il mio carattere di certo adesso. Così mi precipito alla porta e insistentemente suono il campanello. Stavolta mi apre, ma non mi aspetta alla porta. Entro e cerco subito la cucina per bere un po' d'acqua, è davvero enorme. La casa è arredata secondo lo stile classico moderno sui toni del marrone, è grande e ben divisa. All'entrata c'è subito il soggiorno con due divani in velluto verde petrolio, una tv enorme e una libreria... ho già trovato il mio posto preferito. A sinistra c'è la cucina, è piuttosto ampia e bella. Come se fossi a casa mia mi procuro un po' d'acqua e continuo il giro della casa. C'è una scala in legno che credo proprio porti alla zona notte. Dovrò dormire qui per i prossimi mesi quindi perché non provare ad indovinare la mia camera?

Il corridoio è lungo, la prima camera sembra una degli ospiti perché è semplice e intatta, quindi potrebbe anche essere questa la mia; poi sembra esserci una camera da letto, un bagno e una camera di un bambino, nulla di più. Penso proprio che mi toccherà dividere la stanza con i miei genitori.

Sento sbattere una porta, dovrebbe esserci lo stronzo di turno, oppure vuol dire che sono arrivati gli altri.

Invece no, è di nuovo lui, con solo una asciugamano ai fianchi. Però, se non fosse stato lo stesso ragazzo che poco fa mi ha presa in giro e se non fosse stato mio cugino avrei potuto dire qualcosa di positivo su di lui.

"Cercavi qualcosa, Cristina?" Scandisce il mio nome per intero, nuovo motivo per irritarmi. È come se sapesse già quello che mi da fastidio e che mi fa perdere la pazienza.

"Si, cercavo la mia camera, è la prima del corridoio?" Cerco di fare l'impassibile, non voglio fargli capire che mi sta irritando.

"È di sopra, qui c'è soltanto la camera dei miei genitori e quella dove ospiteremo i tuoi. La tua è accanto alla mia e a quella di Marco." Sembra quasi che la sua rabbia sia svanita.

"Ah quindi deduco che tu sia Riccardo"

"Si" Mi sembra che abbia abbozzato un sorriso, quando se n'è accorto se ne va subito.

Cerco di non farci caso, almeno mi ha detto dove si trova la mia camera ed è tanto se mi ha rivolto la parola. Quindi salgo su, nella speranza di trovare una camera spaziosa che io possa far sentire mia.

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