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Quando riapro gli occhi, lentamente, non riesco a muovermi, mi sento debole, anzi, completamente priva di forze.
Mi dò un'occhiata intorno e così riesco a vedere la stanza in cui mi trovo, sono adagiata su un letto e tutt'intorno le pareti sono bianche. Sono in ospedale. Mi riaffiorano i ricordi di quando mi avevano ricoverata perché mi ero tagliata il polso troppo in profondità, ma scaccio quel pensiero. Sono uscita da questo, mi dico.
"Eden!" esclama Sarah, intrufolandosi nella stanza. "Dio quanto ci hai spaventati."
Mi abbraccia delicatamente perché non sa se potrò reggere.
"Cos'è successo? Come mi avete trovata?"
Mi accarezza la testa mentre io cerco disperatamente di mettermi seduta. "Be', il mare era davvero mosso e ha scagliato la barca a riva, tu eri lì e... Insomma sai di aver sbattuto la testa, no?" Mi tasto malamente la nuca fino a scorgere una garza che ci era stata applicata. Faccio di sì con la testa.
"Un uomo ti ha trovata e ha chiamato l'ambulanza, poi l'ospedale ha chiamato i tuoi genitori e i tuoi hanno chiamato i miei. A proposito, Rafe vuole parlarti."
Dopo che mi ha salutata esce lentamente, rivolgendomi un ultimo sorriso. So che ora dovrò intrattenere un dialogo con l'altro Cameron, ma non mi sento affatto pronta. Vorrei invece sapere se Kie e gli altri pogues sono a conoscenza di ciò che mi è successo. Ma che ti importa se lo sanno?, mi chiedo poi.
"Ehi, Eddie" mi saluta Rafe. Eddie, il soprannome che usavamo da piccoli.
"Rafe" mi rilasso più che posso e tiro un sospiro.
Lui si siede sulla sedia accanto al letto. "Sarah sta avvisando i tuoi genitori che stai bene, ci ha fatti quasi morire d'infarto."
"Non è una cosa bella da dire visto che alcune persone muoiono davvero per questo motivo."
"Hai ragione, scusa. Come stai? Perdona la domanda stupida, voglio solo sapere che stai megl..."
"Tranquillo, sono abituata a questo genere di domande. Sto bene, comunque."
Non so se ci creda veramente, ma se ne va sospinto dai miei genitori che entrano prepotentemente dalla porta.
Mia madre mi getta le braccia al collo e mi stringe con impeto, mio padre si asciuga una lacrima e mi rivolge un sorriso un po' sghembo, un po' troppo tirato.
"Signore, non sapevamo se saresti stata bene" esclama mia madre, toccandomi il viso come se non credesse ai suoi occhi nel vedermi lì.
"Ellen, lasciala respirare, avrà bisogno di un bagno caldo".
"No, Gregor. Non credo che debba ancora tornare a casa, rimarrà qui ancora un po'."
Mi viene la nausea solo al pensiero di dover rimanere ancora in ospedale.
"Mamma, mamma, ascoltami. Sto bene, ok? Non mi serve riposo e a dire il vero un bagno caldo è proprio quello che vorrei."

Sono contenta di averla convinta a farmi tornare a casa, non avrei resistito in quel posto, non con tutti i ricordi che sarebbero tornati a galla.
Dopo il bagno vado in camera e mi metto sotto le coperte, sono distrutta e ho davvero bisogno di rilassarmi con Netflix.
Il telefono suona.
Jj: Ho saputo che ti sei svegliata, come va?
Tu: Tutto bene. Grazie.
Jj: sta scrivendo ...
Rimane così per un po', ma poi nulla, evidentemente non aveva più voglia di continuare una conversazione, ma va bene così. Va bene che mi abbia chiesto come sto, va bene che abbia avuto un po' di interesse per me.

𝐁𝐋𝐔𝐑𝐑𝐄𝐃 𝐋𝐈𝐍𝐄𝐒 || 𝐉𝐣 𝐌𝐚𝐲𝐛𝐚𝐧𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora