Capitolo Quinto
Non gliel’avrebbe mai detto, ma quell’addio velato di lacrime Marius riuscì a sentirlo e lo portò con sé negli anni a venire come un amuleto, un tesoro che nessuno avrebbe più potuto sottrargli.
Partì sotto il sole di Maggio, la famiglia che lo salutava dai pochi gradini di marmo del cortile esterno dopo aver distribuito a ciascuno un lungo abbraccio, tranne lei. La vide sorridere in uno sguardo fugace dietro le spalle di sua sorella Giulia, i brillanti occhi d’oro chiari come pietre al sole del mattino, ma non disse una parola. Sollevò una sola mano per salutarlo forse per anni, forse per sempre.
Cosa poteva dirle se non poteva neppure confessarle quel suo amore mancato? Avevano compiuto una scelta.
Marius trascorse tre lunghi inverni come legionario del terzo reggimento nella provincia a cui era stato assegnato. Tenne fede alla promessa che le aveva fatto distinguendosi per forza e dedizione, guadagnandosi il rispetto di compagni e superiori con le proprie doti di soldato e con la saggezza che suo padre gli aveva trasmesso.
Alcuni giorni erano buoni, altri meno. Nonostante stesse finalmente mettendo le prime pietre sulla strada che sempre per sé aveva voluto costruire sentiva la lontananza diventare via, via più pesante. Riceveva molte lettere da sua madre, ma nessuna recava mai il nome di Claudia, né lasciava intuire che fosse ancora con loro.
L’amore che pazientemente, per anni aveva custodito come un gioiello prezioso stava cedendo il posto al dubbio. Cercò di prepararsi al peggio, mentendo spudoratamente pur di nascondere l’inquietudine, eppure si sentiva a disagio quando i suoi compagni parlavano dell’amore lasciato in patria, delle mogli ad attenderli nel talamo. Marius aveva amato una sola donna, ed era anche l’unica che non sarebbe mai stata sua.
La notizia del suo temporaneo congedo arrivò una mattina di Giugno. Prima di venire riassegnato ad Alessandria d’Egitto avrebbe ottenuto un mese di congedo per tornare in famiglia, premio per la condotta eccellente e la straordinaria dedizione.
Per prima cosa scrisse a suo padre comunicandogli la notizia che sarebbe tornato a breve, poi poté finalmente tornare a sperare.
Approdò a Roma verso la fine del mese e, con l’armatura ancora indosso si diresse verso la villa. Era tutto proprio come lo aveva lasciato tre anni prima, persino le porte incautamente aperte sulla strada.
Vide suo padre di spalle sulla soglia e per attimo assaporò l’istante in cui l’avrebbe riconosciuto. Quasi mise mano al gladio Leontius nel voltarsi, cipiglio che mutò in sorriso quando Marius avanzò nella luce del mattino.
- Padre … -
- Marius? – esclamò l’uomo in risposta, quei tre anni non erano stati clementi con lui, sembrava più vecchio, più stanco.
- E’ bello rivederti. Allora, come ti sembro? Un vero soldato romano? – ghignò Marius facendosi avanti, l’elmo ancora sotto il braccio destro.
- Ti trovo bene, figlio mio. Bentornato a casa. Bentornato a casa. – sottolineò con un abbraccio strappandogli un largo sorriso, non c’era nulla al mondo che avrebbe potuto ripagarlo più dell’orgoglio di suo padre. L’uomo che più aveva stimato ed amato. Si lasciò guardare un istante assaporando ancora quello sguardo, sapeva quanto fosse fiero di lui e non poteva che esserne grato.
- Sai già dove sarai riassegnato? –
- Alessandria. – rispose con un cenno d’assenso, non che ne andasse davvero fiero.
- Ah, Alessandria. È una provincia piuttosto pacifica. Tua madre ne sarà felice. – sorrise suo padre riprendendo a camminare, quella scelta lo irritava, era difficile nasconderlo.
- Non mi sono arruolato per crogiolarmi al sole, padre. Voglio combattere. Come hai fatto tu. Per l’Impero. – si affrettò a dire, ma Leontius sembrò quasi preoccupato nonostante il fiero sorriso sul volto stanco.
- A tempo debito, figlio mio. A tempo debito. – sorrise afferrando saldamente il suo braccio, avvicinandosi come a sussurrare qualcosa.
- Ricorda, non tutti i nemici si trovano sul campo di battaglia. –
- Padre? – questa volta Marius rimase sinceramente stupito, suo padre sembrava sapere più di quanto in realtà non volesse raccontare e la cosa lo preoccupò non poco.
Passi leggeri sul marmo tirato a lucido allontanarono l’attenzione di entrambi dall’argomento. Marius non trattenne un largo sorriso vedendo sua madre affrettarsi attraverso il cortile, chiamando il suo nome quasi fosse stata la sua gemma più preziosa.
La tenne stretta per un lungo istante quando la donna si gettò fra le sue braccia aperte, inspirandone il familiare profumo d’olio di lavanda, il suo preferito sin da quando era bambino.
- Lasciati guardare. – sorrise percorrendo avidamente il suo corpo con i chiari occhi nocciola, a differenza di suo padre quel suo temperamento solare ed aggraziato non era mutato in quei lunghi anni d’assenza.
- Così attraente … - ammiccò poi con un cenno del capo, la mano piccola e tiepida che già volava verso il suo viso, una carezza per cui Marius ormai si sentiva troppo maturo, con un fine che non era più compatibile con i propri sentimenti.
- Madre, ti prego … - si schermì rimproverandola con dolcezza, allontanando la mano di lei dal suo viso, cosa che non sembrò disturbarla.
- Tua sorella sarà ansiosa di vederti. – continuò afferrando saldamente le dita di Marius fra le proprie, costringendolo per un istante al proprio passo, almeno finché suo padre non la fermò.
- La vedrà presto, amore mio. Per adesso vorrei parlare con nostro figlio, da solo. – sorrise, ma il suo tono era perentorio, qualcosa a cui Marius sapeva non potevano seguire repliche.
- Bene. Andrò a cercare tua sorella. Sono sicura che anche Claudia sarà felice di vederti. – annuì gentilmente, regalandogli uno spiacevole tuffo al cuore. La guardò allontanarsi con una sensazione che nulla aveva mai evocato prima negli ultimi tre anni.
- C’è qualcosa che ti turba, padre? –
STAI LEGGENDO
Son of Rome
Ficción históricaRoma. Epoca neroniana. Marius Titus è un giovane aspirante legionario, nato e cresciuto fra gli agi di una nobile famiglia romana, presto conoscerà il sapore amaro della guerra e della sconfitta in terre lontane, ma non tutto è ancora perduto. Un in...