Dentro la scatola

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Sommario: Un Deluminatore, Harry e Snape, post settimo libro con epilogo. Tutto il resto dovete andare a leggervelo, perché io la sorpresa non ve la rovino.

« Lei è morto ».

« Per tutti questi anni ho sottovalutato le tue capacità, Potter. Ma ora sono commosso. Te ne sei accorto ».



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« Dannazione ».

Harry tentò ancora di fare quel giochetto Babbano con le dita, facendosi passare velocemente il piccolo oggetto fra le nocche, come una moneta, ma un momento dopo il Deluminatore volava dritto verso il terreno duro e calpestato del parco giochi.

Harry lo afferrò un secondo prima che toccasse terra, vicino a un profilattico che doveva aver visto giorni migliori.

Era un tardo pomeriggio di fine Novembre, e l'aria era frizzante contro la sua pelle arrossata. Il parco giochi era deserto. Le altalene su cui avevano dondolato Lily e Petunia si muovevano appena, trasmettendo una qualche sensazione di pace e gioia infantile, oltre la ruggine rossastra che le aveva ricoperte.

Vicino a un albero, Harry aveva perfino riconosciuto il cespuglio, ormai scheletrico e secco, dietro cui si era nascosto, un milione e mezzo d'anni prima, un decenne Snape.

Harry fece schioccare la lingua a quel pensiero e tornò a concentrare la sua attenzione sul Deluminatore che teneva in mano. Ron l'aveva minacciato di morte se gli avesse trovato addosso anche solo un graffio. Harry sorrise, un po' nervoso, e si passò una mano fra i capelli, scombinandoli ancora di più.

Cosa aveva intenzione di fare?

Aveva smesso di credere nelle favole da un pezzo.

Oh, e non si chiamava Harry Potter. Non era un mago. No, assolutamente. Era un filatelico filantropo che passava le giornate così, a fissare le altalene e fare giochetti con le dita, come un maniaco sessuale...

Sbuffò e cancellò l'immagine dalla mente. Sapeva cosa voleva fare... sapeva che c'era un misero tre per cento di possibilità che stava aspettando solo lui.

E così, senza pensarci troppo, fece scattare il Deluminatore nella luce rossastra del tramonto.

« Cucù. Ben svegliato, Alice ».

Harry urlò. Urlò con tutte le sue forze e probabilmente avrebbe continuato a urlare se solo la voce non lo avesse abbandonato, molto vigliaccamente.

Davanti a lui, registrò scioccato Harry, c'era Snape. Lo guardava con un solo sopracciglio alzato – quel sopracciglio. Harry non lo prese come buon segno, a parte che vedere gente morta da qualche mese non poteva esattamente dirsi un buon segno.

« Professor Snape » ansimò.

« La risposta è esatta, dieci punti in meno a Grifondoro » disse Snape. La sua voce era quella seccata e fredda che aveva sempre avuto. La voce del bastardo unto.

Harry guardò il bastardo unto, che gli aveva dedicato un mezzo sguardo disgustato prima di fare una smorfia.

Ogni dettaglio era esattamente come ricordava. I capelli neri che mai furon lavati, la veste nera, il mantello ondeggiante nonostante la mancanza di vento e, soprattutto, lo sguardo d'onice. E quel dannato sopracciglio alzato mentre quella dannata voce gli annunciava che Grifondoro aveva perso dieci punti.

Snarry è come la droga Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora