𝕷𝖆 𝖇𝖆𝖙𝖙𝖆𝖌𝖑𝖎𝖆

242 44 107
                                    

2


Superai gli uomini con la spada impugnata e montai sul cavallo dal manto sauro, intimandolo con qualche colpo del tallone a proseguire in mezzo alle armate posizionate ambo i lati. 

Raggiungendo la prima fila, dinanzi a me apparve una distesa limpida: non vi era foschia a ostruire la visuale di ciò che ci aspettava e per di più la neve presto si sarebbe sciolta. Puntai gli occhi verso il folto, udendo i nitriti e scorgendo i primi uomini a cavallo, armati fino al collo. 

Alcune loro bandiere dal simbolo del sole, appartenente alla casata, sbucarono oltre i tronchi e sventolarono alle lievi raffiche.

Scorsi Radu, mio fratello, avanzare in groppa al suo destriero, petto in fuori e portamento fiero di trovarsi al lato opposto, in prima fila, nella fazione sbagliata. "Radu" pronunciai con rammarico, col cavallo che iniziò a sentirsi smanioso e a scalpitare più volte.

Tirai le redini così da farlo voltare e: "Uomini, questa sera la luna è con noi, la luce non ci abbandonerà alle tenebre" iniziai a fomentare gli animi, in modo da renderli agguerriti contro nemici che di noi non avrebbero avuto nessuna pietà. La tempra inscalfibile doveva essere la nostra nuova corazza. La mia, nel frattempo, iniziò a tentennare a ogni mio movimento a causa degli anellini di protezione. "Ci onorerete tutti con il vostro valore che proverete su questo campo di battaglia. Non lasceremo che i nostri cari vengano uccisi per mano nemica" continuai incitandoli, e molti di loro fecero battere le spade sugli scudi, così da lasciar sentire al nemico la nostra invincibilità. Dopo aver scrutato fino all'ultimo uomo messo in fila, sollevai la spada per ultimare: "Non ci arrenderemo. Combattete!" Sotto il clamore dei soldati, voltandomi, la lasciai calare per puntarla verso l'esercito che prese ad avanzare. "A morte!"

La mia armata mi seguì senza esitazioni, carica di ferocia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La mia armata mi seguì senza esitazioni, carica di ferocia. Gli zoccoli rumoreggiavano sul terreno alla pari dei respiri sbuffanti. I passi divennero più di uno, molteplici, grandi falcate da lasciar tremare persino la terra. 

Cavalcammo sulla sponda di un fiumiciattolo secco, levando quei pochi spruzzi d'acqua fangosi che si unirono al sangue zampillante dei nemici che presi a uccidere in rapida successione, sfoltendo il cammino e affondando la lama nel collo di un soldato. 

Il sangue spruzzò perfino sul fianco del cavallo, un altro ancora volle provare l'ebrezza della morte per mano mia e lo accontentai con magnanimità. 

Mi fermai poi a guardare gli uomini scontrarsi, scorgendo Radu destreggiare abilmente la spada contro i miei uomini, ma purtroppo dovetti lasciarlo andare perché il mio obiettivo era Mattia che scorsi, grazie alla luce lunare, all'altro capo della collina, in groppa al suo stallone sbrigliato e con la mano impugnata sull'elsa. 

Aveva lo sguardo dritto nella mia direzione. 

"A noi due. Bastardo" intimai l'animale a correre, e dopo aver superato un raggruppamento a scontrarsi, qualcosa andò storto. Il cavallo perse l'equilibrio trascinandomi con sé e finendo per cadere su un cumulo di corpi morti. Nitrì addolorato e io iniziai a difendermi come potei.

𝐿'𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑙𝑖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora