Vampira

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Mi diressi verso il bagno, sperando che Lorenzo non avesse buttato le salviettine igieniche che tenevo nell'armadietto sotto il lavandino.

Le avevo nascoste bene, menomale.
Tirai fuori un pacchetto e tornai in salotto.

Lorenzo era sul balcone, stava parlando al telefono mentre fumava una sigaretta.

Avvolsi il telecomando nella salviettina e cominciai a strofinarlo.

Una volta finito presi in mano il telecomando, trionfante e inspirai il profumo al limone che la salviettina aveva lasciato impresso.

Già che ero in piedi, usai le altre salviettine per igienizzare un po' in giro.
Se si era formato tutto questo casino in poco più di quattro settimane, non osavo immaginare cosa sarebbe successo da domani in poi.

In quel momento si udì un forte tuono.
Lorenzo poco dopo entrò in casa, imprecando.

-Che succede?- gli chiesi.
-Mi hanno licenziato, così non potrò pagarti le rette per il semestre- disse lui, scuro in volto.
-Oh- risposi, non avendo di meglio da dire.
-Non preoccuparti, vedrai che ne troverai presto uno nuovo- dissi.

-Giada, possibile che non capisci!? Non è così facile trovare un posto di lavoro!- esclamò.
-Ti aiuterò, mi farò aiutare dalle mie compagne di classe e raggrupperemo un po' di soldi- dissi, avevo la gola chiusa.

Cosa stavo dicendo? Come potevo abbandonare mio fratello ora che era al verde? Come potevo essere così spregevole?

In quel momento il mio cellulare vibrò.
Lo accesi e notai la notifica di un messaggio da un numero non registrato.

'Ciao Giada, sono Valentina. Come procedono le cose? Io e Santiago alloggeremo in un hotel distante qualche isolato da casa tua.'

Con le mani tremanti, digitai sullo schermo:
'Ciao Valentina, in quale hotel alloggiate? Devo parlarvi subito'
Inviai e attesi, in ansia che Valentina mi rispondesse.

-Allora, cosa vuoi per cena?- disse Lorenzo, risvegliandomi dal mio torpore.
Mi alzai e mi diressi verso il frigo, sperando di trovare qualcosa di commestibile.

Non trovai nulla di soddisfacente, ma mi rassegnai.
-Va bene se preparo dei panini?- gli chiesi.

Lui annuì, sembrava sollevato.
Tra i moltissimi difetti di mio fratello c'era anche che era un pessimo cuoco.

Accidenti: ma quali fratelli mi erano capitati?

Il mio primo fratello, della mia prima vita era diventato il capo dei vampiri e anche il mio assassino, il mio secondo fratello era un giovane disoccupato che non sapeva nemmeno cucinare.

Alzai gli occhi al cielo, maledicendo chiunque mi avesse combinato una sorte del genere.

Volevo bene a mio fratello, almeno al secondo, ma era maggiorenne; doveva essere lui a cucinare per me!

Presi degli hot dog che trovai nel frigo e li aprii.
Levai la carne dal pane e cominciai a riempirlo di insalata.

Aggiunsi un po' di cheddar nel panino per Lorenzo e dopo aver ricoperto con della maionese la carne la risistemai nel panino.

Presi dei bicchieri e delle posate, appoggiandoli sul tavolo del salotto.
Sperare che Lorenzo avesse dei tovaglioli era troppo.

Andai in bagno e presi dei fazzoletti di carta. Li spiegai e, cercando in maniera artistica, li sistemai vicino ai coltelli.

Tornai in cucina e presi dell'acqua da mettere in tavola.

Una volta sistemato, contemplai il mio lavoro per qualche secondo.

-È pronto!- esclamai, per farmi sentire da Lorenzo, che stava giocando con i videogiochi nella sua stanza.

Pochi secondi dopo, arrivò mio fratello.
Aveva gli occhi gonfi, non so se per il pianto o per l'eccesso di uso dei videogiochi.

Appena vide la tavola, fece un sorriso sincero.
-Sei la migliore- disse, prima di abbracciarmi.
-Come farò senza di te?- mi sussurrò.

Lo strinsi più forte e chiusi gli occhi, cercando di trattenere le lacrime.

La cena non fu abbastanza lunga, essendo a base di panini.

Mi alzai, con in mano le posate e mi diressi verso il lavandino per lavarle.
Quando misi la mano sul rubinetto, Lorenzo mi fermò:

-Lascia fare a me- disse e cominciò a strofinare gli utensili sporchi.
Sorrisi e mi allontanai, alla ricerca del mio telefono.

Non appena lo accesi, vidi l'indirizzo che Valentina mi aveva lasciato.

-Vado a fare un giro- dissi a Lorenzo, mentre indossavo una giacca di jeans che avevo trovato in camera mia.
-Non fare troppo tardi- disse lui, impegnato nel suo nuovo lavoretto.

Presi uno dei mazzi di chiavi vicino alla porta e scesi le scale.

Dopo una decina di minuti a piedi, raggiunsi l'hotel.

Santiago era lì ad aspettarmi.
Indossava delle lenti a contatto, per celare le sue iridi scarlatte.

Senza dire nulla mi condusse nella stanza dove alloggiavano, o meglio dove alloggiava Valentina.

-Eccoti Giada- disse, non appena entrammo.
-Cosa c'è che non va? Non volevi passare del tempo con tuo fratello?-

-Sì- risposi -È solo che volevo chiederti se avevi il numero di telefono di Aro-
-Sì, perché?- disse Valentina, inclinando la testa di lato.

-Devo dirgli subito una cosa, non posso aspettare fino a domani-

La chiamata tra me e Aro non durò molto, feci la mia richiesta e lui accettò.

Prima di tornare all'appartamento, preparai un biglietto dove avrei annunciato il mio suicidio a mio fratello.

Lo nascosi nella giacca e corsi verso casa.
Passai il resto della serata abbracciata sul divano con mio fratello, beandomi della sua compagnia.

Andai a letto presto, e impostai la sveglia per le cinque del mattino seguente.
Dormii poco e male, alle quattro e mezza mi alzai e lasciai il biglietto sul tavolo del salotto.

Diedi un ultimo sguardo malinconico all'appartamento, poi chiusi la porta dietro di me.

Raggiunsi Santiago e Valentina, dopo avermi fatto indossare una parrucca e delle lenti a contatto, inscenammo la mia morte.

Sarei morta tra le fiamme, in un appartamento abbandonato, a cui avevo lasciato l'indirizzo a Lorenzo, gettammo dentro esse alcuni miei vestiti, e li lasciammo carbonizzare parzialmente.

Una volta finito salimmo in macchina e abbandonammo Milano.

In macchina, dopo aver versato lacrime per il mio povero fratello mi addormentai con la testa appoggiata sulle gambe di Valentina.

Aro già ci attendeva, quando Santiago parcheggiò la super macchina.

-Allora come è andato il viaggio?- chiese cordialmente, ma non risposi.

Mi prese per mano e mi condusse attraverso i familiari corridoi di Palazzo dei Priori.

Mi fece entrare in una stanza che non avevo mai visto e mi fece sdraiare sul materasso.

Non avevo ancora aperto bocca.
Senza chiedermi nulla, Aro si acquattò sopra di me e cominciò a levarmi la giacca.

I suoi occhi luccicavano bramosi, chiusi gli occhi.

Sentii che si chinava verso il mio volto e mi sussurrò:
-Avrebbe voluto farlo Marcus, ma ho preferito rifarlo io-

Trattenni il respiro, il mio cuore batteva all'impazzata.

In quel momento sentii le sue labbra sul mio collo e dopo un secondo mi morse.

Angolo autrice:

Salve a tutti, come state?
Sono davvero felice che vi stia piacendo molto la storia, grazie mille per le 1000 visualizzazioni!
Non credevo che "Il mio viaggio a Volterra " riuscisse a riscuotere tanto successo.
Al prossimo capitolo,
Luce di diamanti 💎

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