"I need you"

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Casa di Louis era nel cuore pulsante di Manhattan.

I taxi sfrecciavano da un lato all'altro della strada, alcune ragazze facevano l'autostop al bordo del marciapiede, le insegne illuminavano e coloravano il cielo, i palazzi si distendevano in altezza quasi da far venire le vertigini a chiunque ci desse uno sguardo.

La gente camminava indaffarata, entrava e usciva dai negozi, segretarie impazzite camminavano con buste in una mano e caffè nell'altra e col telefono poggiato al lato del collo, file e file di bambini di fronte al negozio di giocattoli.

Erano le 17 di pomeriggio, l'orario di punta, l'incubo di ogni persona al mondo.

Entrarono in un palazzo grigio, l'esterno vantava finestre dai vetri luccicanti, piante che adornavano i balconi e un portinaio che li attendeva all'interno.

«Buon pomeriggio Simon» accennò un saluto con il capo, Louis sfoderò uno dei suoi sorrisi più finti, prese Harry per mano e lo avvicinò a sé, raggiunsero l'ascensore.

Ruotò gli occhi «Io lo odio quello lì» sussurrò «non si fa mai i fatti suoi, è fastidioso» Harry rise cercando di non far rumore, le porte si chiusero e salirono al quinto piano.

Attraversarono un corridoio, girarono a destra e giunsero davanti al suo appartamento, il numero 28.

Era piccolo ma confortevole, luminoso, ordinato.

All'ingresso la vetrata si affacciava sulla strada, il letto era perfettamente rifatto e minimalista, senza cuscini o coperte ai piedi. La cucina era in un angolo della stanza, il bagno sulla prima porta a sinistra. Non aveva un divano, una televisione, uno studio o un tavolo, ma nonostante tutto era perfetta per lui, così semplice e costantemente al lavoro.

«Complimenti Tomlinson, hai una bella casa» sfiorò una pila di libri all'angolo, messi uno sopra l'altro a formare circa tre file da cinquanta l'una. Una libreria non ti piaceva Louis?

«Grazie Styles» sorrise, si avvicinò a lui e lo baciò.

Fu un bacio davvero lungo, così romantico e desiderato che finì con loro due distesi sul letto.

Erano pronti, entrambi.

Louis si staccò «Lo vuoi fare davvero?» la sera calava, il silenzio li intrappolava nella stanza, i loro cuori battevano all'unisono. Le mani erano unite, le fronti si toccavano, gli occhi si fissavano. Avevano aspettato così tanto tempo che sembrava quasi surreale. Non era la loro prima volta, ma sembrava quasi lo fosse. Tutto ciò che era stato prima del loro amore non era amore, se ne resero conto così in fretta. Ogni pensiero, ogni parola detta impulsivamente, ogni risveglio con accanto una persona sbagliata, nel momento in cui incrociarono gli sguardi, era stata dimenticata in un pozzo senza fondo.

Louis era l'anima gemella di Harry, ovunque le loro anime vagassero senza meta, i cuori li riportavano tra le loro braccia. Avevano aspettato così tanto tempo per lasciarsi andare e sentirsi vivi, svegliarsi al mattino e ricordare quanto bella fosse stata la scorsa notte, far sentire ogni sentimento come a casa. E si domandavano se potessero mai essere abbastanza, ma quando si perdevano erano come luce in un mondo buio e diverso, una reciproca sensazione d'amore, un brivido costante che non cessava di farli sentire deboli l'uno davanti all'altro, il massimo di cui avevano bisogno per stare bene.

Impacciati, emozionati ma soprattutto innamorati più di prima.

Finalmente, dopo mesi, l'uno si concedeva nelle mani e nel corpo dell'altro, si fidavano così ciecamente da non avere paura, in quel momento esistevano solo loro due, insieme, e sarebbe stato così per tutta la vita.

Annuì, con una mano avvicinò Louis al suo viso, gli diede un bacio che parlava d'amore, diceva "Ti amo" senza pronunciare quelle parole.

Passò dalla schiena ad accarezzare i suoi fianchi, passando per la pancia e posandosi infine sulla guancia.

Si sdraiarono sul letto, senza staccarsi dal bacio. Si sentivano perfettamente disegnati l'uno sull'altro. Si erano incontrati, si erano amati, ci avevano provato nonostante i dubbi e le incertezze e avevano capito che anche a loro spettava quella felicità nascosta da troppo tempo.

I flebili raggi del sole entravano dalla finestra prima di scomparire del tutto, le lenzuola erano aggrovigliate sul pavimento, le magliette posate per terra l'una sull'altra.

La schiena di Louis era rigida, le gambe di Harry intrecciate ai suoi fianchi. L'accenno di barba sul loro viso sfregava mentre si baciavano ancora, gli occhi erano chiusi e la mente completamente vuota, non avevano nulla a cui pensare se non la dolcezza del loro momento più intimo.

Dalle labbra Louis passò a baciargli l'intero corpo, ripassava i contorni della farfalla, delle rondini e delle foglie in vita, dei tatuaggi sulle braccia. La schiena di Harry era inarcata, ad ogni bacio sentiva il corpo sciogliersi nelle mani di Louis, e glielo avrebbe concesso tutta la vita, bastava solo chiedere.

Il pantalone scivolava piano lungo le gambe, in poco tempo anche lui finì sul pavimento insieme agli altri vestiti.

«Ti amo Harry» questa volta, lo sentì totalmente suo. Era delicato, i muscoli si contraevano e rilassavano, avrebbero fatto l'amore dall'alba al tramonto senza stancarsi mai.

Tra un movimento e l'altro si baciavano, e baciavano e baciavano ancora, forse un gesto più intimo del sesso in sé.

Perché a loro bastava solo sapere di esserci, sapere di amarsi incondizionatamente.

La schiena di entrambi era sudata, i corpi sfiniti, i cuori colmi ancora di desiderio.

La loro pelle bruciava, le labbra erano rosse e gonfie, i capelli scompigliati.

La guancia di Louis si posò sul petto di Harry, sentiva ancora il suo cuore battere forte.

Quando incontri la tua persona ci metti poco a capirlo. Non riesci a smettere di pensarla, ogni suono si riduce al rumore della sua voce. Diventa la tua ancora, la tua corda. Le dedichi i tuoi baci, i tuoi momenti più belli, diventa il centro del tuo universo. Il tempo smette di scorrere, il mondo di ruotare. Nessuno può reggere il confronto.

«Louis»

«Che c'è Harry?»

«Ho bisogno di te»

«Ancora?»

«Sempre»

Ever Since New York//larry stylsonWhere stories live. Discover now