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Pollo con pancetta e cipolle croccanti erano disposti al centro del tavolo, un cestino con grissini e focacce era vicino ad una bottiglia di vino che svettava su tutti, mentre dell'insalata lucida d'olio, rifletteva i raggi del sole attutiti dalle tende bianche ricamate a mano. Sara, abituata ai toast di Clara, quello sembrò un pranzo divino. Mangiarono tutti di gusto, anche zia Miria, dapprima diffidente, si arrese appena addentò una coscia di pollo, era uno dei cibi più buoni che avesse mai assaggiato.
Tra un boccone e l'altro, il tema della discussione era lo svenimento di Sara, Clara aveva spifferato la loro storia agli ospiti. La ragazza era infastidita, non voleva sentirsi emarginata fin da subito e rischiare di non avere amici a Destani.
"Hai una brutta faccia ragazzina, sicura di stare bene?" le chiese Roberto con un pezzo di pollo mezzo masticato in bocca. Se avesse potuto lo avrebbe incenerito sul posto, non lo sopportava quando la chiamava in quel modo.
Lo sguardo di Sara fu così eloquente che Tito prese le sue difese: "Credo preferisca essere chiamata con il suo nome. Non è così Sara?"
"Sì, grazie Signor Criso" rispose la ragazza mentre addentava un pezzo di pane.
"Che intendi fare con i soldi che ti darà il Dottor Vanghelus? Io me li sono tenuti e quando ho potuto mi sono comprato la macchina. Rimane poi il dubbio che il Dottore ti dia così tanti soldi visto il tuo caratteraccio, ragazzina".
Sara avrebbe voluto rispondere a tono, ma Tito s'intromise: "Sono molti soldi, dovresti utilizzarli per qualcosa di utile" con eleganza, l'uomo riempì di vino il bicchiere vuoto di Miria che, troppo impegnata a ingozzarsi, non dava retta alle chiacchiere a tavola.
"Prima di tutto non so se cederò i miei dati a quel tale" rispose sicura Sara. "E poi devo chiedere a mamma, ma prima dovrò spiegarle di cosa stiamo parlando"
"Oh, oh" sibilò Clara mentre giocava con delle briciole sulla tovaglia.
"Perché, Oh Oh?" Sara meravigliata la guardò.
"Miria ed io l'abbiamo già fatto, cioè abbiamo dato al Dottore tutte le informazioni che ci riguardavano. Il materiale per restaurare il quadro è costato parecchio e poi considera il vitto e l'alloggio. Ci ha dato parecchi soldi soprattutto dopo aver saputo cosa è successo a papà. Siamo andate da lui un paio di mesi fa, ti ricordi quando sono venuta per valutare il quadro di Miria su cui lavoro? Ho saputo di questo tizio un po' eccentrico, ho pensato che un po' di soldi ci potessero fare comodo".
Sara rimase letteralmente a bocca aperta, avrebbe voluto parlarle del Dottor Vanghelus e condividere con lei la speranza di ritrovare papà. Credeva forse di essere l'unica a cui mancava?
Clara non aveva capito lo sconcerto della figlia, non poteva credere che fosse così attacca ai soldi. Certo non ne avevano mai avuti molti, ma le era sempre sembrato che non le importasse un granché: "Credevi che ti avrei lasciato usare tutti quei soldi? Smettila adesso, ne parliamo poi a casa" la donna voleva chiudere il discorso. Non le era mai piaciuto discutere davanti agli estranei, anche perché, le poche volte che era successo, finiva sempre con urlare come una matta, finendo poi per pentirsene amaramente.
Sara non riusciva proprio a capire, la rabbia, come un fiume in piena che sfonda gli argini, cresceva in lei; i muscoli delle spalle le dolevano per lo sforzo di contenersi, il collo era tirato. L'atmosfera in cucina era cambiata, non c'era più quell'aria serena di qualche minuto prima.
"No, ne parliamo adesso" disse con voce ferma fissando sua madre.
"Sono cose che riguardano la nostra famiglia e non mi sembra educato sbandierarle qui davanti a tutti" la voce della madre tremava, non aveva mai discusso in quel modo con la sua bambina.
Roberto e Samuele seguivano ammutoliti la discussione, rimbalzando lo sguardo prima su una e poi sull'altra, come durante una partita a tennis. Tito avrebbe voluto intervenire per calmare la situazione, come era solito fare, ma non riusciva a trovare uno spiraglio per entrare nella discussione. Solo Miria, che adorava discutere con chiunque e su qualsiasi argomento, aveva smesso di mangiare per godersi lo scontro tra le due. Se avesse avuto una confezione di pop-corn in mano, si sarebbe potuto pensare che stesse al cinema a vedere il suo film preferito.
"Invece vendere i nostri dati ad un perfetto estraneo è educato?" Sara era decisa a non tirarsi indietro.
Clara la guardava dall'alto in basso con disprezzo: "Credi che i soldi crescano sugli alberi? Svegliati Sara!"
Non aveva afferrato il concetto, e Sara ne soffriva. Come poteva pensare che le importasse di quegli stupidi soldi! La cosa che bruciava dentro e la faceva star male, era la rinuncia alla speranza di ritrovare papà. Clara aveva deciso per lei, non lasciandole la possibilità di scegliere.
"Tu non capisci..." Sara era sempre più tesa, la rabbia cresceva a ritmo esponenziale.
"No. Tu non capisci..." Clara aveva iniziato ad urlare "...Gli enormi sacrifici che devo fare, i continui spostamenti, cercare lavoro ogni volta. Queste cose costano parecchio, ho dovuto fare una scelta. Sono sicura di aver fatto quella giusta" i lunghi viaggi in macchina, il volante caldo e appiccicoso, i finestrini abbassati, la stanchezza, le vecchie canzoni su musicassette, i fari delle macchine la notte, i pisolini nelle piazzole dell'autostrada, la noia. La donna non era mai stata certa che gli spostamenti degli ultimi otto anni fossero stati la scelta migliore, ma non sapeva che altro fare se non scappare in posti sempre divesi.
Le orecchie della ragazza fischiavano, il cuore le esplodeva nel petto, non riusciva più ad ascoltare ciò che Clara le diceva. Le labbra si strinsero forti, il suo corpo vibrava leggermente, si attaccò con forza ai braccioli della sedia, sospirò a denti chiusi sperando che Clara la lasciasse parlare: "Tu non pensi..."
"A cosa? Alle cose che una giovane donna come te possa volere. Guarda che ho avuto anche io tua età e so che il confronto con le altre ragazze può..." Le candide tende della cucina vibrarono, come se piccoli sbuffi d'aria le colpissero ad intermittenza, le briciole sul tavolo iniziarono a saltellare ritmicamente, la bottiglia di vino si rovesciò creando una cascata rossa che inondò il pavimento.
"No!" urlò. Sara sembrava posseduta, le vene sulle braccia sporgevano e pulsavano "Tu non pensi..."
"...Al fatto che vorresti cambiare stile di vita e che con quei soldi avresti potuto farlo, io..."
Tito non fece in tempo a raddrizzare la bottiglia che questa si incrinò, per poi rompersi in due grossi pezzi, tra le sue mani. I bicchieri si rovesciarono uno dopo l'altro come pezzi del domino, i resti del pranzo danzavano sulla tovaglia, le finestre iniziarono a scuotersi sempre più violentemente.
"Nooo!" Sara era al limite, sentì il suo corpo staccarsi a pezzi, esplodere in migliaia di piccole bolle e ricomporsi, il sangue le faceva male nelle vene, il volto era una maschera di sudore. Dal punto più profondo del ventre salì un piccolo groviglio di energia, si fece spazio tra gli organi, si trascinò tra i polmoni vivo e palpitante, fino a raggiungere la gola ed esplodere con tutta la sua energia violenta. Nello stesso istante in cui Sara gridò i vetri delle finestre esplosero in mille frantumi e delle lingue nere invasero la casa avvolgendole il corpo.
Tito, prese zia Miria e Clara nascondendosi con loro sotto il tavolo.
Roberto e Samuele frastornati si aggrapparono l'uno all'altro e tra le schegge di vetro che volavano, raggiunsero l'amica e la strapparono dalla sedia. Una parte delle lingue nere si staccarono dal corpo di Sara e s'avvolsero a spirale intorno alle gambe dei due ragazzi che cercarono in tutti i modi di liberarsi. Fu tutto inutile.
"Rob, Sam" urlò Tito. Disperato l'uomo allungò tremante la mano verso i nipoti.
"Nonno non riesco" disse Samuele cercando di raggiungerlo "La mia gamba è incastrata".
"Porta fuori le donne. Subito!" Roberto urlò all'uomo che ubbidì senza batter ciglio.
Clara si contorceva, voleva in tutti i modi raggiungere la figlia. La generalessa, bianca in volto, la tratteneva cercando di mantenere il controllo, per quanto fosse possibile, e solo con l'aiuto di Tito riuscirono ad allontanarla.
"Rob che facciamo?" chiese Samuele preoccupato.
"Non lo so, credo che si sia impossessato di lei o qualcosa del genere" Roberto sorreggeva la testa della ragazza con una mano "dobbiamo calmarla e vedere se si riprende"
"Sara, Sara" chiamò Samuele sperando che quella fosse la cosa giusta per far finire tutto.
"Sara" ripeté più volte Roberto.
La ragazza non si smosse neanche di un millimetro, la sua testa era vuota, ma non era spaventata. Cullata da braccia fumose, che l'avvolgevano con decisione, sentì quel richiamo lontano che tanto conosceva bene. Il grumo nero la chiamava ogni giorno, ma Sara non aveva mai voluto ascoltarlo.
Poi venne il buio e non seppe più cosa stava succedendo intorno a lei.
Le bianche tende, ridotte a brandelli, ricadevano molli tra i vetri scheggiati, Roberto e Samuele madidi di sudore, si strinsero intorno all'amica per sostenerla. Sara era in attesa, anche se non sapeva esattamente di cosa. Inerme tra le braccia dei suoi amici tutto era nero.Sam era stretto a Rob e a Sara. La nuvola nera che li aveva avvolti era sparita, per terra c'erano solo i cocci di vetro e qualche brandello bianco di tenda.
Tito e Clara, con il viso rigato di lacrime, corsero verso i tre ragazzi: "Bambina mia. Perché non si riprende? Cosa le succede?" la ragazza non dava cenno di svegliarsi, sembrava addormentata in un sonno profondo.
"Credo sia meglio chiamare un medico" disse Tito dopo aver abbracciato i nipoti, felice che stessero bene.
"Chiamo il mio. È molto bravo e di lui mi fido" disse Miria altera.
"Cosa intende dire?" sbottò Sam.
"Siete voi la causa di tutto, la colpa è solo vostra. Non le è mai successo prima..." Miria provava un piacere perverso a discutere con chiunque.
"...a parte i continui svenimenti ogni volta che Sara vede il grumo. Anche quelli sono per colpa nostra?" rispose Sam a tono.
Rob bloccò il fratello cercando di evitare che peggiorasse la situazione mentre Miria come una furia inveiva contro i due ragazzi.
"Credo sia meglio smetterla qui! Mi dispiace Miria ma non puoi incolparli di una cosa del genere!" disse Clara ad alta voce.
La generalessa sembrava una pentola a pressione pronta ad esplodere: "Vedrai che ho ragione, presto le succederà ancora. Sarebbe meglio che quei due stessero alla larga da noi".
Rob mise una mano sulla bocca di Sam già pronto ad insultarla.
"Mi auguro che tu non stia augurando che possa accadere ancora una cosa del genere a Sara!" disse dura Clara alla zia.
"Assolutamente no. Ma credo che tu debba ascoltarmi per evitare il peggio, tutto questo non è altro che l'inizio della fine" disse la vecchia donna stizzita.
"Non voglio sentire discorsi del genere. Adesso chiama il dottore. La mia bambina ha bisogno di aiuto".I discorsi dell'anziana apparivano farneticanti e privi di senso, ma Rob, in cuor suo, sentiva che su una cosa non poteva darle torto: tutto quello non era altro che l'inizio.
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Il grumo nero di Destani (In revisione)
PertualanganQUESTO È IL PRIMO LIBRO DI UNA SAGA COMPOSTA DA CINQUE LIBRI Il grumo nero di Destani (Un viaggio fantastico - vol. 1) Sara è una ragazzina che per gli ultimi 8 anni ha viaggiato per l'Italia cambiando casa e scuola ogni anno, non ha amici e l'unic...