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"Eden smettila di cantare" mi dice mia madre mentre l'aereo si prepara all'atterraggio. "Disturbi i passeggeri". Mi tasto le tempie e sospiro rumorosamente. "Ah e dimmi, quali passeggeri?" rispondo sarcasticamente ricordandole che sull'aereo ci siamo solo io, lei, mio padre e una cameriera.
Mi rivolge uno sguardo minaccioso e poi mi sistema i biondi ciuffi ribelli dietro alle orecchie. "Cerca di curare di più il tuo aspetto".
Alzo gli occhi al cielo. Quando l'aereo atterra guardo fuori dal finestrino, c'è un sole quasi accecante e subito sto meglio. Indosso i miei occhiali da sole ray ban e prendo la mia valigia. "Non si scomodi signorina" esclama la domestica strappandomela di mano. "Gliela porto io".
Scendiamo, finalmente, e un uomo che riconosco subito sorride contento. Ward Cameron. Quanto lo odio.
"Era ora che tornaste!" esclama come se fosse la cosa più bella che gli sia mai capitata in vita. "Eden come sei cresciuta" mi dice scrutandomi da capo a piedi e soffermandosi sui miei polsi. Incrocio le braccia istintivamente e vedo mia madre fulminarmi con lo sguardo. "Sono passati quattro anni..." sembra più un sospiro che altro.
Ward ci dice di seguirlo e altri camerieri, questa volta i suoi, prendono tutte le nostre borse e ci stanno dietro.

Siamo arrivati nella zona dei kook, la zona dei ricchi del posto. Figure Eight. Una casa su due piani si erge maestosamente davanti a noi, è luminosa e sembra davvero accogliente.
"È come speravamo" dice mio padre stringendo la mano al suo vecchio amico. "Un gioiello".
Ward sorride soddisfatto. "Ci ho impiegato due anni per metterla a nuovo. Su ora entrate, ah quasi dimenticavo, questa sera a cena da noi".
Entriamo, l'ingresso è lungo e luminoso come volevasi dimostrare.
"Eden fai un sorriso" mi dice mia madre sospingendomi avanti. "La tua camera è di sopra. Tabitha, accompagna mia figlia".
Saliamo le scale fino ad arrivare al piano superiore, anch'esso molto ampio e pieno di luce. Mi lascio scappare un wow e vedo Tabitha sorridere.
"Chiamami Eden, per favore. Ci conosciamo da sedici anni" le dico ora che non sono in compagnia dei miei genitori. Tabitha mi rivolge un lieve sorriso e inizia a mettere i miei vestiti nel largo armadio.
La camera è molto "bianca", troppo per i miei gusti, appoggiato alla parete di destra c'è un letto matrimoniale, davvero incantevole.
C'è anche una graziosa scrivania in tinta con la poltroncina, blu per staccare da quel bianco accecante, mi piacciono.
"Posso benissimo fare io" dico offrendomi di occuparmi io stessa delle mie cose. "Per favore Tabitha, dite che avete già fatto tutto".
Lei mi ascolta dal momento che questo è il suo compito, solitamente non mi piace dare ordini, ma in questo caso non era certo per farla sgobbare.
Prendo lo specchio dalla borsa e lo attacco su un lato della parete, poi metto un po' di lucine sopra la testata del letto.
"Stai già riorganizzando?" mi chiede mio padre entrando.
Muovo la testa e dico "Affermativo, signore" mettendomi sull'attento.
Con mio padre Gregor facevo questo gioco, sì lo so che è da stupidi, ma mi ero sempre divertita; io e Sarah facevamo le piccole militari e mio padre il comandante.
"Tieni, mi sa che le avevi dimenticate" mi dice dopo avermi passato un bel po' di foto tutte scattate da me. Gran parte raffiguravano paesaggi, altre Sarah e Rafe Cameron, soltanto in una comparivo io.
"Grazie pa'. Le voglio mettere qui" dico indicando una specie di bacheca che nel frattempo appendo sopra la scrivania. "Così avrò tutti sempre con me".
Mi sorride divertito. "Sei la miglior figlia che potessi chiedere". Si asciuga una lacrima, ne sono sicura, e ciò mi mette in imbarazzo. "Eden". Lo guardo mordendomi il labbro inferiore. "Vestiti come vuoi per sta sera, so che Ellen ti ha preparato un vestitino, ma indossa quello che vuoi". Sorrido soddisfatta e ringrazio di aver un padre così.

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immaginatevi Eden Faye Price così

————immaginatevi Eden Faye Price così

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𝐁𝐋𝐔𝐑𝐑𝐄𝐃 𝐋𝐈𝐍𝐄𝐒 || 𝐉𝐣 𝐌𝐚𝐲𝐛𝐚𝐧𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora