CAPITOLO 6 - E' arrivato il momento della verità.....

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-E' arrivato il momento di parlare con Hannah – costatai, intanto che aiutavo a sparecchiare. Finito di riordinare, uscii nel portico e trovai Hannah seduta in una vecchia sedia a dondolo. Aveva gli occhi chiusi, si arricciava una ciocca di capelli tra le mani, mentre si cullava al ritmo del vento, - avrei voluto parlati di tutto ciò, ma non potevo, poi non mi avresti creduto - disse tutto di un fiato. Mi ero ripromessa di affrontare la discussione con calma e invece sbottai – Non ci hai neanche provato, ti credevo mia amica, viceversa scopro che probabilmente dovevi controllarmi -, lei mi fissò inorridita – Come puoi solo pensarlo. Tu non ricordi, ma io e te siamo amiche da sempre, sono stata malissimo quando il sommo maestro a scelto te. Io mi sono offerta volontaria per proteggerti dalle insidie dell'oscurità. Dovevo osservarti da lontano, ma non potevo vederti vivere la tua vita, senza di me, e per quello che ho fatto in modo che ti ricordassi di me. Ho sbloccato quella parte della memoria che ti avrebbe parlato di me. La guardai confusa, avevo capito un quarto di quello che lei aveva detto – Spiegati meglio Hannah -, lei abbozzò un sorriso, consapevole di non essere stata così chiara – Caroline ti ha spiegato che io, tu, Erik e Gabriel siamo speciali, noi dobbiamo proteggere il sigillo. Caroline, come Tobbias, fanno parte dell'Ordine della Luce. Loro due con il loro ordine ci hanno trovato e ci hanno portato qui per proteggerci e addestrarci. C'è un altro ordine, detto Ordine della Morte, che vuole impossessarsi del nostro potere per distruggere tutto quello che conosciamo. Se loro riuscissero a rompere il sigillo, sarebbe la fine di tutti noi. – era veramente spaventata, non l'avevo mai vista così, ma c'erano tante cose che ancora non riuscivo a capire – cos'è il sigillo? A cosa serve? –.

- Il sigillo è un marchio arcaico che serve per contenere l'oscurità. L'Ordine della Morte vuole rompere il sigillo e portare l'oscurità sulla terra -. La guardai annui, preoccupata, pensando in quello che mi stavo imbarcando. – Non voglio litigare con te, dovevo proteggerti. Spero che tu mi perdonerai – la guardai, una parte di me faceva fatica a credere a tutto questo, i suoi occhi erano così sinceri, era veramente dispiaciuta, mi avvicinai a lei e la abbracciai – Devi sapere che sono ancora arrabbiata con te, ma vediamo come va tutto questo. Posso affrontarlo solo con te -, ricambiò il mio abbraccio sussurrandomi – grazie -.

- Un'ultima domanda ma Gabriel ed io non abbiamo mai avuto un buon rapporto, vero ? – Hannah mi esamino da capo a piedi, non sapeva se dirmelo, ma poi cedete – Eravate molto uniti. Quando tu sei andata via, lui ha sofferto molto. Non prendertela se lo vedi così scontroso, è un'arma di difesa – Avrei voluto tempestarla di domanda - Che cosa intendeva per "eravate molto uniti"? Perché ero stata scelta proprio io per questa fantomatica missione? - ,ma preferii non dire nulla. Rimanemmo in quel portico a parlare per ore, come se gli accadimenti di quest'ultimo periodo non fossero mai esistiti, sembravamo solo due ragazze normali che chiacchieravano tra loro.

Il flusso dei nostri discorsi fu interrotto dall'arrivo di Erik – E' arrivato il Sommo Maestro, vuole vederci tutti, nella sala dell'Arena– disse con un'aria turbata e preoccupata. Guardai Hannah impaurita, quasi a chiederle una qualche conferma, lei mi strinse la mano per rincuorarmi – E' una cosa brutta? – .

-Alicia, penso sia qui per vedere te. Il fatto che tu abbia fato quei sogni e sia riuscita ad arrivare qua. Vuol dire che il sigillo ti sta richiamando a se, vuol dire che l'equilibrio si sta spezzando -.

Sgranai gli occhi impaurita, non volevo vedere questo Sommo Maestro, desideravo rimanere lì, ma segui Hannah ed Erik senza fiatare.

Entrammo in una stanza con un arredamento particolare tutte le pareti erano rivestite di pietra, il pavimento era in selce. Era tutto così arcaico e impersonale. Al centro dell'ambiente c'era un grosso altare circolare, con un bracciere posizionato sopra. Ai lati della stanza c'erano delle panchine, anch'esse erano in pietra. Ora capii perché avevano chiamato quel luogo Arena.

LA VERITA' SUPREMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora