18. Dentro un incubo

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Il suo corpo si mosse automaticamente, senza che gli venisse impartito alcun comando. Le sue gambe scattarono all'improvviso, senza dargli il tempo di ragionare, di riflettere, di pensare.

Zayn si ritrovò a correre lungo la galleria quasi senza rendersene pienamente conto, in un gesto automatico, istintivo, dettato dall'ansia e dalla paura.

Non si preoccupò del buio assoluto che lo circondava, né delle creature mostruose che vi erano nascoste. Non badò al rumore dei suoi passi che rimbombava fin troppo all'interno della galleria, e non pensò che in quel modo avrebbe potuto attirare facilmente l'attenzione.

Non ci pensò, perché in quel momento nella sua mente c'era una sola e unica preoccupazione, un solo e unico pensiero.

Liam.

Liam.

Solo Liam.

Il suo nome si ripeteva con insistenza nella sua testa, in un mantra doloroso e dilaniante. Le sue urla e i suoi lamenti rimbombavano nel suo cervello, pugnalandolo insistentemente, facendo vibrare ogni parte del suo corpo.

Un peso all'altezza del cuore gli comprimeva il petto, lo appesantiva minacciando di rallentargli i passi, di trascinarlo verso il basso e farlo sprofondare nelle viscere di quell'oscuro regno di tenebre.

Zayn avrebbe davvero voluto sbagliarsi, desiderava con tutto se stesso che quello che stava urlando in quel modo non fosse Liam. Lo desiderava così tanto. Ma Zayn sapeva che era lui, lo sentiva, l'avrebbe riconosciuto ovunque e in qualunque modo.

E più quell'orribile consapevolezza aumentava dentro di lui, più Zayn sentiva la paura crescere, colpirlo, ucciderlo a poco a poco.

Corse fino allo stremo delle forze, senza alcuna intenzione di rallentare il passo. Rischiò più volte di andare a sbattere contro le pareti viscide del tunnel buio, nonostante si aiutasse con le mani protese davanti a sé. Seguì il suono straziante di quelle urla, tentando di indovinare da dove provenisse, e svoltò talmente tante volte da perdere completamente il senso dell'orientamento.

Perché Liam stava gridando in quel modo? Che cosa gli stavano facendo? Chi?

Zayn non ne aveva la più pallida idea, ma la sua testa era un continuo e insistente brulicare di infinite e spiacevoli ipotesi.

E più sentiva quelle urla intensificarsi, più si sentiva sprofondare nella fossa della paura. Ad ogni verso di dolore, la pelle gli si accapponava, i brividi lo scuotevano dalla testa ai piedi, il corpo tremava, le ginocchia minacciavano di cedere. Ad ogni lamento, il cuore perdeva un battito, il respiro gli si mozzava in gola.

Zayn tentò di scacciare dalla mente tutti gli orribili scenari che la sua immaginazione stava creando, scenari che vedevano Liam in balia di quelle spaventose creature che l'avevano inseguito nei tunnel.
Immaginò esseri orribili e mostruosi, intenti a fargli del male in chissà quanti modi concepibili.

Doveva raggiungere Liam, a qualunque costo. Doveva aiutarlo e doveva fare in fretta.

Corse, seguendo il suono di quei lamenti disperati che rimbombava con violenza e rimbalzava tra le pareti delle gallerie. La morsa che gli stringeva lo stomaco non faceva altro che aumentare secondo dopo secondo, le orecchie gli ronzavano fastidiosamente, martellandogli il cervello, e il cuore pompava con ferocia nel suo petto.

La preoccupazione e la paura aumentavano ad ogni passo, alimentate da quelle urla di dolore che gli stavano lacerando l'anima in una lenta e sofferente agonia.

Zayn continuò a correre, svoltando ripetutamente, cambiando direzione diverse volte, percorrendo una miriade di tunnel bui e infiniti, mentre quei lamenti e quelle urla si intensificavano sempre di più, si facevano sempre più vicini, sempre più vividi.

The Experiment || Ziam Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora