Non so quanti secondi, minuti, ore passano, so soltanto che non riesco a muovermi e non sembra volerlo fare nemmeno il ragazzo ancora dietro di me.
Non ho né forza né desiderio di spostarmi ma credo che adesso sia inevitabile, insomma...non possiamo restare così per sempre!Controvoglia e ancora molto stordita, mi libero dalla sua presa ma non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, so che se lo facessi scoppierei a piangere e vorrei rimandare questa reazione in un momento di intimità personale.
Dopo mi occuperò di ringraziarlo, tuttavia ora voglio solo stare da sola e per questo lo sorpasso velocemente iniziando a dirigermi in camera.Sento la vista appannata dalle lacrime che premono per scendere, quel «Ricordati chi sei» che rimbomba tra le pareti della mia mente e il più assoluto silenzio alle mie spalle.
Non c'è il rumore di passi che mi aspettavo perché Lui non mi sta seguendo e non vi nascondo il dolore che ciò mi provoca.
«Pensavi che ti seguisse?» Si.
«Perché avrebbe dovuto?» Non lo so.
«Ricordati chi sei tu...e chi è lui»
Avverto gradualmente ogni leggerissima lacrima cadere, ogni inafferrabile urlo di dolore soffocato dal cuscino, ogni singhiozzo nascere in gola e morire nel cuore. Fa male la consapevolezza di essere ciò che si è, bruciano come fuoco i ricordi accumulati fino a questo momento, i mostri nascosti per anni insieme alla polvere per strada, sotto un balcone. Per troppo tempo mi è stata negata la possibilità di vivere, ma oggi che potrei farlo non ci riesco. Non riesco a parlare, non sono capace di sembrare normale, non trovo qualcosa per cui poter lottare ma ho mille motivi per deporre le armi ancor prima che la guerra inizi.
Tento costantemente di trovare equilibrio su un filo che, al minimo soffio del vento, potrebbe spezzarsi. Mi sono sempre trovata in bilico, cercando invano di ignorare il vuoto sottostante, provando ad aggrapparmi saldamente a quel soffio di vento nella speranza che un giorno, potesse riportarmi sulla terraferma.
E il tempo nel frattempo scorre inesorabilmente, lasciandomi comprendere che ciò a cui mi ancoro è solo...vento.
L'instancabile frenesia con cui l'aria danza, non le permette di metamorfosarsi e divenire un solido appoggio: essa resterà per sempre...aria.
L'ingannevole smania con cui ognuno di noi vive la propria vita, è come quel soffio di vento e quella lieve danza dell'aria: non ci dona sicurezza, ma solo illusione. Da tempo ormai convivo ad un soffio dal lasciarmi cadere nell'oscuro baratro sottostante, costringo i miei occhi a rivolgersi sempre avanti, mai in basso.Ma se avanti non scorgo più neanche la sagoma sbiadita di una salvezza, perché non arrendersi e guardare giù?
Sembra un paradosso e forse lo è, ma ora che la mia tavolozza di colori sembrava acquisire nuove sfumature, avverto ancor più di prima il peso ormai insostenibile della realtà: non posso stravolgere ciò che sono, non posso fingere di essere una sedicenne come le altre e non posso più nascondermi dietro la mia povertà. Non più.
"Ricordati chi sei" potrebbe sembrare una frase motivazionale, delle parole che un padre rivolge alla figlia per rassicurarla; la verità è che quell'affermazione non ha fatto altro che ricordarmi quanto io possa essere sbagliata e le intenzioni celate dietro di essa non sono quelle di un cuore tenero o pieno di amore.
Quell'uomo ha voluto lasciare sulla mia pelle, un'ultima indelebile traccia di malvagità. Ha capito con un solo sguardo quanto io mi stessi lasciando trasportare da piccoli attimi di serenità e ancora una volta, mi ha strappato quest'ultima dalle mani.
Mentre continuo a sopprimere ogni singulto, mi lascio trasportare da un sonno profondissimo che frena la mente, ma non il dolore.
L'insistente sensazione di freddo e i brividi che percorrono il mio corpo mi costringono ad aprire gli occhi e ad interrompere il mio riposo.
Il peso dell'accaduto non ha fatto altro che aumentare e adesso posso dire ufficialmente di essere distrutta ma...leggera. È come se ogni lacrima avesse prosciugato tutte le forze ma allo stesso tempo avesse sollevato un grandissimo peso dal mio petto, un fardello che stava iniziando a pesare un po' troppo.Mi guardo intorno per cercare di capire da dove provenga questo improvviso gelo che mi sta facendo letteralmente tremare e noto che le porte a vetri del balcone sono aperte.
Sono diventata così pazza da non chiudere neanche il balcone?
Forse prima ero troppo impegnata a disperarmi per accorgermi di non averlo chiuso, probabilmente sarà rimasto aperto da quando sono corsa al piano inferiore.
Però la porta della camera l'ho chiusa a chiave...
Può capitare che dimentichi qualcosa in effetti, quindi non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi.Nel frattempo la consapevolezza di ciò che ho vissuto non so neanche quante ore fa, si insinua nuovamente in me quando qualcuno bussa alla porta della camera. Sprofondo nel più totale panico.
Non voglio vedere nessuno perché so che se lo facessi, si noterebbe immediatamente il mio stato d'animo e preferisco non portarlo alla luce del sole.Mi blocco sul posto cercando di non fare rumore, sperando solo che chiunque ci sia dietro la porta capisca e se ne vada.
«Penny lo so che sei sveglia» sento la voce di Jake e, dopo averci pensato su, non posso fare a meno di girare la chiave per aprire...non merita ulteriori preoccupazioni, soprattutto perché sto vivendo in casa sua gratis e non ancora ho trovato un lavoro.Mi sposto leggermente verso sinistra per lasciarlo entrare in camera, sento il suo sguardo insistente addosso ma aspetto di richiudere la porta per parlare...non si sa mai.
«Ciao anche a te Jake» sbotto ironicamente e ancora molto debole, mentre lo vedo sdraiarsi sul letto e poggiarsi allo schienale.
Mi fissa in modo abbastanza ambiguo con uno sguardo che non riesco a decifrare totalmente: è confuso ma anche un po' diffidente, però non ne capisco il motivo.«Edward mi ha detto che non stai molto bene» afferma leggermente infastidito, marcando molto il tono sul nome del ragazzo.
Tralasciando il comportamento di Jake, sono molto grata ad Edward per non aver detto niente riguardo la questione di mio padre. Non so perché abbia deciso di non dire la verità, però lo apprezzo molto. Sia chiaro, mi fido ciecamente di Jake, però non voglio farlo preoccupare ancora di più per me di quanto già non sia.
Anche perché quell'uomo non sarebbe potuto entrare se qualcuno non avesse aperto il cancello e ho intenzione di indagare riguardo questa situazione. In una villa del genere il cancello d'entrata sicuramente viene sempre chiuso maniacalmente perciò è davvero strano che un estraneo sia riuscito ad accedere all'abitazione.«Mi fa un po' male la testa ma non è niente, stai tranquillo» lo rassicuro avvicinandomi al letto e sdraiandomi accanto a lui. Ho notato da quando ha varcato la soglia della stanza il suo tono duro e le occhiatine inquisitorie che mi rivolge.
«Jake stai bene?» gli chiedo un po' indispettita dal suo atteggiamento, di solito non si comporta mai in questo modo con me e non capisco cosa possa dargli così fastidio.
«Come faceva Edward a sapere che stai male?» mi domanda guardandomi negli occhi, cercando forse di capire quale sia la verità.
E ora?
«Inventa qualcosa, muoviti»
Sto pensando il più velocemente possibile, smettila di mettermi ansia.«Stamattina ho cercato qualche medicina per tutta la casa, fino a quando non ho incontrato Edward e gli ho chiesto dove potessi trovarle. Avrà sicuramente capito da lí che non ero proprio nel pieno delle forze» cerco di sembrare il più convincente possibile e credo di aver recitato anche molto bene visto che vedo finalmente lo sguardo di Jake farsi più sereno e i suoi muscoli rilassarsi, anche se non completamente. C'è qualcosa che lo turba ma non so cosa sia.
«Avresti potuto venire da me» mentre afferma ciò mi circonda con un braccio e mi tira un po' più vicina a lui. Il calore che riesce ad infondermi anche semplicemente stando a contatto con la mia pelle, mi ha sempre fatta sentire a casa.
«Erano le sei del mattino, Jake» gli rispondo ridendo mentre mi rannicchio sul suo petto.
«Ci sono a qualsiasi ora per te, Penny» asserisce incredibilmente serio.
«Lo so» non saprei neanche cos'altro dirgli, lui non mi ha mai abbandonata e sono sicura che ci sarà sempre, è forse l'unica certezza della mia vita.«Vuoi scendere a pranzare? Oggi non lavoriamo quindi siamo tutti a casa» afferma dopo un tempo indefinito di assoluto silenzio.
Non so se rimanere barricata qui e affogare nel dolore, oppure stare con gli altri e fingere di stare bene.
STAI LEGGENDO
(H)E(A)VEN ANGELS FALL IN LOVE
Romance𝙻𝚞𝚒 𝚗𝚘𝚗 𝚎́ 𝚞𝚗 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚒. Rileggete. Continuerete ad interpretare questa frase in modo errato fin quando non arriverete alla fine di questa storia. 🫀 Penny C...