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Sbatto freneticamente le palpebre cercando di non svenire.

Attualmente quest'ultima sembra l'impresa più ardua della mia vita, ma non è il momento di lasciarsi trasportare dalle emozioni.

Ho un vestito sulle mie ginocchia, Quel vestito.
Non resisto più alla tentazione di toccarlo e lo sfioro lentamente, come si accarezza un sogno prima di svegliarsi.
La stoffa è morbida, leggera, essa si trova delicatamente a contatto con il palmo freddo della mia mano.

Non credo di aver mai visto niente di più bello e solo il pensiero che questa meraviglia possa essere mia, mi fa sorridere.

Sorrido per la seconda volta in otto giorni e non c'è sensazione più confortevole di questa.

Io, Penny Cooper, sto sorridendo con un vestito tra le mani.

La mia spensieratezza però, termina appena una serie infinita di domande inizia a balenarmi in testa.

Chi l'ha comprato? Perché l'ha fatto? Quanto avrà speso? Perché questo folle ha deciso di comprarlo per me?

Non sono stupida, chiunque abbia compiuto questo gesto, l'ha fatto di proposito per me.
Ieri quando sono arrivata nel mio angolino, non c'era niente.

Niente di niente, solo il cartone sul quale riposo e il cappellino.

Sono sicura che non sia una coincidenza e che nessuno abbia sbagliato a posare quella scatola dietro la mia schiena.
Non mi piace negare l'evidenza ma non ho la più pallida idea di chi possa esserci dietro tutto ciò, così prendo una decisione.

Mi alzo e mi incammino verso il negozio che aveva questo vestito esposto in vetrina, devo sapere chi l'ha acquistato e restituirlo immediatamente.

Sento le lacrime lottare per scendere mentre penso di dover subito abbandonare questo unico piccolo, minuscolo spiraglio di luce nel mio buio tunnel.

Dopo quelle che sembrano ore interminabili, arrivo a destinazione.
Non ricordavo esattamente la strada quindi ho impiegato un bel po' di tempo per raggiungere il negozio.
Nel frattempo ho potuto godermi ancora un po' la scatola che porto tra le braccia e ho avuto l'occasione di toccare un'ultima volta quel leggerissimo tessuto.

Prendo un bel respiro e sorpasso le porte scorrevoli della Boutique. Mi guardo intorno e lotto animatamente con me stessa per non spalancare la bocca.
Dovunque ci sono vestiti, pantaloni, scarpe, borse, gonne...il mondo. Tutto però, è ordinatamente disposto in una posizione ben precisa rispetto agli altri articoli.

Appena metto piede nel negozio, ogni singola signora al suo interno si volta disgustata verso di me. Sono tutte vestite con quelli che io ritengo abiti da matrimonio, gran gala o quel genere di eventi.

Ancora una volta, sono fuori luogo. Adesso però, so per certo di star facendo la cosa giusta.
Faccio finta di non notare le occhiate ripugnanti che si posano su di me e mi dirigo alla cassa.

Dietro quest'ultima c'è una ragazza bassina, mora con gli occhi castani e un paio di occhiali un po' troppo grandi per il suo viso. Indossa un vestito a tubino nero semplice, proprio come le sue colleghe che sono sparse in tutto il negozio per aiutare le clienti.

«Mi scusi signorina, avrei bisogno di restituire un capo» le dico gentilmente, cercando di nascondere il mio nervosismo.

Lei mi guarda, non mi squadra come gli altri; mi osserva. Non sembra infastidita né schifata, mi studia e basta senza lasciar trapelare nessuna reazione.

«Certo, mi faccia vedere l'articolo» mi rivolge la parola in modo molto cordiale, come se fossi una cliente normale e non una barbona.
Le porgo la scatola con il vestito dentro e sento una tristezza immane pervadermi velocemente mentre la ragazza si occupa del vestito.

E se pensasse che l'abbia rubato?

«Puoi cambiarlo con qualsiasi altro articolo qui in negozio che non superi il suo prezzo: 300$»afferma tranquillamente mentre invece io, iniziavo già a chiedermi come potessero essere fredde le sbarre della prigione.

Ora però è nato in me un altro insistente pensiero.

300$? Non ci posso credere, qualcuno ha davvero speso 300$ per un vestito. Diamine io non ho neanche i soldi per comprarmi da mangiare! Non so davvero cosa dire e passo lunghi secondi senza proferire parola.
Una volta riacquisito un po' di coraggio decido di parlare.

«Sono venuta qui solo per restituirlo, i soldi può tenerli, non sono miei» mi costa tanto pronunciare queste parole, ma mando giù il groppo in gola e cerco di respirare normalmente.

Lei rimane quasi scioccata dalle mie parole e per un po' ragiona sulla risposta più appropriata da darmi.

«Va bene, stai tranquilla. Nel caso cambiassi idea puoi trovarmi qui» mi rivolge un ampio sorriso e torna a sistemare gli abiti che stava piegando prima che arrivassi.

C'è una domanda che continua a passeggiare per le affollate vie della mia mente, un punto interrogativo fin troppo fastidioso.
Quindi prima di voltarmi mi rivolgo verso la strana sconosciuta:«Potresti dirmi chi ha acquistato questo vestito per favore?» le chiedo con molta leggerezza, sperando che non si accorga dell'esorbitante interesse nascosto dietro il mio tono.

Lei sembrava si aspettasse questa domanda, anche perché è abbastanza evidente che io non possa permettermi una spesa così esorbitante.

«Edward Wilson»

Mi cade letteralmente il mondo addosso.

Non so cosa dire, né cosa fare. Non me l'aspettavo e dovrei essere sollevata per aver trovato una risposta ai miei quesiti, ma non lo sono.

Sono solo molto arrabbiata.
Tanto.
Non saluto neanche la gentile ragazza e mi fiondo fuori dalla boutique sotto lo sguardo di tutti.

Edward Wilson mi ha comprato una vestito da 300$ dopo avermi umiliata e successivamente chiesto scusa.

Credo che la mia vita sia passata da troppo monotona a troppo movimentata.

(H)E(A)VEN ANGELS FALL IN LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora