Capitolo Quarto
S’incontrarono molte volte nei mesi che seguirono. Durante le ore morte, con il freddo e con la pioggia, presero l’abitudine di vedersi nel cortile, lontani da occhi indiscreti. All’autunno seguì l’inverno, all’inverno un’altra primavera ed un’altra estate ancora.
Marius le insegnò più parole di quante la ragazza avesse mai potuto immaginare di poter imparare in una sola vita e lei le regalò il suo tempo, i suoi sorrisi e la sua dedizione. Imparò a conoscerlo, a leggere qualsiasi cosa attraverso i chiari occhi verdi e così lui l’ascoltò, in silenzio, senza paura la lasciò parlare di sé, del proprio passato, di quello che voleva ricordare.
Tutto il proprio tempo libero dagli allenamenti con suo padre Marius lo passava con lei, dimenticò l’esistenza delle altre donne, perse interesse verso le loro abitudini frivole, i gioielli tintinnanti ed i capelli raccolti. La guardava e sapeva di aver trovato un compagno, qualcuno che capisse a fondo i suoi doveri e le proprie paure.
A volte leggeva per lei, insegnandole quando poteva e la ragazza lo lasciò entrare, lo lasciò guardare i tesori che nascondeva. Non lo rifiutò la notte che, per caso, la scoprì a cantare nel peristilio desolato canzoni imparate durante le lezioni di sua sorella Giulia. Si abituò alla sua presenza, cantò per lui più volte di quante il ragazzo riuscisse a ricordare, i piedi immersi nell’acqua fredda del laghetto e lui sdraiato sulla panchina alle sue spalle.
La sua voce, prodigiosamente delicata quanto quella di sua sorella era stentata e sofferente, leniva le sue preoccupazioni, allontanava il dolore pungente dei muscoli e dei tagli sul corpo. Vedeva la linea gentile del collo oltre la treccia ramata e riusciva ad illudersi che sarebbe durato per sempre, che sarebbe rimasta al suo fianco. Se solo glielo avesse chiesto.
S’innamorò di lei prima di potersene accorgere.
L’amò in silenzio per mesi, con una tranquillità che il suo cuore non aveva mai conosciuto. Non seppe mai dire quando i suoi sentimenti erano diventati tanto veri, tanto profondi, ma di nuovo la primavera era tornata per la terza volta da quando si erano conosciuti e l’allenamento di Marius era volto al termine.
Aveva sempre saputo di dover partire, di dover dire addio a tutto ciò che aveva sempre amato e conosciuto, e, nonostante l’emozione di poter finalmente servire l’impero come suo padre prima di lui, la salutò con la morte nel cuore.
- Parto domani mattina. – le disse una calda notte di maggio, la voce più roca di quanto ricordasse.
- Lo so. – sorrise dolcemente la ragazza al suo annuncio, quasi fosse sempre stata pronta, ma Marius poteva vedere un’ombra leggera nel fondo delle iridi d’oro, qualcosa che Claudia non avrebbe mai confessato.
Non erano mai stati così vicini come ora che si sarebbero separati per un tempo indefinito, Marius avrebbe voluto toccarla, prenderla fra le braccia, ma aveva paura di un suo rifiuto più di qualunque gladio affilato.
- Starò bene. Ma tu promettimi di impegnarti, di dare tutto te stesso. Sei l’uomo più forte e coraggioso che abbia mai conosciuto, dimostralo al mondo. – continuò con un filo di voce, stava sorridendo, ma poteva sentirla tremare.
- Lo prometto. – sussurrò Marius, curiosamente vicino alle labbra rosee della ragazza, per la prima volta il respiro di lei scaldò le sue labbra, aveva aspettato anni per quel bacio anche se cosciente che, una volta dato, non sarebbe mai più tornato indietro. Sarebbe rimasto con lei, insieme a quel suo cuore che batteva disperato nel petto.
Estel quasi si abbandonò a quel calore, alla luce ardente dietro i profondi occhi verdi, ma non gli avrebbe mai fatto qualcosa di tanto crudele. Non l’avrebbe legato a sé per scoprire di non poterlo avere, di doverlo guardare vivere e morire inseguendo qualcosa di effimero, di inaccettabile. Nutriva troppo rispetto per Marius e per la sua famiglia.
Lo amava così forte eppure era l’unico uomo che non sarebbe mai stato suo.
- No … non possiamo. Non sarebbe giusto. – sorrise appena, faceva male, ma guardò gli occhi di lui abbassarsi, un sospiro lasciare le labbra chiare e piene. Lo sapeva, lo sapevano entrambi.
- Hai ragione. – rispose il ragazzo con la voce bassa, profonda da uomo qual’era diventato ed Estel si stupì di quanto quelle parole l’avessero ferita. Che cosa si aspettava? Che andasse contro tutto ciò che conosceva per amarla? Di nuovo stava solo sognando.
- Addio … Estel. Ti prego, abbi cura di te e di questa casa. – si allontanò a malincuore, nonostante riconoscesse l’assennatezza di quelle parole non poté negare quanto profondamente l’avessero ferito. La ragazza non rispose, limitandosi ad annuire, un sorriso che ancora aleggiava sulle labbra rosee ora distanti come erano sempre state.
Lo guardò darle le spalle e allontanarsi dal cortile fino a sparire all’interno della villa. Quelle spalle larghe, forti, sembrava potessero sopportare il peso del mondo intero ed Estel sapeva che sarebbe stata l’ultima volta che le vedeva.
- Addio … - ma non poté fermare le lacrime ascoltando i passi decisi degli schinieri sul marmo, lo stava lasciando andare.
STAI LEGGENDO
Son of Rome
Historical FictionRoma. Epoca neroniana. Marius Titus è un giovane aspirante legionario, nato e cresciuto fra gli agi di una nobile famiglia romana, presto conoscerà il sapore amaro della guerra e della sconfitta in terre lontane, ma non tutto è ancora perduto. Un in...