La mattina successiva, Khala non trovò la forza di andare da Qui-Gon.
Aveva disobbedito alle sue raccomandazioni e aveva bisogno di.. Tempo.Il getto abbondante e impetuoso del fiume poco lontano dal monte Rha’Hal si riversava nella pozza più profonda del restante corso in cui lei si stava specchiando, nei pressi di una delle sponde più tranquille. Si sfiorò i segni rossi rimasti sul collo provando un brivido di impotenza che si ripercosse nelle sue viscere e le fece storcere il naso.
In pochi giorni la statica noia della sua vita si era trasformata, ribaltata e scombussolata. Aveva trovato l’assassino di Frej’a, ma non aveva trovato nulla su sé stessa. Era finalmente riuscita ad avere un maestro, ma non lo aveva ascoltato.
Tutto ciò che desiderava ora era affondare la spada laser nel petto di colui che le aveva causato una vita di rimorsi e incompletezza, ma non era quella la via dei Jedi.
“Io non sono un Jedi.” Disse a sé stessa con voce rauca, dando un’ultima occhiata al suo riflesso prima di tirarsi su. Sentì quasi il bisogno, poi, di aggiungere una precisazione.
“Non ancora.”
Anni di insegnamento, seppur lontani, non l’avevano preparata a nulla di simile, né mai ne aveva sentito parlare. Vader non era stato lì, questo era certo. Eppure lei lo aveva potuto toccare, vedere chiaramente e le prove della sua effettiva presenza spiccavano rosse sulla sua pelle chiara. Cosa voleva dire tutto questo?
Si tenne ben lontana dal voler rivolgere qualsiasi domanda al cosmo, visto che a quanto pareva era stata davvero ascoltata e ora seppur bisognosa di risposte, temeva di poter risentire di nuovo quella voce e cadere nella sua trappola, o peggio.. Rivederlo.
Sperava che la notte scorsa fosse stata l’ultima volta in cui lo avrebbe visto, perché aveva intenzione di liberarsene. Per sempre.
Le aveva detto chiaramente che era sua intenzione ucciderla e come le aveva spiegato Qui-Gon, quello era davvero il suo compito: estirpare i Jedi.
L’unico motivo che aveva avuto per cercarlo era risolvere quel mistero e scoprire come fosse riuscita a salvarsi, ma quella notte il cavaliere caduto le aveva dimostrato di non avere la risposta che lei voleva, per cui era inutile volersi aggrappare a quel gioco mortale.
Percorse i perimetri del monte di corsa, la fatica era una buona maniera per tenersi lontani dai pensieri. I muscoli bruciavano abbastanza da tenerle la mente occupata, così come il petto che doveva inalare ossigeno ad una velocità maggiore per soddisfare la richiesta sempre maggiore degli organi e delle miofibrille in continua flessione ed estensione.
“Khalais!” La ragazza inciampò e ruzzolò sul terreno morbido, sollevando solchi di terra nera e fogliame. Si girò sulla schiena e si poggiò sui gomiti, il respiro ancora pesante.
“Che diamine stai facendo, ragazzina?” La vecchia Silla avanzò dalla boscaglia appoggiandosi ad un bastone reso liscio dall’usura nel tempo.
“Aah, zia.. Mi hai fatta spaventare.” Mugolò la ragazza rialzandosi in piedi.
“Sei tu che stai correndo come se qualcuno ti stesse inseguendo!” Inveì la vecchietta con fare bonario. Silla era lì da ben prima dell’impero, i rifugiati l’avevano incontrata nei primi giorni e lei li aveva accolti ed aiutati, aprendo loro le porte della misera casetta che li aveva però salvati nei momenti più bui. Ecco perché tutti la chiamavano ‘zia Silla’. Diceva che suo marito fosse morto poco dopo la proclamazione del nuovo impero.
“Scusami, io.. Ero concentrata ad allenarmi.” Khala la vide trasportare delle anfore d’acqua e non esitò a prenderle per aiutarla, avviandosi intanto verso la capanna.
STAI LEGGENDO
Way of the Jedi
FanfictionStoria già scritta, ma non mi fa più aggiornare, quindi la riposto. Ci troviamo 6 anni dopo l'ordine 66. L'Impero regna sulla Galassia e la purga dei Jedi continua. Khalais è una giovane padawan in fuga, lacerata da ricordi che la tormentano da quan...