I think I found happiness, Liam

40 8 4
                                    

#Consiglio di ascoltare questo capitolo con "Just the way you are" di Bruno Mars in sottofondo :)

Harry si svegliò in camera sua, solo, con l'odore di Louis ancora addosso. Cosa gli aveva fatto quel ragazzo non si poteva spiegare a parole, non sapeva più cosa fosse tenere i piedi per terra perché gli sembrava sempre e solo di volare. Profumava di tabacco, forse vaniglia, ma soprattutto profumava di un posto sicuro, il suo.

Le sere passate insieme lo rendevano ancora più sicuro che qualunque cosa fosse successa al mondo, Louis sarebbe stata la sua casa felice. Lo aveva stregato, aveva fermato gli orologi quando era distratto, il tempo non scorreva più quando erano insieme, mano nella mano: due perfetti sconosciuti innamorati. Non se l'erano mai detto a parole, era passata solo una settimana dal loro primo incontro, ma da che Harry ne ha memoria, non aveva mai trascorso giorni migliori di quelli. A loro non serviva dirsi ti amo, erano dell'idea che"Ti amo si dice troppo spesso, ormai non sa più di niente", ed era vero.

La gente passava ore ed ore a dirsi quelle due parole che quasi avevano persino sostituito un saluto. Invece preferivano raccontarselo a gesti, a sguardi, a sentimenti, a momenti. Vivevano l'attimo e se lo godevano fino in fondo, prosciugavano l'uno le emozioni dell'altro.

Gli mancava già, gli mancava da matti. Era diventato il suo sorriso al mattino, uno di quelli che aveva perso e che aveva ritrovato.

Si guardò attorno spaesato, con la mente ancora al ricordo della sera precedente. Il corpo si muoveva da solo, aveva preparato la colazione e si era lavato, ma in realtà pensandoci non sapeva il come e il perché era fuori dalla porta di casa in tempi record.

Afferrò le chiavi della macchina e raggiunse il bar.

Il lato negativo di essere comandato dall'amore è che ti dimentichi di tutto il resto, e si rese conto che da più di una settimana non parlava o usciva con Niall o Liam, non aveva raccontato loro di Louis.

«Guarda un po' chi si rivede» il fastidioso rumore del vetro pulito che sfregava contro il canovaccio provocò un brivido lungo tutta la spina dorsale di Harry.

Amava quel posto, raccontava così tanto della loro amicizia. Liam era tale e quale a lui, un ragazzo timido, chiuso, di pochissime parole. Avevano legato fin da subito, quando entrambi frequentavano l'università e non avevano altro a cui pensare se non superare gli esami e scappare da lì.

Poi aveva aperto il bar, il "NY Club House", e in poco tempo era diventato il loro rifugio e il rifugio di giornalisti, politici e talvolta avvocati di giorno; minorenni, innamorati e persone di mezza età di notte.

Poi nella loro vita era sbucato Niall, il tipico figlio di buona famiglia che scappa di casa perché non ne può più della vita da ricco.

Lui amava l'avventura, il pericolo, i viaggi e, come Harry, la musica.

Facevano un bel duetto insieme, ne avevano passate tante.

Cantavano dalla sera alla mattina, scrivevano testi di canzoni e incidevano melodie.

Avevano persino creato un piccolo gruppo musicale, gli "One Direction", sciolto poco più di tre mesi dopo.

Mettere insieme le loro idee era divertente sì, ma raggiungeva a volte una curva tale da non poter essere discesa.

Due stili differenti, due modi di pensare opposti e modi di scrivere totalmente diversi.

Harry scriveva del suo passato, Niall del suo presente.

«Scusa Liam, scusami davvero» prese posto su uno sgabello, si versò un bicchiere di succo. L'amico lo guardava con fare sospetto, era super protettivo nei suoi confronti. Lo era perché sapeva cosa avesse passato, gli sembrava di conoscere Harry meglio di quanto conoscesse sé stesso.

Harry si passò una mano fra i capelli, forse era il caso di tagliarli.

«Come si chiama?» Liam accennò un sorriso, ci mise davvero poco a capirlo.

Lo capì dai gesti, dai sospiri, dagli occhi: finalmente Harry aveva trovato un equilibrio, il verde nei suoi occhi era tornato a brillare.

«Cosa?» accennò una smorfia, distolse lo sguardo. Si sentiva un adolescente alle prese con la sua prima cotta.

Un po' era vero, non aveva mai vissuto nulla di simile in 24 anni, era tutto nuovo per lui.

«Avanti Harry, nome e cognome, non prendermi in giro» Liam fece il giro del tavolo, poggiò il viso sul braccio mimando uno sbadiglio in attesa che l'amico rispondesse.

Sorrise «Louis Tomlinson» sospirò, la mente persa fra i ricordi. Solo pronunciando il suo nome ad Harry venivano le farfalle nello stomaco, e si moltiplicavano ogni giorno di più, ed erano ancora più colorate ad ogni tocco.

«E' un nome da idiota» scherzò, entrambi risero. Erano questi momenti che gli mancavano più di ogni altra cosa, quando tutto ciò che si pensava veniva fuori senza paura di giudizio, era questa per Harry l'amicizia vera.

«Fa lo scrittore, vive a più di tre isolati da qui e...» si interruppe, lo pensava sempre.

«E cosa Harry?» un pizzico sulla gamba, una risata strozzata, le guance dipinte di rosso, l'imbarazzo alle stelle.

«E penso di aver trovato la felicità Liam».



#Autrice

Mi ritaglio due minuti per parlare un po'. Vi sta piacendo la storia? Spero con tutta me stessa che la apprezziate tanto quanto lo faccio io, è frutto di molto impegno. Inoltre, spero che io sia riuscita a trasmettervi qualcosa, anche solo per pochi capitoli.

Domanda: friendship preferita?

(Io e la mia migliore amica rappresentiamo al 100% i narry in tutto e per tutto, ma non nego che preferisco i lilo ad ogni altra amicizia al mondo)

Ever Since New York//larry stylsonWhere stories live. Discover now