La partita che cambiò il destino

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L'ultima ora dell'ultimo giorno della settimana il prof di educazione fisica entra in aula e ci accompagna in palestra. Michael ha più o meno preso il controllo della lezione da subito. Si è unito con enorme entusiasmo alle partite di calcio dei ragazzi e parla di organizzare un torneo inter-classe. Non so perché mi interessi, non so perché me ne stia qui ad ascoltare i loro discorsi, ma se non fingo di avere qualcos'altro da fare allora Gessica mi tartasserà cercando di convincermi a dirle cosa ci siamo detti con Michael e non voglio parlarne. La persona di cui non voglio parlare ha deciso di provare a convincere le ragazze a giocare, "magari a volleyball, se non vi piace il calcio", dice. Non ha neanche dovuto insistere troppo, sono bastati un paio di sorrisi. Mi unisco con scarso entusiasmo, come sospettavo Gessica invece non si lascia convincere, ci osserverà dalla panchina. Michael ovviamente è uno dei due capitani, e ovviamente i primi a essere scelti sono i ragazzi... è una mia impressione o Michael ignora di proposito Laura? Vedo il suo sorriso smagliante rimpicciolire ogni volta che Michael chiama qualcuno in squadra ignorando lei e la soddisfazione è immensa, me ne sto lì a gongolare finchè purtroppo non finiamo in squadra insieme, e che cazzoooooo.

La squadra di Michael passa subito in vantaggio e per noi è impossibile recuperare, siamo davvero delle schiappe, c'è da dire però che anche nella squadra avversaria l'unico che sappia davvero giocare è Michael. Noi ragazze facciamo un po' pietà, devo ammetterlo.

Abbiamo perso alla grande il primo set e nel secondo Michael da solo fa forse sette punti di fila quando tocca a lui battere, riusciamo a prendere palla solo quando alla fine sbaglia. Finalmente tocca a noi ma i nostri avversari ricevono facilmente la nostra battuta e la palla va in aria, Michael salta col palese intento di schiacciare, sono proprio davanti a lui e vedere il suo corpo allungarsi in aria è un vero spettacolo, gli si solleva perfino un po' l'orlo della maglietta. Sono sotto rete e gli sono davanti, quindi provo a saltare a muro, anche se non sono minimamente convinta di avere anche solo la minima possibilità di fermare la palla... e invece la fermo. Il pallone torna indietro e nessuno lo prende, cade nel campo avversario con un tonfo e il punto e nostro.

Evviva ho preso la palla, solo che l'ho presa con la faccia. Cado a terra con le lacrime agli occhi, credo mi stia anche uscendo sangue dal naso; sento la classe ridere di me. Con mia gran sorpresa è Michael che viene a soccorrermi, si china su di me e scusandosi per la pallonata si offre di accompagnarmi in infermeria, ma si interrompe ricordandosi che in Italia una cosa come l'infermeria non esiste. Mi porta comunque via dalla palestra, dove i nostri compagni continuano a ridacchiare; Manolo incontra il mio sguardo e mi chiede se sto bene muovendo solo le labbra ma non interviene, non so se per lasciarmi sola con Michael o perché sta parlando con un ragazzo che ha l'aria familiare nonostante non faccia parte della nostra classe. Faccio un cenno con la testa per indicare che sto bene e io e Michael usciamo. Mi fa sedere sul marciapiede che circonda l'esterno della palestra e mi offre un fazzoletto.

<<scusami, non volevo farti male>> mi dice costernato

<<tranquillo, non era certo previsto che mi arrivasse in faccia>> non è mica colpa sua, è solo sfiga << e poi già non fa più male>> sto mentendo per consolarlo, anche se non se lo merita. Fa ancora male eccome.

Michael continua a guardarmi per un po', poi si guarda intorno e dice qualcosa di impensabile: << al tuo ragazzo non interessa sapere come stai?>>

Sta guardando verso la porta della palestra, quindi capisco che si sta riferendo a uno dei nostri compagni ancora dentro, ma non riesco proprio a capire a chi si riferisca, immagino che la soluzione più semplice sia chiederlo direttamente a lui: << ma di chi stai parlando?>>

<<del tuo ragazzo, il tuo compagno di banco che gioca sempre a calcio. State sempre appiccicati>> dopo più di un mese di scuola sono piuttosto certa che sappia il nome di Manolo e che non voglia pronunciarlo per puro dispetto. Scoppio a ridere di gusto e lui mi guarda confuso. Quando gli spiego tra le risate che ha frainteso tutto è palese che non mi creda, ma perché dovrei mentirgli?

<<è il mio migliore amico>> spiego <<lui e Gessica sono i miei migliori amici. E poi a Manolo piacciono i maschi, non le ragazze, quindi puoi stare proprio tranquillo>>

Mi sembra di vederlo sollevato, di sicuro sta sorridendo. Sento come un palloncino di felicità che mi si allarga nel petto perché se era geloso di Manolo ecco spiegata la sua frase alla festa, e se era geloso vuol dire che...

Mi bacia.

All'improvviso mi bacia. Le sue labbra sono morbide e la sua lingua e bollente. Ci separiamo solo quando suona la campanella.

<<ora sarà laura ad essere gelosa>> dico, ma sto solo scherzando

<<fanculo Laura>> mi risponde, e io sono al settimo cielo.

Sti giovanotti de' sta Roma bellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora