Una gita di classe

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È il primo week-end del mese e sono a casa di Gessica, che mi sta truccando. Mi ha costretta. Ha cercato anche di costringermi a cambiarmi per mettermi qualche cosa presa dal suo armadio, qualche cosa come il top zebrato rosa e nero che sfoggia lei in questo momento, ma almeno a quello sono riuscita a sottrarmi. Mi piace il mio aspetto di oggi: dei jeans neri che mi fanno un bel culo e una maglia colorata, non sarò mai bella come la modella a cui li ho visti indossare su una rivista, ma devo ammettere che l'effetto non è male.

Gessica alla fine mi piastra anche i capelli, ignorando le mie proteste sul fatto che si rovineranno e mi verranno le doppie punte.

<<tanto ce le hai già le doppie punte, fidati>> osa rispondermi.

Perché mi sto mettendo in tiro, vi chiederete, ebbene oggi, il secondo week-end dall'inizio della scuola, la classe ha deciso di portare Maico in giro per Roma dato che non l'ha mai vista, e io voglio apparire al meglio, così forse mi perdonerà per la storia del gelato... o magari non mi riconoscerà proprio.

Quando Gessica ha finito prendiamo la metro, quando usciamo alla fermata dove abbiamo appuntamento con gli altri notiamo che ci sono solo due persone: una è Maico, l'altra è una nostra compagna di classe, Laura. Lei sta chiacchierando vivacemente e lui... ma le sta guardando il seno??

Quando ci avviciniamo e li salutiamo, Laura non mi sembra felice di essere stata interrotta.

<< embè e tutti gli altri?>> chiede Gessica. Non tutta la classe aveva accettato, Manolo per esempio aveva rifiutato subito, ma dovevamo essere ben più di letteralmente quattro gatti.

<< occupati>> risponde Laura, e mi sembra quasi di sentire i suoi pensieri "non potevate essere occupate pure voi?". Sinceramente avrei preferito. Non volevo partecipare, avrei preferito continuare a nascondermi e a evitare il ragazzo nuovo anche fino alla maturità se necessario. Ad ogni modo visto che non aspettiamo nessun'altro decidiamo di incamminarci. Visitiamo i posti più turistici, camminiamo così tanto che quando ci fermiamo a mangiare da McDonald's (se lo sapesse Manolo ci scuoierebbe vivi, ma sono felice di potermi fermare in un posto semplice anziché andare a scovare chissà che locale vegan/bio con cucina ecosostenibile e tavoli riciclati e chissà cos'altro) siamo stremati. Lo portiamo a vedere la bocca della verità, la fontana di trevi, la basilica di San Pietro, la cappella Sistina, castel Sant'Angelo, ovviamente il Colosseo...

<< mi sorprendo sempre di quanto è vecchio sto posto>> dice Gessica << minchia quando è stato costruito, nell'anno mille?>>

Mi colpisco la fronte con la mano.

<<quanto sei ignorante!>> fa Laura con una vocina da saputella, mentre parla è avvinghiata al braccio di Maico: <<l'anno mille già è medioevo, il Colosseo è stato costruito nel 149 a.c.>>

Mi colpisco la fronte di nuovo. << cento d.c., ragazze>>. Lo dico sottovoce, in modo che non mi sentono così non inizia una discussione. Propongo invece di andare verso il circo massimo, per fare merenda in un posto che conosco li vicino. Una chiamata della madre di Laura la costringe ad andarsene subito dopo merenda, così al circo massimo ci andiamo solo io, Gessica e Maico.

<<mi aspettavo di meglio, è poco più di un buco nel terreno coperto di erbacce>> dice lui. Io invece inciampo su una pietra in quel buco nel terreno e sento la gravità tirarmi giù. Maico mi afferra al volo. Per un lunghissimo momento ci guardiamo negli occhi, verdi i suoi, color del miele i miei.

<<questo mi ricorda qualcosa>> mi dice ridendo. <<a quanto pare cadi spesso tu>>

Arrossisco violentemente, si ricorda di me.

<<speravo non te ne ricordassi>> dico imbarazzata

<< se devo essere onesto non ci ho pensato fino a mo. Sarà che non ho fatto molto caso a te nelle ultime due settimane>> sentirglielo dire mi fa sentire come una mosca su una parete, ma è anche vero che mi sono impegnata a non farmi notare da lui, proprio per evitare questa situazione.

<< si, comunque devo chiederti scusa Maico, per quel gelato e per essere scappata via>> dico.

<<Michael>> mi corregge lui, e per la prima volta sento il suo accento. <<scuse accettate>> ha davvero un sorriso bellissimo, ha i denti bianchissimi e mi potrei perdere nel suo sguardo.

Gessica si schiarisce la voce e ci informa che anche lei deve proprio andare via di corsa. "Lo accompagni tu alla metro vero?" mi fa. Primo, alla metro potevamo andarci tutti e tre insieme, certo non ho voglia di camminare ancora, secondo, devo dormire da lei, che senso ha andarsene da sola?

Sti giovanotti de' sta Roma bellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora