Capitolo 2 parte 1

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Quasi una settimana dal varo del progetto “liberare Zayn dalla depressione”. Una caterva di proposte – una più bizzarra dell’altra – si erano già abbattute su di me. Il clou era stato quando Harry aveva posato sul tavolino alcune brochure di agenzie di viaggio. Sapevo perfettamente cosa stava architettando: vacanze al sole, con tutto quello che ne consegue. Villaggio turistico, sdraio, palme, cocktail a base di rum scadente, corpi lucidi e abbronzati, corsi di acqua gym per provarci con l’animatore; un sogno per Harry, un incubo per me. Tutte quelle persone stipate su una spiaggetta minuscola, o intente a sgomitare in abito da sera davanti al buffet, terrorizzate all’idea che il vicino, russatore incallito, si aggiudichi l’ultima salsiccia, quei tipi felici di essere stati rinchiusi dieci ore su un aereo, attorniati da mocciosi urlanti, mi facevano venir voglia di vomitare.
Ecco perché mi sentivo in trappola e fumavo fino ad avere la gola in fiamme. Il sonno non mi dava più pace, era invaso da Harry in costume da bagno che mi obbligava a ballare la salsa in un night. Avrebbe continuato a tormentarmi finché non avessi ceduto. Dovevo riuscire a rassicurarlo, pur sbarazzandomi di lui. Restarmene a casa era fuori discussione. L’unica possibilità era andarsene, lasciare Parigi. Scovare un buco sperduto dove non avrebbe potuto seguirmi.
Un’ incursione nel mondo dei vivi era ormai inevitabile; la mia dispensa e il mio frigo erano disperatamente vuoti. Trovavo solo delle confezioni di biscotti scaduti – per la merenda di Ellie – e le birre di Niall. Ne presi una e la rigirai su e giù, prima di decidermi a stapparla. La annusai come se si trattasse di un calice di vino pregiato. Ne bevvi un sorso, e i ricordi affluirono.
Il nostro primo bacio aveva un retrogusto di birra. Quante volte ne avevamo riso? Il romanticismo non era il nostro forte, a vent'anni. Niall beveva solo birre scure, non gli piacevano le bionde.  La scelta delle nostre vacanze è stata influenzata dalla birra. A Niall era venuta voglia di passare qualche giorno in Irlanda. Poco dopo aveva però cambiato idea, sostenendo che la pioggia, il vento e il freddo l’avevano fatto desistere. In realtà, conosceva talmente bene il mio debole per il sole e l’abbronzatura da non obbligarmi a indossare felpe e giacconi in piena estate.
La bottiglia mi scivolò di mano e finì in frantumi sulle piastrelle.


Seduto alla scrivania di Niall, con un atlante davanti agli occhi, studiavo la cartina dell’Irlanda. Come scegliere la propria tomba a cielo aperto? Quale luogo avrebbe potuto darmi la pace e la tranquillità necessarie per restarmene a tu per tu con Niall e Ellison? Ignorando tutto di quel Paese, incapace di scegliere una destinazione qualsiasi, finii per chiudere gli occhi e puntare un dito.
Poi li riaprii con circospezione e avvicinai la testa alla pagina. Scostai il dito e decifrai il nome. Il caso aveva deciso un minuscolo paesino, dal nome a stento leggibile. Mulranny. Sarei andato in esilio a Mulranny.


Era arrivato il momento: dovevo annunciare a Harry che mi sarei trasferito in Irlanda. Mi ci erano voluti tre giorni per trovare il coraggio. Stavamo finendo di cenare, e io mi ero forzato di mandar giù ogni boccone per farlo contento. Stravaccato su una poltrona, sfogliava una delle sue brochure.
“Harry, lascia perdere gli opuscoli”
“Ti sei decisa?”
Balzò in piedi sfregandosi le mani.
“Dove andiamo?”
“Tu, non so, ma io vado a vivere in Irlanda.”
Cercavo di avere il tono più naturale del mondo. Harry boccheggiava come un pesce fuor d’acqua.
“Mi prendi in giro? Stai scherzando? Chi ti ha messo in testa un’idea del genere?”
“Niall, pensa un po’…”
“Ci siamo: è impazzito. Mi stai dicendo che è tornato dal mondo dei morti per dirti dove andare?”
“Non c’è bisogno di reagire così. A Niall sarebbe piaciuto andarci, ecco tutto. E io ci vado al posto suo.”
“Oh, proprio no.” Affermò Harry, perentorio.
“E perché?”
“Non puoi stare in un paese pieno di … di …”
“Di che?”
“Di rugbisti mangiapecore”
“Hai qualcosa contro i giocatori di rugby? Questa mi è nuova … Di solito non gli stacchi gli occhi di dosso. E poi credi che andare in Thailandia per stravaccarsi su una spiaggia sotto la luna piena e tornare con Forever Brandom tatuato sulla chiappa sinistra sia molto meglio?”
“Uno a zero per te, strega… ma non c’è paragone. Sei già messa male, così finirai per diventare un caso irrecuperabile.”
“Piantala ho deciso che starò qualche mese in Irlanda, non ho chiesto il tuo parere.”
“Non contare su di me come accompagnatore.”
Mi alzai e mi misi a sistemare tutto quello che mi capitava sottomano.
“Ottimo nessuno ti ha invitato. Sono stanco di avere un segugio alle calcagna. Mi soffochi!” gridai, fissandolo.
“Sta’ pur certo che lo farò di nuovo tra pochissimo.”
Scoppiò a ridere e, senza distogliere lo sguardo, si accese una sigaretta.
“E lo sai perché? Perché ti concedo al massimo due giorni. Poi tornerai con la coda tra le gambe e mi supplicherai di portarti al sole.”
“Pensa quello che ti pare, ma lo faccio solo per cercare di guarire.”
“Sbagli metodo, ma almeno mi sembri bello carico.”
“Non ce l’hai, oggi, un amichetto che ti aspetta?”
Non sopportavo più la sua aria indagatrice. Harry mi si avvicinò.
“Vuoi che vada a festeggiare il tuo nuovo capriccio?”
Poi la sua espressione si fece più seria. Mi posò le sue grandi mani sulle spalle e mi fissò dritto negli occhi.
“Stai cercando di venirne fuori?”
“Direi di si.”
“Quindi sei d’accordo anche tu che tra i tuoi bagagli non deve esserci neanche una camicia di Niall, neanche un peluche di Ellison, e che devi portare solo i tuoi profumi.”
Ero caduto nella mia stessa trappola. Avevo mal di pancia, di testa, di pelle. Impossibile sfuggire ai suoi occhi verdi come lo smeraldo. Le sue dita mi stritolavano le spalle.
“Certo che voglio star  meglio. Mi separerò  a  poco a poco dalle loro cose, dovresti essere contento, è da un pezzo che mi dici di farlo.”
Per non so quale miracolo, la mia voce non si era incrinata. Harry tirò un profondo sospiro.
“Sei un irresponsabile, non ce la farai mai. Niall non ti avrebbe mai permesso di lanciarti in un impresa simile. Va bene, stai tentando qualcosa per venirne fuori, ma per favore lascia perdere ci inventeremo dell’altro. Ho paura che tu sprofonda nella depressione.”
“Non intendo cambiare idea.”
“Và a letto, ne riparliamo domani.”
Fece una faccia sconsolata, mi abbracciò  e si avviò alla porta, senza aggiungere nessuna parola.

La gente felice legge e beve caffè||Ziall/Ziam/Larry||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora