7.

2.8K 129 4
                                    

Era ormai passata qualche settimana e finalmente la consapevolezza che la loro non fosse una cottarella improvvisa iniziava a farsi spazio tra le insicurezze di lei. Spesso capitava che dormissero insieme, lei lo seguiva ogni volta che poteva nella produzione dei pezzi e lui adorava osservarla mentre faceva ciò che più amava fare, ballare. La trovava sensuale anche mentre eseguiva le coreografie più sentimentali e la percepiva sensuale anche nei pezzi che meno mettevano in mostra quel suo lato. Si metteva sempre a guardarla tramite la vetrata sullo sfondo della sala, in maniera tale che potesse avere la visione completa dell'esibizione, perché la vedeva di spalle ma riusciva a guardare anche il suo riflesso nello specchio nella parte opposta, quella era diventata la sua postazione preferita.

Purtroppo, quella serenità nella vita tormentata di lui, nonostante lo avesse voluto con tutto se stesso, non sarebbe potuta durare a lungo.

"Salve, mi scusi non si allarmi, ho trovato questo telefono a terra e lei era tra i contatti di emergenza, appartiene ad una ragazza credo, la stanno portando via con l'autoambulanza" disse tutto d'un fiato un signore, a lui, sconosciuto dall'altra parte del telefono
"Oddio Enula" esclamò lui sconvolto per poi attaccare la telefonata

Gli crollò il mondo addosso, la sua migliore amica, l'unica persona che era riuscita a capire a pieno il suo mondo contorto, perché ne faceva parte anche lei, l'unica persona che era riuscita a convincerlo ad affrontare la vita dopo la morte della sorella, la sua compagna di musica, di merende, di serate e di avventure, era in pericolo e lui non poteva fare niente per aiutarla

"Ma che ti hanno detto?" Chiese Giulia, alla quale lui aveva raccontato tutto
"Giù cazzo te l'ho detto duecento volte, hanno detto che devo aspettare l'orario di visita, che ora non è il caso che io vada" rispose lui innervosito
"vabbè tranquillo speriamo si risolva" provò a dire lei aumentando ancora di più l'inquietudine di lui

Era strano che non riuscisse a consolarlo, lei sapeva sempre come prenderlo, come aiutarlo, cosa dire nei suoi momenti di difficoltà, ma quella volta, per lei, era impossibile trovare le parole giuste. Probabilmente se invece di sentirsi in colpa per non essere riuscita a confortarlo con le parole, lo avesse abbracciato, si sarebbe risparmiata la discussione che avevano iniziato a fare ma, in quel momento, non ci pensò e si maledì per non essere stata all'altezza di aiutarlo in quella situazione.
"Davvero giù? Si risolve?" Chiese lui "la mia migliore amica è in ospedale, io glielo dico sempre di andare piano con quel cazzo di motorino di merda" aggiunse "ora devo andarla a trovare, devo farle forza, io, io che gli ospedali li odio e mi sento morire appena ci metto piede" continuò a sbraitare
Lei non disse nulla, abbassò la testa, erano mesi che non lo faceva, ma tra lui che le urlava e il suo sentirsi in colpa per non averlo compreso era l'unica via d'uscita che riusciva a trovare.
"Vabbè dai lasciamo stare, grazie per avermi capito e per l'aiuto" disse lui visibilmente innervosito per poi sbatterle la porta in faccia lasciandola sola

Nel frattempo era finalmente arrivato il tanto atteso orario delle visite, si era già pentito di non aver voluto Giulia al suo fianco in quel momento così delicato ma era troppo preso dall'accertarsi che l'amica stesse bene per pensare a quanto fosse stato stupido ad urlarle contro perché non era riuscita a capire il suo momento di debolezza

"O stronzetto sto da Dio non devi preoccuparti" disse Enula vedendo Sangio affacciato alla sua camera d'ospedale
Aveva la faccia terrorizzata, lui non piangeva mai, ma lei lo sapeva quando dentro di lui ci stava la tempesta e quello era uno di quei momenti
"Se ti dico che domani vendo il motorino me lo fai un sorrisetto?" Aggiunse lei nella speranza di tranquillizzare l'amico, che, finalmente, le sorrise
"Al telefono non mi dicevano niente, mi hai fatto preoccupare" disse lui, ora più sereno perché certo che l'amica stesse meglio
"Sto bene sangio, grazie per essere venuto qui da me, lo so che gli ospedali ti mettono l'angoscia, perdonami per averti fatto preoccupare" rispose Enula, adesso più seria, dopo averlo fatto calmare
Lui evitò di risponderle, non voleva continuare a parlare di quel discorso, pensava fosse giusto essere lì, lei non lo aveva mai lasciato solo e neanche lui lo avrebbe mai fatto con lei.
"Facciamo così, vado a prendere due belle vaschette di gelato e ce le mangiamo qui" propose lui
"Va bene ma corri, che l'orario di visite dura poco più di un'ora" rispose Enula
"Pistacc.." fece per aggiungere l'amica
"Pistacchio e Nocciola, lo so sorellì" rispose lui
Non poteva trovare nomignolo diverso, lui una sorella la aveva avuta e sarebbe stata per sempre nel suo cuore ma lei era per lui un punto di riferimento e sempre lo sarebbe stato.

Art Academy ||SangiuliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora