42(prima parte)

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Cinque giorni.

Sono cinque giorni che non lo vedo.
Cinque giorni che non ho sue notizie.
Cinque giorni che continuo a tempestare di domande Rose, cinque giorni che ricevo sempre la stessa risposta:«Il signor Edward sta bene, non preoccuparti cara»

Lui sta bene...ma io?

Io sono a pezzi.

Mi ha lasciato qui e se n'è andato senza pensare che, magari, meritavo una spiegazione.

Ma stiamo comunque parlando di Edward Wilson, quindi so bene che non riceverò le risposte che cerco.

L'unico pensiero che ora sfiora la mia mente è un mix di insulti verso me stessa, per essermi fatta incantare dalle sue parole, dai suoi occhi, dal modo in cui mi guarda...da lui.

L'ho baciato e sarei stata disposta a rifarlo subito dopo, dimenticando totalmente le parole di Tess, abbandonando l'odio che credevo di provare.
Ora non sento niente, solo un incolmabile vuoto che rischia di risucchiare il cuore al centro del petto e un represso desiderio di schiaffeggiarlo.
Mentirei se dicessi di non aver pensato alla conversazione di cinque giorni fa in camera sua, a tutto il dolore che Edward cercava di sopprimere e nascondere.

Mentirei se dicessi di aver compreso qualcosa del suo discorso.

Dopo il salvataggio all'ultimo secondo di Rose, abbiamo pranzato tutti insieme, o meglio, io, Aaron ed Edward. Quando siamo scesi Rose e i ragazzi non c'erano già più e la tavola era apparecchiata per tre.
Solo quando il giorno successivo ho visto la tavola apparecchiata per una persona, unicamente per me, ho capito che non avevano il permesso di mangiare insieme a noi.
Comunque sia, ovviamente ho convinto tutti e tre a farmi compagnia e, per fortuna, ora si accomodano senza nessun problema a colazione, pranzo e cena.

Durante quel pranzo di cinque giorni fa io ho passato il tempo contemplando il mio piatto e mangiando meccanicamente, senza interessarmi del sapore del cibo, ed Edward...beh, lui mi guardava con la mente persa chissà dove.
Aaron ovviamente non migliorava la situazione imbarazzante, ma anzi, se possibile la peggiorava: era inquietante il modo in cui continuava a spostare lo sguardo da me al ragazzo seduto al mio fianco, ma i momenti peggiori erano quelli in cui si soffermava sul mio volto per un tempo indefinito.

Inutile dire che l'uomo delle caverne al mio fianco, sentendosi in dovere di incazzarsi per non si sa quale assurda ragione, ha sfoderato la sua raffinatezza lessicale ringhiando «Hai rotto il cazzo» un paio di volte.
Aaron per esempio è una delle persone più ambigue che io abbia mai incontrato: appena l'ho conosciuto sembrava timido, introverso, poi é passato alle minacce(non vi sarete mica dimenticati di quel famoso "Se siamo ancora tutti vivi è solo perché Edward non sa niente di tutto questo. Cercate di far durare poco questa pagliacciata" ?), e infine è diventato sfacciato e senza freni inibitori.
Nonostante il cambio repentino di atteggiamento, quelle parole restano uno dei più grandi punti interrogativi stampati nella mia mente.

Il bipolarismo di quel ragazzo mi ricorda terribilmente Edward...anche se quest'ultimo è decisamente più stronzo e freddo, punti a suo sfavore che tuttavia, lo rendono fin troppo affascinante.

Dopo essermi alzata da tavola per cercare Rose e i ragazzi, non ho più visto né Edward né Aaron.

Spariti.

«Rose, si può sapere dove sono?» sono le dieci di mattina, mi sono appena alzata e, poggiata al bancone della cucina, osservo Rose mentre prepara i pancake fischiettando.
Beata lei che è così spensierata, io ho dormito fino a cinque minuti fa e ho già la testa che mi scoppia di domande.

Oggi ho optato per una domanda diversa, anche se in realtà l'unica che teoricamente dovrei pormi è: "Perché diavolo sono qui?"

Ma detto francamente, ora come ora non me ne frega niente...voglio solo sapere quando potrò rivederlo per dirgliene quattro e chiedere a lui spiegazioni.

(H)E(A)VEN ANGELS FALL IN LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora