Shinsoukoku II

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Piove. E non capita spesso a Yokohama, ma quando capita sembra che stia per caderci il cielo addosso. Fa freddo e le finestre vengono picchiate dalle grandi gocce che si infrangono su di esse. La nebbia circonda i palazzi e anche vedere dall'altro lato della strada è difficile, perciò le indagini sul caso in collaborazione con la Port Mafia si sono fermate da un paio di giorni, visto che sembrava a tutti totalmente inutile girare a vuoto sotto questa pioggia scrosciante pregando di scoprire qualcosa.
Anche se proprio dobbiamo dirla tutta dall'ultimo compito assegnato a me e ad Akutagawa erano passate quasi più di due settimane. Spero non sia a causa della ferita che ha riportato che potrebbe essersi rivelata più grave del previsto... no cosa sto dicendo. Non so se sia la stanchezza, lo stress, il cattivo tempo o altro, ma ultimamente non faccio altro che pensare cose assurde e il novanta per cento di queste riguardano il corvino. Voglio dire, non riesco a togliermi dalla testa che quella sera potessi averlo visto senza maschere, senza protezioni, senza niente di quel che abbiamo costruito tra noi per l'odio reciproco. Solo lui, solo lui tranquillo, solo lui infastidito, solo lui pieno di dolore ma al contempo vuoto come poche altre persone che ho conosciuto. Ed è stato... strano.

"... atsuhi... ATSUSHI". Mi riprendo dai miei pensieri voltando la testa verso il biondo, che vista la sua espressione mi stava richiamando già da un po'.
"Abbiamo gli ultimi moduli da compilare poi possiamo tornarcene a casa... o almeno metterci comodi sperando che il tempo migliori un poco. E comunque, è tutto ok? Non voglio immischiarmi in affari che non mi riguardano ma ultimamente mi sembri più sovrappensiero del solito".
"Già Atsushi sei più sovrappensiero del solito". Sposto lo sguardo tra i due uomini davanti a me. Il primo è preoccupato per me, il secondo ha una luce fin troppo consapevole negli occhi per farmi credere che provi lo stesso.
"Non è niente, sono solo un po' stanco. E i temporali non mi entusiasmano".
Non è del tutto una bugia, quando passi tutta la tua vita in una cella che diventa ancora più umida a causa della pioggia non è una cosa che te la fa prendere proprio in amicizia.
"Va bene, va bene. Tieni, hai solo da finire di completare questi ultimi moduli con i dati dell'agenzia e direi che hai finito. Forza ragazzo, al lavoro". Passa le dita tra i miei capelli chiari, per poi tornare alla scrivania lasciandomi solo col castano.

"Atsushi-kun, mi faresti un favore?". Ho paura. E un pessimo presentimento. Ottimo.
"Nella strada parallela alla nostra, vicino al vicoletto dove diamo da mangiare ai cani di solito, c'è un negozio, dovevo svolgere un paio di commissioni, ma si è presentato un piccolo, microscopico imprevisto". Sospiro.
"Non posso Dazai. Lo sai che quando posso sono sempre pronto a dare una mano, ma oggi devo riaccompagnare Kyoka a casa, non voglio lasciarla da sola sotto questa pioggia e nemmeno trascinarmela dietro... e poi non mi entusiasmano i temporali". Ripeto abbassando il capo e riprendendo a scrivere sui documenti che mi ha lasciato Kunikida. Sento il suo sguardo su di me. Irritante, non ho altro da dire.
"Yosano! Hai voglia di fare un pigiama party con Kyoka vero?". Ma andiamo, devo farlo sul serio?
Il caschetto scuro appare dalla porta insieme alla ragazzina coi capelli sciolti e il viso in parte truccato.
"Se a Kyoka sta bene per me non ci sono problemi, mi ha giusto chiesto di insegnarle come truccarsi. A te va bene?". Prima di annuire si volta verso di me, ma il sorriso tranquillo che le rivolgo la convince a risparire nella stanza con la dottoressa.
"Ora puoi farci un salto. Non c'è bisogno che tu torni qui, mi darai tutto domani". 
A volte lo odio, ma sono veramente un idiota e non riesco a dire di no.
"Va bene, va bene. Finisco qui e vado".
"Grazie Atsushi-kun!". In men che non si dica è già in fuga seguito dalle urla del biondo. Se non mi avessero appena addossato una commissione indesiderata da fare sotto un temporale probabilmente li troverei divertenti.

Venti minuti dopo sono già fuori dall'Agenzia, l'ombrello sopra la testa ma comunque i vestiti già fradici dopo due passi fuori dal porticato. Ottimo.
Cerco di fare più in fretta possibile, ma questo mi porta solo a bagnarmi di più e una volta arrivato al negozio sembrava quasi che me la fossi fatta tutta di corsa, cosa abbastanza vera, senza neanche l'ombrello, cosa abbastanza falsa invece. Spero vivamente che sia qualcosa di importante, se mi prendo la febbre per delle bende giuro che le uso come combustibile.
Entro facendo tintinnare la porta dietro di me e solo una volta all'interno mi accorgo che é una piccola gioielleria abbastanza economica. Chiudo l'ombrello e facendo attenzione a non sporcare niente arrivo alla cassa sul fondo del negozio dove una donna mora stava finendo di riordinare.
"Scusi, sono qui per l'ordine di Osamu Dazai". Le mostro lo scontrino che avevo appositamente coperto per renderlo ancora leggibile e aspetto un paio di minuti prima che la donna ricompaia dal magazzino con una piccola catenella col suo ciondolo impacchetandola.
Chissà per chi era, Dazai non mi sembrava affatto il tipo da cose del genere.

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