CAPITOLO 1 - Tutto ebbe inizio un giorno qualunque.......

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L'aria era così calda e rarefatta in quella notte di luglio, secondo gli esperti del settore - un'estate così calda non si presentava da tempo -. Potevo sentire le gocce di sudore scendere dalla fronte sino alla curva del collo, avvertire a ogni respiro la maglietta di lino bianco incollata con la mia epidermide, come se fosse una seconda pelle, ma ciò non mi distolse dall'ammirare il cielo stellato e perdermi nei miei pensieri. Così assorta in un sogno incantato, che sobbalzai quando un rumore assordante mi riportò alla realtà. Il gatto del vicino era di nuovo intento a rovistare nei secchi dell'immondizia, - non sopporto proprio quella palla di pelo - pensai guardando distrattamente l'orologio da polso rosso che segnava l'una e trenta, - cavolo è tardissimo -, strillai come se qualcuno potesse sentirmi e darmi una qualche risposta. Mi alzai di scatto e con passo felino rientrai dalla finestra della mia camera, dovevo mettermi subito a dormire domani era una giornata molto impegnativa. La sveglia suonò alle sette in punto, ma ero sveglia già da un'ora, mi giravo e rigiravo nel letto, ero così in ansia. Cercai il telecomando appoggiato sul comodino e accesi la tv, c'era il telegiornale del mattino, guardai un'ultima volta la sveglia le sette e dieci – devo proprio alzarmi – pensai. Mi sollevai di scatto dal letto, corsi in bagno a farmi una doccia veloce, presi dall'armadio un paio di jeans sbiaditi e una camicetta nera, non ero elegantissima ma mi sentivo comoda, decisi di indossare delle scarpe con un leggero tacco, giusto per sembrare più slanciata. Non mi sono mai piaciuta molto, non mi ritenevo bellissima, come la mia amica Hannah, ma più un tipo. Ho lunghi capelli biondi che arrivavano a toccarmi la fine della schiena, degli occhi castani che al sole riprendevano il colore dell'ambra, i miei lineamenti sono molto delicati, ho una carnagione dorata, non sono altissima, nella media, ho una corporatura esile. Mi guardai allo specchio - un po' di ombretto, una matita che delinea meglio l'occhio e lascia lo sguardo più profondo e deciso, infine un filo di rossetto. Ecco ora posso uscire - pensai, alle otto e trenta avevo un appuntamento con l'avvocato Jack Wartheloon, un luminare nel campo giuridico, aveva acconsentito nel prendermi nel suo studio per un tirocinio di un anno. Ero al settimo cielo, un anno nello studio dell'avvocato Wartheloon avrebbe significato lavorare in qualsiasi studio di Fairvillage.

Alle otto e venti minuti ero già davanti allo studio Wartheloon, un edificio imponente del milleottocento, con grandi vetrate rettangolari, l'atrio del palazzo aveva il pavimento di marmo bianco con delle venature grigie, che s'intonavano con gli affreschi rinascimentali nelle pareti, il tutto dava a quell'edificio un'aurea ancora più austera. Un arco con due grandi colonne ai lati delimitava lo spazio, dove si trovava una fila di ascensori. Con passo spedito mi diressi verso l'ascensore più vicino, spinsi il bottone che mi avrebbe portato al terzo piano interno B, appena le porte dell'ascensore si chiusero, presi fiato come se ciò potesse calmare la mia ansia e per un attimo ebbi l'impressione che tutto intorno a me si fosse fermato, ma questa sensazione durò pochi attimi, appena l'ascensore si aprii una strana signora mi scrutò da lontano. Bassina, sulla sessantina, aveva un tallier nero, con una cintura bianca che si abbinava alle scarpe, cappelli grigi raccolti in un ordinato caschetto, occhi neri, piccoli, ma molto profondi, le rughe all'estremità non avevano scalfito la dolcezza che traspariva da essi. Si avvicinò a passo spedito – lei deve essere la tirocinante, Alicia Poter? – disse con tono interrogativo e senza aspettare una riposta iniziò a incamminarsi – Io sono Margaret mi segua, l'avvocato Wartheloon è molto impegnato, ma dovrebbe avere cinque minuti liberi. Iniziai a seguirla tra i corridori dello studio. Tutte le stanze riprendevano l'austerità dell'intero edificio con il suo pavimento di marmo e quelle scrivanie di legno di mogano che s'intravedevano dai vari ambienti, vi era un via vai di persone tutto sembrava talmente frenetico, ma allo stesso tempo così silenzioso, come se si dovesse conservare quell'immagine d'austerità che tutto l'edificio richiamava. Margaret si fermò davanti a una grande porta in legno scuro, sembrava incisa a mano, riportava l'immagine della dea della giustizia con in mano la bilancia che con equità decide e con potere da giustizia. Si girò verso di me con noncuranza – entri l'avvocato la aspetta poi venga da me, dobbiamo firmare le ultime carte, l'ufficio è il primo sulla destra alla fine di questo corridoio – senza aspettare risposta si allontanò. Bussai timidamente, - avanti – disse una voce profonda ma stranamente rassicurante, entrai davanti a me c'era un uomo sulla cinquantina, curato con un completo blu scuro, era seduto dietro la sua scrivania di mogano intagliata a mano, il tutto gli dava un'aria sicura tipica del grande uomo d'affari. Mi presentai – sono Alicia la ragazza....- lui mi blocco bruscamente - so benissimo chi è lei, che fa, sta lì in piedi-. Appena mi sedetti parti un monologo sul prestigio dello studio e sulle varie regole che bisogna rispettare per poter lavorare lì. Il tutto durò venti minuti, tempo in cui iniziai ad annuire in maniera sistematica. Appena fui fuori dal suo ufficio, andai nella stanza affianco, dove finii le pratiche con la segretaria, stranamente più cordiale ora. Successivamente, detti uno sguardo al mio nuovo ufficio, una piccola stanza con una scrivania in legno, dove era posizionato un pc e un piccolo archivio. L'arredamento era essenziale, senza fronzoli, solo una piantina vicino alla finestra. Essendo il primo giorno, catalogai alcuni documenti, così da agevolare il lavoro nei giorni successivi. All'orario di uscita verso le diciotto, mentre mi dirigevo fuori dall'edificio, provai a chiamare Hannah avevo bisogno di rilassarmi e di raccontargli le ultime novità – uff, non risponde mai quando mi serve – sbuffai e iniziai a camminare senza meta per le vie della città.

LA VERITA' SUPREMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora