capitolo 3: serate

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" Bianca, Bianca, Bianca" sento una voce che mi chiama. Mi giro non vedo nessuno sento solamente una persona che mi chiama " Bianca , Bianca, Bianca".

Il respiro si fa corto, ho paura, tento di scappare ma invanamente in un labirinto di vetro", ma come ci sono finita qua dentro?" mi domando .

" Ci sei finita grazie a me, puttana" mi giro , vedo una donna ustionata con un coltello in mano.

DRIIN! DRIIN! il rumore della sveglia mi riporta nel mondo reale.

" Era solo un incubo Bianca" mi rassicuro.

Ormai sono abituata a questi incubi. Sarà lo stress, sarà la solitudine, sarà...

" Cazzo sono in ritardo!" dico urlando mentre vedo l'orario sullo schermo del telefono "19:00".

Oggi ho la giornata libera, sai funziona così quando fai un doppio turno.

Mi alzo dal letto troppo velocemente considerando la testa che sta girando.

"Ho bevuto troppo vino ieri sera" dico mentre cerco qualcosa nell'armadio.

" Ehy anemica! domani, aperitivo, ore 20 al The Court. Sai dove si trova? Vabbè ti invio la posizione. A domani. P.S. Ti prego non fare tardi!" questo era il messaggio che mi aveva inviato la mia vecchia amica universitaria Paola. Fortunatamente l'ho letto prima di crollare dal sonno. " Oh Morfeo portami con te dove le nuvole sono dei cuscini e il cielo è una grande coperta".

Cosa indosso? Ecco il dilemma esistenziale.

Apro l'armadio, quanta solitudine in questo mobile.

In passato non ero così: mi vestivo alla moda, avevo un armadio ricco di vestiti, avevo una vita sociale, ma poi le cose cambiano: ti devi approcciare alla vita reale, al mutuo, al lavoro, al tradimento.

Prima vivevo di vita sociale, adesso vivo e basta. Menomale che c'è il lavoro che mi gratifica.

" sSenza voi non sapremmo veramente come fare" disse una volta una paziente di 80 anni, ma in realtà io senza i pazienti non saprei cosa fare. Il lavoro è tutto per me, loro sono tutto per me.

" FINALMENTE!" esulto mentre ho tra le mani degli abiti decenti: un pantalone nero a vita alta, un top senza spalline dello stesso colore dei pantaloni e un paio di scarpe con il tacco indovinate di che colore? NERO! Nonostante il nome possa ingannare il mio colore preferito è il nero.

"I can't get no satisfaction

I can't get no satisfaction

'Cause I try and I try and I try and I try

I can't get no, I can't get no"

la suoneria del telefono mi avvisa di una chiamata in corso.

" Paola" rispondo al telefono.

" CHE BRUTTA FINE HAI FATTO?" urla Paola non ho bene capito perché urlasse così tanto. Forse per la musica troppo alta o per il ritardo ?
" SEI IN RITARDO!" Paola mi conferma la seconda opzione.

" Paola dammi cinque, anzi dieci minuti e sono lì! Mi sono svegliata tardi, scusami, perdonami!"

" Ti perdonerò nel momento in cui ti troverai qui tra dieci minuti con un bicchiere in mano" Paola chiude la chiamata e mi avvio velocemente al " The Court".
" A ragazzí stai attenta" mi dice un ragazzo con una voce stranamente familiare, non mi volto per vedere chi sia gli rivolgo solo un " scusa" per l'urto che gli ho recato durante la corsa.
"FINALMENTE!" mi dice Paola alzandosi in piedi con le braccia aperte.
"Lo so , lo so. Sono in ritardo, ma mi sono svegliata tardi, poi ieri ho bevuto, poi non sapevo cosa indossare, mi sono scontrata con un'idiota..." Inizio ad elencare le varie motivazioni per giustificare il mio ritardo.
" Era carino?" Domanda Paola.
"Chi?" Chiedo io non capendo la domanda.
"L'idiota" Risponde Paola.
"Paola sei la solita" le dico alzando gli occhi verso l'alto e sbuffando. Dopo tutto questo tempo Paola non è cambiata, caratterialmente, di una virgola. È rimasta sempre la solita simpaticona che cerca di creare tremila storie d'amore ( immaginarie) con la sottoscritta come protagonista.
" Sembra carino quel ragazzo laggiù" iniziò così la conoscenza con Davide, con una stupida frase di Paola, la stessa Paola che adesso mi sta rivolgendo un bicchiere con non so che strano liquido contenente all'interno.
Bevo il liquido, mi brucia la gola.
"MA CHE ROBA È?" le urlo mentre sputo il liquido troppo alcolico per i miei gusti.
" È meloka" mi risponde Paola.
Ma che diavolo è un melonka? Ma che nome è melonka?
" È melone e vodka, melonka" risponde Paola imitando con le mani il nome strano che ha inventato mentre osserva la mia faccia preoccupata.
" Solo vodka " le rispondo.
Il massimo di alcolico che preferisco è il vino bianco, per gli altri alcolici non proferisco parola.
La serata continua parlando del più e del meno. Paola nel frattempo sta convivendo con il suo fidanzato dell'epoca, Matteo, stanno insieme da 6 anni ma si sono trasferiti in un piccolo condominio di Roma un anno fa.
Mentre parla la guardo con invidia.
Non dovrei , ma non posso farne a meno.
Paola ha raggiunto tutto: ha un lavoro, convive con un bravissimo ragazzo, non le manca niente, ha raggiunto quell'equilibrio. E io? Io, invece ho solo il lavoro.
" Signori e signore con grande ammirazione e dopo vari tentativi vi presento la band che ha rivoluzionato la musica, che ha portato l'Europa in Italia e hanno fatto capire che il rock'n roll never dies! Ecco a voi i MANESKIN!"
Le urla della gente soprattutto di ragazzine sicuramente minorenni inaugurano l'ingresso della band e io non posso credere ai miei occhi.
Sono gli stessi ragazzi che qualche giorno prima stavano in lacrime, stavano piangendo per il loro amico e adesso stanno su un piccolo palco allestito per l'evento.
Vestiti sempre con quei abiti stravaganti e un po' antiquariati.
" This Is Maneskin" inizia il cantante, anzi Damiano, lo stesso Damiano che qualche giorno fa si presentò assieme alla sua amica (che adesso sta suonando il basso) in pronto soccorso mezzo svenuto.
"Quindi Marlena torna a casa, che il freddo qua si fa sentire
Quindi Marlena torna a casa, che non voglio più aspettare
Quindi Marlena torna a casa, che il freddo qua si fa sentire
Quindi Marlena torna a casa, che ho paura di sparire"
La musica rimbomba all'interno del locale, la gente che urla e io mi sento così...bene!
Non mi sentivo così da tantissimo tempo.

CHANGES: UNA NUOVA VITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora