«Ora che fai?
Mi hai fregato così
non si era mai sentito
Io dentro la mia testa
non ti ho mai invitata
Vorrei scappare
che sei bella incasinata»{Superclassico~Ernia}
[Varie città, Regno Unito]
«ragazze, non viene nessuna?» era giovedì e sono stravaccata sul divano di Lewis che mi ha gentilmente concesso di stare a casa sua (non l'ho costretto, lo giuro). Stavo videochiamando le mie amiche per sapere chi avrei dovuto avere tra i piedi quel weekend. «no, girl. La prossima settimana ci siamo, ma questa nessuna.» disse Quinn. Io feci un muso di dissenso. «tranquilla amore che sarà come se fossimo lì» aggiunse Sofia. Io ridacchiai «comunque devo andare, ho le interviste»
Le salutai e uscii dalla chiamata.«ho solo te tra i piedi questo weekend» dissi a Lewis, prendendo il mio zaino per andare alla pista. «ho sentito e tranquilla...sarò più assillante del solito» io pensai al perché mi sono scelta questo soggetto come migliore amico.
Salimmo in macchina. Ovviamente guidava lui, perché guidare le sue auto era off limits per me. Ricevetti un messaggio da parte di mio cugino che chiedeva se potessi andare il prima possibile nel suo studio. Guardai l'ora e vidi che c'era ancora abbastanza tempo.
«Lewis potresti portarmi allo studio di mio cugino?» gli chiesi. Lui mi guardò interrogativo. Io sbuffai «mi sono arrivati dei direct e dei messaggi su WhatsApp sospetti. Penso che a inviarmeli siano stati i miei genitori o simili. Ho chiesto a mio cugino se poteva identificare il proprietario dell'account insta e del numero che mi hanno mandato quei messaggi» lui annuì «misterioso, mi piace. Ti accompagno, va bene»
Arrivammo al centro di Londra dopo una ventina di minuti. Entrambi scendemmo dalla macchina e io bussai alla porta dello studio. «ciao ragazzi. Entrate su, so che non potete perdere tempo»
Entrammo nello studio: era tutto buio, aveva messo dei fogli di giornale sulle finestre e faceva un bel po' freddo (non che sia un male di questi tempi). Aveva il suo Mac acceso. «allora Chiara, non voglio spaventarti o altro, ma so che vuoi che sia sincero con te...» «Jack evita grandi pretese, che tra due ore scarse dobbiamo essere al circuito» lo ammonii io. Lui sbuffò «è come pensavi: l'account Instagram è stato creato da un certo Raul Martinelli» «il migliore amico di mio fratello» Jack annuì «Il numero invece è di proprietà di Noor Maes» io sospirai «mia madre»
«grazie Jack...non so se sia una cosa buona chiederti di cercare di capire cosa vogliono fare» lui, dandomi una pacca sulla schiena, mi rispose «ci posso sempre provare...mi hanno invitato a passare un paio di settimane da loro e ti riferirò ogni cosa che scopro»
Lewis e io uscimmo dallo studio di mio cugino e io ero parecchio pensierosa. «Sunshine non preoccuparti, ci sono io qui» disse lei abbracciandomi. «non ti accadrà niente» aggiunse poi «grazie Lew, mi serviva proprio»
~ALLA FESTA~
Qualifica: da schifo. Gara: manco sono riuscita a partire. Direi che il mio stato d'animo coincide con i miei risultati in pista.Adesso mi sto preparando per andare a quella specie di festa, di cui la mia voglia di andarci è rimasta sottoterra. Però per i miei due migliori amici rompicoglioni farei questo e altro.
Non ho risposto a nessuna delle chiamate delle mie amiche che mi avrebbero costretto a mettere qualcosa di TROPPO, almeno per me. Sto indossando un semplice vestito bianco che arriva più o meno a metà coscia e come scarpe le Jordan (come al solito). Unico gioiello che avevo (piercing, se considerati gioiello, togliendo) era la mia cavigliera portafortuna. La storia ve la racconterò più avanti.
Mia nonna bussò alla porta della mia stanza (ero andata da loro dopo la non gara). «Lewis è arrivato» io annuii, presi il mio Kanken che mi faceva da "borsa" e scesi velocemente le scale.
«ciao nonna, ciao nonno» dissi abbracciandoli entrambi e uscii dalla villetta «non fare tardissimo» io risi «ok, tranquilli, non è nelle mie intenzioni ».
«stai benissimo amicah» disse Lewis. Io risi (di nuovo) «sei già ubriaco e non siamo neanche arrivati» lui mi fece il muso «stai veramente bene. Accettali i complimenti una volta nella tua vita»
Salimmo in macchina «non è che ti sei vestita così per qualcuno?» chiese lui ghignando «ribadisco: tu sei già ubriaco. Parti che vai dal tuo Rosberg e ti stai zitto» «daii, lo so che mi ami» io roteai gli occhi annuendo.
Arrivammo al locale: era nella periferia londinese, dietro c'erano le campagne. Lo guardai molto curiosa del lavoro che hanno fatto Nico e Lewis (con alcune mie dritte).
Entrammo nel locale: notai subito Max e Daniel che stavano cercando di accendere l'impianto musica. «vado ad aiutare Verstappen e Ricciardo. ti saluto amico mio» mi allontanai «divertiti» io annuii.
Accesi la ciabatta a cui erano collegate le prese, cosa che si erano dimenticati di fare gli altri due. Mi inchinai «Quinn mi ha detto di controllarti. Non fare cazzate, che oltre a te ci vado di mezzo io» dissi a Daniel, che rise. «Quanto riguarda te...niente, Ara mi ha detto che vuole "provare a sopportarti". Le cazzate le puoi fare, ma ti controllo. Se incrociate Gasly, ditegli che se fa cagate, ci vado di mezzo io. Idem Lando e in parte Carlos e Charles» i due risero. «voglia di lavorare zero, non ho ragione?» mi chiese Max «Già! Probabilmente sarò la prima ad andarmene, perché mi sono già studiata gli autobus. In più, non sono venuta a fare la vostra babysitter. Con questo, vado a prendere una birra e a impossessarmi di un pacchetto di patatine»
Dopo un'oretta, probabilmente per la troppa gente (che così tanta poi non era), iniziai ad avere un mezzo attacco di asma. Presi un paio di lattine di Sprite, la mia bevanda preferita, e un pacchetto di Dixi (quelli della San Carlo, che mi sono fatta mandare da Lucrezia dall'Italia) infilai tutto nello zaino e scesi, sedendomi con la schiena appoggiata al muro.
«mannaggia a me che mi sono dimenticata la felpa» mormorai rannicchiandomi con la ginocchia vicino al petto.
Sentii dei passi che si avvicinarono. «hai freddo?» alzai lo sguardo e vidi che George Russell si stava sedendo difianco a me.
«se vuoi sapere perché so che sei qui: ti ho vista uscire» io annuii «non hai risposto alla mia domanda» annuii di nuovo.
Lui aveva uno zaino. Ero sorpresa, perché è strano (o meglio strano per me) vedere un ragazzo che se ne porta uno dietro a una festa. Mi diede una sua felpa. Io non feci domande, anche perché avevo un gran freddo, e me la misi addosso (che poi, per quanto io sono bassa, mi faceva da vestito).
«tu non hai freddo?» chiesi «sopravvivo» rispose lui. Io mi appoggiai alla sua spalla, non perché fossi stanca, semplicemente perché volevo vedere come avrebbe reagito.
Lui mi strinse a sé con un braccio. Lì sorrisi, con guance e naso rossi per l'imbarazzo.
Per istinto mi venne da guardarlo: alzai la testa, guardandolo negli occhi.
Fui sorpresa poi di una cosa: mi baciò. E ricambiai il bacio.
«Però mi si ferma il battito
Quando ti incontro per strada
sembra un derby di coppa
Noi siamo Superclassico»
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un'italiana a brackley [george russell]
FanficChiara Anjelica Marini è una pilota belga (anche se metà italiana) nata in Belgio e cresciuta in terre emiliane. La sua famiglia non ha mai capito il perché a lei non fossero mai piaciute le Ferrari, tanto da minacciarla quando ha accettato l'invito...