Sono totalmente immobile mentre osservo Jake avvicinarsi alla velocità della luce.
So bene che tra pochi attimi finirà tutto: Jake mi caccerà di casa, tornerò in strada, perderò il mio migliore amico e qualsiasi speranza di vivere una vita normale.
Mi preparo al peggio chiudendo gli occhi, aspetto inerme la mia rovina...ma ricordate, al peggio non c'è mai fine.
Infatti quando credo di aver toccato il fondo, la testa di Edward affiora dalle coperte e si poggia come se niente fosse sul cuscino accanto al mio.
«Ciao Jake» quando Edward parla, inizio a sprofondare nel vuoto, è come se il materasso sottostante stesse cedendo lentamente.
Però è solo nel momento in cui incontro lo sguardo di Jake che mi rendo conto di star precipitando alla velocità della luce, solo guardandolo negli occhi la paura di perderlo per sempre diviene certezza.Non compie più alcun passo verso di noi, rimane al centro della stanza fissandoci.
Un turbine di emozioni attraversa le sue iridi, ma due in particolare spiccano sul resto: rabbia e dolore. Sentimenti completamente opposti si dichiarano guerra in quegli occhi che ormai, sono un campo di battaglia.
Ogni secondo trascorso nel più assoluto silenzio, non fa altro che prendere a pugni il mio cuore, bloccare in gola ogni respiro e oscurare pian piano la vista.Ancora una volta, mi trovo dinanzi ad una realtà innegabile: sono io il problema, lo sono sempre stata e questa è un ulteriore conferma.
«Tuo padre non sarà felice di ascoltare ció che gli racconterò» Jake riacquista la capacità di parola dopo minuti trascorsi ad annegare in quell'oblio e si rivolge ad Edward con queste parole.
Non ho mai ascoltato la voce di Jake fuoriuscire con così tanta furia...tuttavia, contrariamente a quello che si potrebbe dedurre, essa è diluita con una buona dose di autocontrollo.
Non ho neanche il tempo di assimilare la sua ambigua affermazione, perché i miei pensieri vengono nuovamente interrotti dalle sue parole.
Questa volta la collera è ridotta al minimo, c'è solo la sofferenza che prende il sopravvento.
«Quanto a te...» ora volta lo sguardo nella mia direzione. Parla con voce quasi spezzata, interrotta da qualcosa che sta avvenendo dentro di lui.
«...Se fossi al tuo posto mi farei un esame di coscienza» pronunciando quest'ultima frase, si volta ed esce dalla camera sbattendo la porta alle sue spalle.La rabbia era indirizzata verso Edward, il risentimento nei suoi confronti è venuto a galla con quell'unica affermazione. Sono sicura però, che quello stato d'animo così rancoroso, non derivi esclusivamente da questa situazione.
C'è tanto altro nascosto dietro ognuna di quelle sillabe pronunciate con cosí tanto astio, esiste sicuramente un mondo alla base di tutto.A me ha riservato lo strazio, la disperazione nell'assistente ad una scena del genere. Avrei preferito ricevere solo odio da lui, solo ira allo stato puro; la rabbia sfuma progressivamente, muore nel momento in cui avviene il perdono, ma la sofferenza non cessa di esistere, non è passeggera, non ti abbandona per lasciare spazio a nient'altro. Rimane lí ad accogliere ogni altra emozione, ma non cede mai il suo posto nella tua vita, resta dov'è. Può farsi da parte per un po', illuderti di aver trovato un rimedio alla sua crudeltà, eppure continua a risiedere in te, non conclude la sua eternità.
Forse però, io potrei fare qualcosa.
Forse posso essere in grado di convincere Jake che il suo non è dolore perché non è fondato su alcuna realtá spiacevole.
Tra me ed Edward non c'è niente, mai ci sarà. Se riuscirò a dimostrarlo, Jake riuscirà a comprendere che non esiste motivo di soffrire perché ogni cosa è stata frutto di un'amara coincidenza, un terribile inconveniente che non rispecchia in alcun modo i miei sentimenti.Senza perdere altro tempo, mi alzo di scatto e corro verso la porta della camera, ma la voce di Edward mi blocca per qualche secondo.
«Non andare da lui» mi volto nella sua direzione del tutto interdetta dalle sue parole.
Lo guardo per un attimo. Disteso sul mio letto, con i muscoli flessi e quell'espressione indecifrabile, ricorda ancora più del solito una scultura marmorea.
Prendo in prestito un istante per ripercorrere con lo sguardo ogni suo perfetto particolare, ogni peculiarità incisa sulla sua pelle.Mi domando quale illustre scultore sia stato in grado di forgiare un materiale così pregiato.
Mi rendo conto di aver perso già abbastanza tempo lontana da Jake quindi mi precipito fuori senza dire una parola, scossa dai pensieri che nascono in me alla visione di quel ragazzo. Come posso fare certe considerazioni, sono completamente fuori di testa.
Percorro in fretta il corridoio delle camere e le scale. Dalle vetrate del salone scorgo la sagoma del ragazzo che cerco in giardino e senza mai fermarmi, corro fuori dalla villa andandogli incontro.
«Jake aspetta» affermo senza fiato afferrandogli il polso.
Lo sento irrigidirsi sotto il mio tocco ma stranamente non si ribella, si limita a voltarsi verso di me guardandomi dall'alto del suo metro e ottanta.
«Non è come sembra» farfuglio a bassa voce, evitando il suo sguardo in tutti i modi.
«Ah no? Davvero?» una risata amara segue queste ironiche domande. Nel frattempo dentro di me tremo ancor più di prima udendo il tono con cui mi sta parlando.
«Si, davvero» riesco solo a dire mentre osservo qualche sua ciocca bionda muoversi a causa del vento.
Jake si libera immediatamente dalla mia presa con un'aggressività che mai aveva usato con me, fa un passo indietro e incrocia le braccia al petto mettendo in risalto i bicipiti allenati.
Continua a scrutarmi con un cipiglio severo in viso e non esita a domandarmi qualcos'altro, questa volta con tono meno ironico ma più pungente.
«Credi che io sia stupido? Ho notato fin da subito il modo in cui ti guarda, come tu ricambi piacevolmente ogni suo sguardo...» si interrompe bruscamente deglutendo prima di terminare la frase.Io fingo di restare indifferente a tutto ciò che mi sta dicendo, lo guardo mentre volge l'attenzione ad un punto indefinito alla sua destra ed evita di poggiare gli occhi sulla mia figura.
Tuttavia la verità è che dentro di me milioni e milioni di stati d'animo differenti mi sconvolgono secondo dopo secondo: tra me ed Edward non c'è mai stato niente di tutto questo e le attenzioni che Jake dichiara di aver notato sono frutto della sua immaginazione.Ne sono certa.
«Sicura?»
Si.«...Speravo di sbagliarmi ma evidentemente non è così, quindi ora lasciami in pace e torna dentro da lui» parla quasi in un sussurro mentre riporta la concentrazione su di me.
Mi guarda senza alcuna traccia di risentimento o accusa, aspetta solo che me ne vada.
Non sa che io non me ne andró fin quando non otterrò ciò che voglio: lui starà bene, staremo bene insieme.
Compio un piccolo passo verso di lui sfoderando gli occhioni dolci che lo hanno sempre fatto sciogliere; come previsto lui non si allontana, resta immobile con lo sguardo che vacilla per un momento.
Altri due passi e sono davanti alla sua figura.
Faccio una pausa per evitare che se ne vada e mi sollevo leggermente sulle punte facendo sfiorare la punta del mio naso con il suo mento.
Jake abbassa il viso verso di me un po' incerto e i nostri nasi arrivano a sfiorarsi.
Porto delicatamente le mie mani sulle sue spalle per appoggiarmi e mi accosto un po' di più.«Io ti amo, Jake» bisbiglio lentamente, temendo quasi che lui non abbia sentito.
Invece mi ha sentito eccome, lo noto dalla luce che i suoi occhi racquistano all'istante.
«Tanto» aggiungo ad un soffio dalle sue labbra.È lui però a farle incontrare per la seconda volta, io mi limito ad assecondare il suo volere.
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(H)E(A)VEN ANGELS FALL IN LOVE
Romans𝙻𝚞𝚒 𝚗𝚘𝚗 𝚎́ 𝚞𝚗 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚒. Rileggete. Continuerete ad interpretare questa frase in modo errato fin quando non arriverete alla fine di questa storia. 🫀 Penny C...