Capitolo 6

5 0 0
                                    

Tutto quello che dovevo fare era lanciare il microchip sotto i loro piedi, ma per farlo avevo bisogno di avvicinarmi parecchio.

Controllo che tutto sia tranquillo, chiudo il borsone ed esco.

Ora ho tre opzioni:

Opzione A; mi arrampico su un albero è getto il microchip.
Opzione B; creo un diversivo è getto il microchip.
Opzione C; lancio il microchip è scappo.

Tentiamo con l'opzione A.

Sposto il borsone dietro la schiena è cerco di salire su un albero, con scarsi risultati. Il buio non aiuta e non posso portare la fiaccola con me, mi vedrebbero. Ma potrei usarla come diversivo.

Prendo in fretta la fiaccola è cammino a passo svelto verso quelli che credo siano soldati, quando mi vedono arrivare caricano le pistole e mi ordinano di stare ferma, prendo la fiaccola è corro in torno a loro formando un cerchio con le fiamme, stavo per lanciare il microchip quando due uomini balzarono fuori le fiamme e vennero verso di me.

Lì capii di aver fatto una stronzata.

Cominciai a correre, mi introdussi nella foresta.
Sentivo i ramoscelli graffiarmi il viso, i capelli che di tanto in tanto si impigliavano tra l'edera, i polmoni che mi bruciavano come non mai.

Improvvisamente sentii dei colpi di pistola, uno mi sfiorò il viso, mi sfuggì un gemito di dolore, portai la mano verso lo zigomo è sentii una sostanza acquosa colarmi in volto, sangue.

Distratta dalla ferita per poco non inciampai, mi girai in direzione di quelle persone, adesso solo una aveva la pistola puntata contro di me.

Continuai a correre il più velocemente possibile, ero quasi arrivata alla fine della foresta che terminava con una cascata che era inesplicabile da notare, se fossi caduta da un altezza del genere, molto probabilmente sarei morta.

Continuo a sentire le urla di quei due uomini che mi intimano di fermarmi, continuai a correre sempre di più, e per mia sfortuna la fine si faceva sempre più vicina.

Non feci in tempo a fermarmi che un colpo di pistola alla spalla mi colpì.

Inciampicai cadendo dal baratro, e l'impatto che ebbi con l'acqua mi fece perdere i sensi.

«Merda! L'abbiamo persa, non riusciremo mai a scendere con le attrezzature che abbiamo!» Disse l'uomo armato, vestito di nero.

~

Improvvisamente mi ritrovai in una camera tutta di colore bianco, ero distesa su un letto mi alzai di scatto non appena sentii la voce di Thomas. Era solo una voce perché lui non era lì.

Continuava a chiamare il mio nome, io gli rispondevo ma lui sembrava non accorgersi della mia voce ne tantomeno della mia presenza, allora decisi di distendermi di nuovo sul letto e stetti in silenzio, dopo una decina di minuti di completo silenzio cominciò a chiamarmi di nuovo.

Ma stavolta c'era qualcosa di diverso nel suo tono di voce, era ansioso, aveva pura.

«Artemisia.» Disse.
«Artemisia!» Disse di nuovo.
«Ascoltami, tutto questo non è reale. Devi svegliarti, hai capito? Svegliati!»

Volevo rispondergli, ma a come tentai di aprir bocca, cominciai a vomitare acqua.

«Artemisia, reagisci! Devi svegliarti!» Continuo a dire lui.

Vomitai senza sosta, dovevo svegliarmi e non sapevo come fare.

Chiusi gli occhi, li strinsi è cercai di ricordare quale fosse l'ultimo ricordo che avevo. Stavo correndo... e poi.. sono caduta in acqua.

Aprii di colpo gli occhi è cominciai a vomitare tutta l'acqua che avevo bevuto, appena finito realizzai di trovarmi su terra ferma.

La corrente deve avermi portata a riva, facevo ancora fatica a respirare così mi distesi per riposarmi un po'.

Era quasi l'alba, si potevano udire gli uccellini cinguettare, l'aria fresca di prima mattina che ti accarezza il viso, e il rumore piacevolmente fastidioso dei grilli.

Era tutto così dannatamente piacevole, che mi lasciai andare è caddi in un sonno profondo.

~

Al mio risveglio era di nuovo l'alba.

Avrò dormito tutto il giorno, avevo la gola secca e un mal di testa atroce.

Lentamente mi misi seduta e improvvisamente una fitta alla testa mi colpì.

Cercai di alzarmi e per poco non caddi, mi portai una mano alla testa e quando la abbassai, notai che era sporca di sangue.

Avrò sbattuto la testa da qualche parte.

Mi avvicinai all'acqua nella speranza di poterla usare come specchio, ma fu al quanto complicato e inutile, mi diedi un occhiata veloce ed ero tutta sporca di terriccio, avevo foglie e ramoscelli nei capelli e puzzavo di palude, mi guardai meglio introno, mi trovavo agli inizi di un bosco.

Prima di proseguire però, decisi di darmi una pulita.

Tolsi la maglietta, i pantaloni e le scarpe, mi immersi nell'acqua e ci stetti per una decina di minuti, poi mi ricordai del borsone che mi aveva dato Ecate, così, di fretta uscii dal lago è cominciai a cercare il borsone fino a quando non lo notai in riva a qualche metro di distanza, strizzai i capelli e mi diressi verso il borsone che era stranamente asciutto, così come le cose al suo interno.

trovai una coperta che usai per asciugarmi, la strinsi intorno al corpo è cercai dei vestiti asciutti.

Indossai i jeans, la canottiera grigia e la giaccia verde militare. Erano dei vestiti maschili, mi stavano leggermente larghi.

Poi presi dal borsone una borraccia rivestita in pelle e la riempii d'acqua, ne bevvi un sorso e la misi al collo a mod di borsa e mi addentrai nella foresta.

~

Camminai per circa un'ora in cerca di un posto dove potermi riparare per la notte, ma non trovai nulla.

Continuai a camminare per circa un miglio, e quando stavo per tornare indietro, qualcosa colse la mia attenzione.

may I?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora