𝕮𝖊𝖑𝖆𝖗𝖘𝖎

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Vlad

Allargai le narici e iniziai ad annusare, guardandomi intorno alla ricerca della fonte che pareva ancora lontana. 

Proseguii sul viottolo innevato, illuminato dalla luce dei lampioni e a seguire la scia per capire dove mi avrebbe portato. 

Quell'effluvio era troppo insistente, forte per lasciarlo perdere. Non poteva essere messo da parte perché attirava il mio istinto. 

Superai un incrocio, attendendo il transito di alcuni abitacoli sulla via secondaria, illuminata dai fanali

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Superai un incrocio, attendendo il transito di alcuni abitacoli sulla via secondaria, illuminata dai fanali. 

Il quartiere desolato dava vivide sensazioni di abbandono, se pur tenuto in buono stato, accorgendomi del brusco calo di temperatura.

A un certo punto dovetti fermarmi, accorgendomi della sua intensificazione che prese poi a mutare, sforzandomi a capirne il motivo, per cui provai ad affinare l'udito, iniziando a sentire prima dei clacson seguiti da schiamazzi provenienti dagli animi festosi rintanati in alcuni locali. 

Si aggiunse persino il gracidare delle rane del piccolo laghetto poco lontano dalla piazza; vi erano all'incirca quattro parchi naturalistici e dall'area protetta. 

Per ultimo invece, dall'altro lato del paese, verso la periferia, sentii il fiato ansante di qualcuno senza capirne il motivo, e ad aggiungersene ce ne fu un altro più diverso e lento, come a tenersi pronto all'agguato. 

Iniziai a sveltire il passo, appellandomi ai poteri per celarmi tra le strettoie, così da non essere visto. 

Nel muovermi fulmineo, i miei respiri parevano aggrovigliarsi attorno alla nebbiolina di condensa che mi usciva da bocca, fermandomi a tratti per ispezionare le vie e proseguire; probabile si trattasse di un'imboscata che coinvolgesse quegli uomini di cui si sentì parlare. 

Tra l'altro ancora non mi ero mosso per capire di chi si trattasse, chi fosse la causa che muoveva i fili burattinai dei tirapiedi mandati a chiedere il pizzo ai commercianti. 

Giunsi nei pressi del quartiere più movimentato e piantai gli occhi su una vetrata: dietro c'erano tavolini cosparsi con rimasugli di bicchieri, bottiglie semi vuote e avanzi all'interno dei piatti. 

Tornai a spostarmi, intenzionato a raggiungere la viuzza più avanti e svoltando a sinistra, qualcuno che si inoltrò dov'ero mi bloccò il proseguire: Costui aveva tutte le intenzioni di sorpassarmi e andarsene per i fatti suoi, ma io attirai la sua attenzione. 

Mosse cinque passi, facendo anch'io la stessa cosa e senza dargli corda, ma la vicinanza lo portò a riconoscermi nonostante il buio: Indossava un cappotto verde militare, un jeans e degli anfibi neri, mentre a coprirgli il capo un cappellino di lana. 

Assottigliai gli occhi per capire di chi si trattasse; poteva avere all'incirca una quarantina d'anni dalle rughe che gli vidi sul viso olivastro. 

"Roman?" Pronunciò il mio falso nome con voce inconfondibile, e lì capì di chi si trattasse. 

𝐿'𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑙𝑖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora