prologo

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Mi sento continuamente soffocata dai sguardi altrui, mi giro e rigiro ma questa sensazione non scompare, anzi aumenta. Come quando stai facendo un incubo da cui non riesci a scappare, continui a tentare di svegliarti m è inutile perché nonostante tutto vieni risucchiata all'interno.

<signorina, hai intenzione di deliziarci della tua attenzione oppure vuole uscire da qui> è la voce dell'insegnante di filosofia che mi risveglia dai miei pensieri, salto dallo spavento e guardo il prof,< mi scusi prof ma stavo pensando a questa convenzione dell'amore platonico, di come Platone creda che l'amore sia il sentimento più puro esistente in questo mondo, ma penso che lui non abbia mai provato l'amore mondano ma solo quello divino. Nella vita reale l'amore è una bestia oscura, che ti attanaglia il cuore con i suoi artigli, piano piano te lo spezza in piccole cellule che con il tempo scompaiono. Einstein ha detto che nulla si crea e nulla si distrugge ma si sbaglia perché le persone ti distruggono, lentamente e in modo impercettibile, ma tu scomparire da questo mondo senza lasciare tracce> dico senza accorgermi realmente di cosa sto dicendo, alzando lo sguardo vedo tutta la classe scioccata.

<Signorina le faccio i miei complimenti per il suo pensiero, è la prima alunna che segue le lezione e in particolare che sviluppi un ragionamento del genere. Brava, ora tutti voi svolgete un saggio sull'amore platonico e farete dei paragoni. Vi concedo, ci vediamo giovedì >

Detto questo il prof raccoglie le sue cose ed esce dall'aula. Io rimango ancora un pò all'interno dell'aula in modo da far uscire gli altri, non mi è mai piaciuto trovarmi rinchiusa in un piccolo spazio pieno di sguardi che vogliono solo giudicarti, da avvoltoi che girano attorno a te con sguardo affamato, pronti a staccare dal tuo corpo ogni traccia di umanità che ti rimane addosso. Dopo che si sono lamentati per il compito assegnato dall'insegnante e passati 10 minuti finalmente l'aula si libera.

Non capisco perché le persone sprecano il loro tempo per lamentarsi, ma in particolare per trovare un modo per uccidere una persona poco alla volta. Molte volte mi sento il centro delle loro attenzioni, come se fossi il clown del circo, che non aspettano altro che sentire quale stronzata dirà per umiliarlo con le parole trattandolo come un oggetto e poi come se non bastasse lanciargli dei pomodori che per loro è divertente visto che il clown ha un sorriso stampato in faccia. Ma quella è solo una maschera, un trucco che è stato obbligato ad indossare se vuole guadagnare qualcosa per sfamare i suoi figli. Quel suo sorriso equivale alla credenza delle persone che hanno per Dio, ovvero un qualcosa di cui non possiamo avere esperienza quindi non possiamo conoscere, come disse Kant, un postulato senza il quale l'essere umano non esisterebbe e non saprebbe come fare.

Come disse Pascal all'uomo viene "proposta" la possibilità di scegliere se scommettere sull'esistenza di Dio oppure no, ma conviene tentare. Questa è la vita di cui godiamo, ci viene proposto di scegliere se indossare sempre un sorriso o mostrare al mondo che soffriamo, ma questo è fallace perché se mostri la tua sofferenza gli uomini infliggeranno di più sul tuo dolore poiché aumenta la loro felicità. L'unico modo per "sopravvivere" in questa realtà è fingere che tutto vada bene, se ti mostri debole cadrai, ma scegliere la prima scelta vuol dire suicidarsi; perché scomparirai da questo mondo senza accorgertene.

Mi incammino verso la mensa della scuola per mangiare qualcosa, mi metto in fila << Rosa, Rosa, siamo qui, vieni ti abbiamo preso noi il pranzo>> stavolta è la voce delle mie amiche ad attirare la mia attenzione, ma non solo la mia, così decido di incamminarmi verso il loro tavolo. Loro per me sono le mie ancore, quegli oggetti che mi stanno tenendo a galla, senza di loro sarei già morta da tempo.

< si Sissi, sto arrivando, potevi mandarmi un messaggio invece di fare un annuncio scolastico>> dico mentre mi siedo alla mia amica bassina,

<< ma infatti, Rosa, glielo avrò detto mille volte. Ma è da stamattina che è eccitata >> dice sbuffando Aurora,

<< che rompi palle che siete, mi sembra di parlare con la mia prozia vergine che non vede un uccellino dalla resuscitazione di Gesù>> dice Sissi sempre con il suo tono di voce elevato che fa girare metà scuola, sono tentata nel ficcargli la mela nella bocca. Probabilmente notando il mio sguardo omicida alza le mani in segno resa.

<< Rosetta, devi sapere questa novità>> mi richiama Aury a cui io dedico completamente la mia attenzione, << allora non crederai mai da chi andrà domani Sissi>> mi dice, lei sa cosa penso di questa cosa

<< Ancora da lui Sissi, ti avrò detto almeno mille volte che ti sta solo usando. Litigate e va a farsi le quattordicenni nei parchi, manco un minimo di dignità hai per te stessa>> dico infuriata senza collegare cervello e bocca.

<< Sarà anche che mi utilizzi ma almeno io una persona che sa della mia esistenza, che ci tiene a me e che si sente attratta da me c'è l'ho>> mi dice arrabbiata e io sento una lama che mi trafigge il cuore, prendendo un altro pezzo di me e della mia anima.

Una cosa del genere me l'aspettavo da tutti, ma non da lei dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme, forse io ho esagerato ma rinfacciarmi il mio passato è troppo.

Incazzata e ferita mi alzo velocemente dalla mia sedia e scappo da quel posto, ignorando i continui richiami della mia amica. Inizio a correre per scappare dal buio che sta iniziando a circondarmi, corro fregandomene anche di guardare prima di attraversare la strada, corro fino a non avere più fiato in corpo. Non mi accorgo che fuori sta piovendo finché non mi richiudo alle spalle la porta di casa mia, per sicurezza prendo un mobile e lo sposto davanti in modo che nessuno possa entrare.

Senza accorgermene mi incammino facendo strisciare i piedi sul pavimento verso il mio luogo sicuro, l'unico posto in cui posso far uscire il mio dolore senza essere giudicata, un luogo in cui vedo le mie paure e insicurezze scorrono fino a formare un piccolo lago. Vedo tutto il Rubrum attorno a me e sorrido perchè finalmente sono felice dopo tanto tempo. Sento un tocco gentile attorno al mio corpo che mi sta accompagnando nel mondo in cui sono libera, percepisco dei piccoli artigli che entrano nella mia tenera carne che da un bianco latte, pulito e puro si macchia di rubrum, non che il peccato più grave che esiste in questo mondo. Non ho paura dell'Inferno ne della morte perché sono ormai finita nell'oblio, una camera infinita, il peggior modo per pagare i proprio peccati da vivi e da morti. Vedo dall'altra parte della porta il Diavolo tremare mentre guarda qui dentro, non ha più il controllo di se stesso e inizia a piangere per il terrore di finirci dentro.

Se Lucifero, l'angelo che disubbidì agli ordini divini ha paura di tale luogo, come posso io umile mondana essere felice? 

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Questo è il prologo di passions.

Cosa ne pensate? Spero vi piaccia, questo libro per me ha un significato molto importante, per scriverlo mi sono ispirata a una storia vera, che è ancora in corso di svolgimento. Tutto il dolore descritto è vero e puro.

Ho usato per ora due parole latine, perché mi sono detta; io ormai la studio come lingua, quindi usiamola per spiegare dei concetti che non sono spiegabili con l'italiano.

Passions: verbo latino da patio e patior verbo greco. Termini arcaici usati per esprimere un dolore profondo invisibile 

Rubrum: sostantivo della 2° declinazione, vuol dire rosso

Penso che abbiate capito cosa sia successo. Per qualsiasi dubbio chiedete o scrivetemi su insta che rispondo sempre. Ci vediamo il 15 Giugno con l'uscita del libro.

All the love, Eya 

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