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Hull Bridge - 16 gennaio 2018
Sistemai i dischi nello scaffale, uno a uno: amavo l'ordine nelle cose, tutto doveva procedere nel proprio senso orario.
Quando una cosa andava cercata andava fatta con accuratezza.
Partire da un punto di principio era la regola della mia esistenza o da quello che mi ero sempre ripetuta: L'organizzazione è importante, senza essa siamo come maiali in una latrina.
Metafora tosta per come tiravo avanti, poiché nella mia vita era tutto sottosopra.
Gestivo un vecchio negozio di dischi di famiglia che ci era stato tramandato da generazioni, dal mio lato materno. Quelle cose che non vanno assolutamente vendute perché in esse è racchiusa la storia di ogni membro familiare e di tutti i suoi sforzi. Gli anni contavano.
Da abituale cittadina inglese con residenza a Hull Bridge, nella contea dell'East Riding nello Yorkshire, in Inghilterra, a est degli York Worlds, celebre per l'architettura gotica, iniziai a disegnare le chiese su un foglio bianco.
Trovavo piacevole sia dipingere che starmene rinchiusa nei musei, anche se ultimamente non ero assidua rientrarci, dato che gli impegni richiamavano.
Tuttavia ci passavo ore a osservare quei ritratti i quali ritraevano strane forme geometriche o grandi pittori dei secoli.
Sollevai la testa perdendomi nelle mie visioni, quelle che facevo spesso, immaginandomi in groppa alle giumente dal pelo bianco a correre verso la salvezza.
Cercai di imprimere le verdi praterie del mio quartiere, illuminate dai raggi fiochi del sole e ricoperte la maggior parte della settimana da cortine di nubi grigiastre. Pochi edifici vi erano nella nostra zona, era più circondata dalla vegetazione.
L'unica in grado di rendere il paese degno di essere ricordato dai turisti era quella in pietra grigia situata ai piedi di una collina verde, raggiungibile da un sentiero curvo: vantava vetrate artistiche che ricordavano il vecchio stile fiorentino, e una torre con campanile.
Beverly Evans, la venditrice ventitreenne di dischi da grammofono, a stento riusciva a mandare avanti quella baracca, oramai, cadente. Mia madre Tiria Giacobini, dopo il coma di mio padre durato da più di otto anni, si ritrovò accollata da debiti. Con un solo lavoro le fu difficile gestire il negozio e nel corso degli anni perse un sacco di clienti di vecchia data.
Ero cresciuta apprendendo i metodi di vendita e appena compii quindici anni, finii per essere io la commessa del negozio. Mi recavo lì dopo scuola mettendomi a studiare dietro al banco; il bello di essere proprietari è proprio questo, puoi gestirti a tuo piacimento il tempo disponibile.
Mia madre cercò di farmi apprendere l'essenziale, e quando si sentì sicura di lasciarmi le redini del negozio si mise alla ricerca di un altro lavoro, ma ne cambiava di continuo trovando sempre nuove scuse, nonché difetti riguardo i gestori.
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𝐿'𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑙𝑖
VampirosLe anime perdute sistemano quelle ritrovate. Un secolo più tardi, in una cittadina inglese, a una ragazza di nome Beverly che vive una vita poco agiata a causa della precarietà che la circonda, sta per accaderle qualcosa. Un uomo con molte vite far...