Dazai/Soukoku HighSchool AU

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⚠️ALLORA! NON HO MAI MESSO TW MA CREDO SIA IL CASO⚠️
⚠️TW⚠️:
Menzione di suicidio, tentato suicidio, suicidio, sminuizione di traumi altrui! Attenzione sul serio, io sono della filosofia che se vuoi morire puoi farlo e nessun trauma sia inferiore a un'altro perché siamo tutti diversi tra noi, ma questa ff rappresenta ed esprime tutto il contrario. Perché? Perché credo che un Dazai sedicenne possa pensare così. Siete stati avvisati se qualcosa vi disturba mi dispiace tanto, ma non è più un mio problema. Buona lettura.

Mi tolgo le scarpe, sarebbe un peccato se si rompessero, gli sono costate un patrimonio.
Anche se quasi quasi è solo un motivo in più per rovinarle.
Il vento soffia leggero, le ultime foglie scure vengono trasportate e divise in milioni di frammenti, le nuvole coprono il cielo autunnale e un brivido mi fa stringere nella divisa.
Gli adulti si lamentano dei problemi del paese come al solito. "Ormai non c'è più dignità" e seguono senza battere ciglio il primo scarto della società ricco sfondato. "Bisogna pensare ai bambini" e quando scompaiono e perdono sé stessi, il loro corpo e la loro anima, gli unici a preoccuparsi sono i genitori, a volte neanche loro. "La natività si abbassa e i suicidi tra i giovani aumentano" e loro costruiscono scuole con tetti senza particolari protezioni aperti a tutti, e loro mandano avanti un sistema inutile dove il più forte è quello buono e quello che ha bisogno di un secondo in più è da buttare. Non che li giudichi, sono il primo immerso in questa società, nonostante un velo mi copre e mi rende qualche millimetro più distante da essa. La morte. I ricordi. La realtà.

Solo ora noto davanti a me una bella ragazza dai lunghi capelli neri, indossa la bella divisa, appoggiata al parapetto. Non mi guarda. Probabilmente non si è neanche accorta della mia presenza.
Esita, non si lancia non ancora.
"Hey, non farlo". Non so perché io l'abbia detto, non ci ho messo sentimento, forse mi è solo uscito di bocca. Forse non avrei dovuto, ma é quando si gira a guardarmi con gli occhi spalancati, stracolmi di lacrime e rimorsi che la colpa scompare.
"Io... Io devo farlo! Non ho più niente, volevo sposare quel ragazzo, ma mi ha snobbata, senza pietà, con cattiveria! E ha preso le distanze da me! Cos'altro potrei fare".
Mi irrita. Mi irrita che le persone non desiderano mai di morire ma puntualmente lo fanno sempre. La mia mano segna il rossore sulla sua guancia mentre mi guarda allibita. Si accarezza dove il mio schiaffo ha colpito. A volte sono quasi buono, sono commosso da me stesso.
"Vattene, hai rovinato il mio suicidio. Tu non vuoi morire, sei solo incapace di accettare che tu non abbia ottenuto tutto quello che vuoi. Non sarà la fine del mondo, quanti anni hai? Quindici? E ti vuoi suicidare per un rifiuto? Ormai nessuno ha più rispetto per la morte. Su forza, via di qui. Appena sarai meno scossa ti renderai conto che ti ho fatto un favore".
Ottimo ora il mio umore è rovinato. Non è giusto diamine, per questa sciocchezza è arrivata qui prima di me? A volte penso che anche la morte mi odi.
Mi rimetto le scarpe, dó un'ultima occhiata al vuoto a pochi passi da me sospirando.
Sarà per un'altra volta.
Vedo la ragazza dai bei capelli corrermi di fianco, ancora in lacrime giù dalle scale, scomparire dietro a un angolo. Che bambina.
Ma è ora che vada anche io, tra poco è ora di andare a casa.

-

Sono di nuovo qui. Questa volta sono avvolto dal mio cardigan, la divisa invernale abbraccia il mio corpo nascosto dai bendaggi, il vento porta con sé piccoli fiocchi candidi, si fermano e si incastrano tra i miei capelli.
Sento la campanella suonare, inizia una nuova ora. Sento un sorriso di cui conosco solo l'ombra crescere mentre apro la porta antincendio. Sotto di me il laboratorio di biologia, mi piacerebbe vedere la sua faccia.
La porta pesante si apre e davanti a me non trovo altro che un altro paio di scarpe. Oh non di nuovo.
E invece si. La morte mi odia decisamente.
Corti capelli corvini vengono mossi, i riflessi bianchi sulle punte si nascondono nell'ambiente, come le mani che cercano di tenerli fermi.
Oh. Lui lo conosco. Credo che lo conoscano tutti, l'ennesima vittima della vita. Anche mia ora che ci penso. Lui non sta esitando. Non è come quella ragazza. Eppure di nuovo, con voce vuota, svogliata.
"Oi. Akutagawa. Non farlo". Il suono lo fa drizzare, per un attimo penso che stia per cadere dalla sorpresa, ma si tiene stretto al ferro sotto di lui.
Mi guarda, gli occhi vuoti spalancati, la bocca semi aperta, lo sguardo confuso.
" D-Dazai-san?". Come sempre, obbedisce al mio ordine. Scende con cura dalla balaustra su cui era seduto e mi guarda come se stesse guardando un miracolo.
Non che tenga particolarmente a lui, eppure qualcosa mi insospettisce di nuovo. Non voglio suicidarmi dopo qualcuno che non vuole morire, rovinerebbe tutto. Anche la mia uscita di scena, chi da occhio al secondo di due suicidi? Non lui. Non io.
"Loro... Mi odiano. Mi odiano tutti. Anche tu mi odi, per quanto ci abbia provato, non ho fatto altro che portarmi addosso altro odio. Lo so, lo sento. Nessuno osa dire o fare qualcosa davanti a me. Ma io lo so. Alcuni me lo dicono, altri li sento, gli occhi su di me mi stanno uccidendo. Non riesco a dormire, non riesco a parlare. Anche i professori iniziano a sperare che io sparisca. Ti imploro, non ce la faccio più. Non riesco neanche più ad andare in giro, sento sempre e comunque sguardi su di me. So che non ci sono, che mi sto immaginando tutto ma non ce la faccio più...".
Non sta mentendo. È vero e io sono tra le persone di cui parla. Perché? Perché no?
Eppure io non sbaglio.

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