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Dopo la colazione decido di indossare un semplice vestitino rosso a pois bianchi a cui abbino degli stivaletti con un po' di tacco.
"Eden cara, dove stai andando?".
Guardo mia madre, sempre un ottimo stato anche di prima mattina.
"Voglio prendere un po' d'aria" dico restando sul vago.
"Ma sono solo le sei e un quarto, torna a dormire".
"Ellen, amore. Credo che Eden sia libera di fare quattro passi all'aria aperta".
Ringrazio mio padre ed esco; ho bisogno di queste camminate di prima mattina soprattutto in estate.
Non ho una meta, ma mi impongo di camminare finché le gambe non imploreranno pietà.

Arrivo davanti al Wreck, il piccolo bar-ristorante dove lavorano i genitori di Kiara Carrera e che lei aiuta spesso.
Ero amica anche di Kiara, ma poi Sarah l'aveva tagliata fuori e avevo perso i rapporti con lei.
Sono indecisa se entrare o meno, ma alla fine prendo coraggio e varco l'ingresso. Da quello che mi hanno raccontato i Cameron lei ora è più pogue che altro ed io la ammiro per aver scelto di fare quello che preferiva e non ciò che le veniva imposto.
Mi siedo ad un tavolo e aspetto.
Eccola, con il suo grembiule mentre è indaffarata a preparare qualcosa da mangiare.
Mi pento di essere qui nell' esatto istante in cui si rende conto della mia presenza.
Mi guarda e apre inavvertitamente la bocca stupita di vedermi, rimaniamo a guardarci e poi lei si strappa di dosso il grembiule ed esce dalla porta sul retro.
I suoi genitori mi devono aver vista perché camminano nella mia direzione.
"Eden? Oddio sei proprio tu!" esclama la madre stringendomi in un abbraccio.
"Lasciala o soffocherà" scherza il signor Carrera.
"Quando siete tornati?" mi chiede lei.
"Siamo arrivati ieri" rispondo nascondendo le braccia perché ho notato che me le osservano.
"È ancora arrabbiata con me...".
Sua madre mi guarda pensierosa mentre il padre torna al lavoro.
"Parlaci. È davvero bello vederti di nuovo e sapere che stai bene". Quest'ultima parte della frase mi colpisce come un fulmine a ciel sereno e mi calo gli occhiali per coprire gli occhi marroni ambrati che ora sono lucidi.
"Ehm grazie" dico alzandomi dal tavolo e uscendo.
Non ho la più pallida idea di dove possa essere andata Kiara, perciò mi incammino verso la spiaggia perché so che amava andare lì.

Non mi ero sbagliata. La raggiungo e, per mia sfortuna lei non è sola.
"Vorrei parlarti" le dico dopo aver picchiettato sulla sua spalla.
John B e Jj si girano e mi guardano senza parole. Kiara invece sbuffa.
"Non abbiamo niente da dirci".
Mi tolgo gli occhiali affinché possa vedere che sono ferita davvero; il mio gesto deve aver avuto successo perché l'espressione sul suo volto si fa meno dura. Odio dovermi mostrare debole e con gli occhi gonfi per le lacrime.
"Non avevo idea di cosa facessi. Ero piccola e stupida e questo ormai lo sanno tutti" inizio. I due ragazzi mi guardano straniti, evidentemente non hanno idea a cosa mi stia riferendo.
"Nessuno sapeva cosa stavo passando io, ma tutti pretendevano che fossi una perfetta figlia, un modello che rispecchiasse uno stereotipo della ragazza kook perfetta in tutto. Io mi sentivo sola e abbandonata a me stessa. Sarah mi ha fatta distrarre per un periodo mentre dava tutte quelle feste, ma a lungo andare non potevo più sopportare nemmeno quello". Mi fermo perché sento le guance bagnarsi.
Kiara arriccia il naso, ma non perché non mi crede, è dispiaciuta.
"Io mi sentivo soffocare da - dalla mia famiglia. Da tutti in realtà. Nessuno si accorgeva di quello che facevo a me stessa e mi stava bene. Non mi faceva pensare al resto, a ciò che mia madre voleva che io facessi e dicessi". Mi asciugo gli occhi.
"Tagliandomi mi assentavo dal mondo, almeno per qualche minuto, ma quel tanto che bastava a farmi respirare".
John B e Jj mi fissano e all'istante guardano le mie braccia.
"Io ho sofferto per anni e nessuno se n'è mai accorto, stavo male e nessuno ha mai provato a farmi stare meglio".
"Vuoi incolparmi se ti tagliavi?" chiede Kiara cercando di capire.
"No. Non è colpa di nessuno se non mia, ma ciò che è fatto è fatto e non ha senso nasconderlo. La clinica mi ha aiutata e non mi provoco più del male, almeno non mi taglio più ormai".
Jj vuole dire qualcosa, lo so perché apre la bocca, spero non dica niente per ferirmi o di stupido come al solito negli anni precedenti.
"Non ti tagli più, ma significa che fai altro?". Sembra preoccupato anche se non mi conosce.
Mi calo gli occhiali per coprirmi, di nuovo.
"Non ha importanza. Volevo solo farti sapere, Kiara, che mi dispiace davvero tanto. Mi sei mancata e ti chiedo ancora scusa per essere sparita senza spiegazioni".
Prima che possano replicare mi giro e me ne vado. Mentre mi allontano sento i loro occhi puntati addosso, ma  è irrilevante, devo andarmene velocemente. Non avrei dovuto farlo sapere a tutti.

𝐁𝐋𝐔𝐑𝐑𝐄𝐃 𝐋𝐈𝐍𝐄𝐒 || 𝐉𝐣 𝐌𝐚𝐲𝐛𝐚𝐧𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora