Capitolo 2 parte 2

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Dopo essere scappato dall’ospedale, il giorno della loro morte, non ci ero più tornato. Sotto lo sguardo inorridito dei genitori di Niall e dei miei avevo annunciato che non sarei stato presente alla chiusura delle bare. I miei suoceri se ne erano andati sbattendo la porta.

“Zayn, hai perso completamente la testa!” era sbottata mia madre.

“Mamma, non ce la faccio, è troppo per me. Se li vedo sparire dietro un coperchio, allora vuol dire che è finita.”

“Niall e Ellie sono morti”, mi aveva risposto. “Devi accettarlo.”

“Piantala! E non ci sarò nemmeno al cimitero, non voglio vederli andar via.”

Avevo ricominciato a piangere, voltando loro le spalle.

“Come?” era esploso mio padre.

“Fa’ il tuo dovere”, aveva aggiunto mia madre. “Vieni e non fare tante storie.”

“Il mio dovere? Proprio voi parlate di dovere? Io me ne frego!”

Mi ero girato di scatto verso loro. La rabbia aveva preso il sopravento sul dolore.

“E’ così, che ti piaccia o no: hai delle responsabilità e devi assumertele”, aveva risposto mio padre.

“A voi non importa un bel niente di Niall, di Ellison e di me. A voi interessano solo le apparenze. Mostrare una famiglia distrutta.”

“Ma è quello che siamo” aveva replicato mia madre.

“No! L’unica famiglia che ho avuto, l’unica mia vera famiglia, l’ho appena persa.”

Mi mancava il fiato, ansimavo. I miei occhi non smettevano di fissarli. Avevo cercato un segno di rimorso sul loro volto, senza risultato. Avevano una facciata a prova di bomba.

“Non usare questo tono con noi, siamo i tuoi genitori”, aveva replicato mio padre.

“Fuori!” avevo urlato a quel punto, indicando la porta. “Fuori da qui!”

Mio padre si era avvicinato a sua moglie, l’aveva presa per un braccio e l’aveva trascinata verso l’uscita.

“Fatti trovare pronto, passeremo a prenderti”, mi aveva intimidito lei, prima di eclissarsi.

Ed erano ricomparsi con una puntualità svizzera. Non avevano ascoltato una parola di quello che avevo detto. Spossato com’ero, non avevo avuto la forza di oppormi. Senza la minima dolcezza, mio padre mi aveva costretto a vestirmi, e mia madre mi aveva spinto dentro l’auto. Davanti alla chiesa, mi ero allontanato da loro per gettarmi tra le braccia di Harry. Da quel momento non l’avevo più lasciato. All’arrivo dei carri funebri, avevo nascosto il viso contro il suo petto. Per tutta la cerimonia, Harry mi aveva parlato all’orecchio, raccontandomi quello che era successo negli ultimi giorni. Era stato lui a scegliere i loro ultimi abiti. Il vestitino a fiorellini di Ellison; il peluche che le aveva posato accanto; la cravatta grigia di Niall, l’orologio che gli aveva messo al polso, quello che gli avevo regalato io per i suoi venticinque anni. Con Harry avevo percorso il tragitto fino al cimitero. Ero rimasto sempre in disparte finché si erano avvicinati i miei genitori. Mi avevano porto dei fiori e mio padre aveva detto:” Harry, aiutalo tu. Deve farlo. Non è il momento di fare i capricci”.

La mano di Harry aveva stretto la presa che aveva sulla mia spalla.

“Non per i tuoi genitori, ma per te, per Niall e per Ellie.”

La gente felice legge e beve caffè||Ziall/Ziam/Larry||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora