CAPITOLO DUE: GLI OPPOSTI

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Iris era sospesa sopra alla spiaggia, in lontananza c'era una ragazza dai capelli d'argento e con un abito blu scuro.
Chissà se quella ragazza poteva sapere in che regno era capitata, glielo voleva chiedere ma il suo istinto le disse di non avvicinarsi.
D'altra parte, però, il suo istinto le aveva consigliato di non scappare da casa, e lei non gli aveva dato retta. Quindi perché doveva ascoltarlo proprio in quel momento!?
Così scese da Nebemis e si incamminò verso la ragazza seduta sulla riva, alla giusta distanza dal bordo del mare.
Dentro di sé sentiva la sua fenice che si preparava a proteggerla, cercò di calmare la sua paura e sentì Frenzis rilassarsi.
"Ciao, posso chiederti una cosa?"  chiese alla "chioma d'argento".
In tutta risposta a ragazza si affrettò  mettersi degli occhiali da sole per poi girarsi verso la sua direzione. "Sì, dimmi pure." annuì.
"Ehm... in che regno incantato sono capitata?"
"In quello dell'acqua. Ma tu di quale regno sei?"
"Fuoco...ma anche se sono la regina, ti consiglio di non andarci, è un posto orribile."
"Oh, mai quanto il mio regno. Comunque piacere, io sono Shaila: la regina del regno dell'acqua."
"Io sono Iris la regina del regno del fuoco."
"Quindi...se toccassi l'acqua tu rischieresti di morire?"
"E se tu tocchi il fuoco rischi di dissolverti?"
"Io...non ci ho mai provato," affermò Shaila.
"Ma se la profezia che dice ciò è vera, noi due non potremo toccarci." commentò Iris.
"Non fa la differenza: sono abituata a star sola. Tutta colpa di questi occhi qui!" esclamò Shaila togliendosi gli occhiali.

Quando si era tolta gli occhiali, gesto troppo affrettato, aveva sentito un senso di terrore pervaderla da cima a fondo: ecco una nuova vittima.
Ma Iris non rimase ferma immobile, con lo sguardo perso nel vuoto come sua madre, lei si avvicinò alla regina dell'acqua per guardare meglio i suoi occhi.
Non sembravano spaventarla, anzi, sembrava che ne fosse incuriosita.
"Sono bellissimi!!!" esclamò infine.
"Bellissimi!?" 
"Sì...non ho mai visto occhi migliori! Sembra strano detta così..." disse Iris per poi scoppiare a ridere.
Quindi quella ragazza castana era una di quelle tre persone immuni alla sua magia!
"Sei immune...sei immune alla mia magia! Non ci posso credere! Un sogno che si realizza!" urlò Shaila contenta di non sentirsi più la sola a resistere al suo sguardo.
Iris la guardò confusa.
"I miei occhi sono una specie di maledizione: posso ammaliare ed incantare le persone. Una volta ho rischiato di uccidere mia madre e ora nessuno mi si avvicina più." spiegò brevemente tenendo gli occhi fissi a terra.
"Ecco spiegati gli occhiali! Mi dispiace tantissimo!! Ma...ehi, potremo diventare amiche. Lo so, acqua e fuoco sono come cane e gatto però possiamo cambiare questo pregiudizio. L'importante è che non ci tocchiamo, per la salvezza di entrambe." propose sorridendo Iris.
Shaila stava per accettare e darle la mano, quando si ricordò che era meglio evitare di spegnere la mano dell'amica.
"Dove sei diretta?" chiese la regina dell'acqua.
"Io non avevo una meta decisa, però sono qui con Nebemis: il mio drago."
"Oh, bello! Almeno ti è permesso vedere il drago dell'elemento."
"Perché, tu non puoi?" domandò la Regina del Fuoco.
"No, devo ancora imparare a  tenere a bada i miei poteri...almeno questa è la giustificazione di mio padre."
"Ma sono proprio i draghi ad insegnartelo."
"Allora sarà per gli occhi."
"Ma non è giusta!"
"Ci sono abituata..."
Shaila si alzò da terra e si scrollò la sabbia di dosso. Guardò negli occhi Iris prima di dirle "Devo andarmene, ormai è l'alba e mio padre non mi lascia rientrare dopo le cinque del mattino. Tu non puoi venire con me: l'acqua ti ucciderebbe." la salutò.
Ma prima di riuscire a toccare l'acqua la Regina del Fuoco le parlò.
Quelle parole rimasero impresse nella mente di Shaila per anni: "Scappiamo insieme! Prendi il tuo drago, chiedigli di scappare e andiamocene da qui! Io ho voltato le spalle al mio Regno perché non mi accettava, fa' lo stesso pure tu!"
E così fece. Per la prima volta vide la sua dragonessa, sentì il vento scompigliarle i capelli e gli occhi lacrimare per il freddo e la velocità.
La meta?
Non la sapevano. Ma ora erano libere, questo contava veramente.
Così, in mezzo a risate e chiacchiere, le due Regine si legarono l'una all'altra in modo indelebile. 


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