Cap 1

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"Ciao Michelle, ci vediamo domani" salutò Liah osservando la sua amica che entrava in casa, dopo una movimentata serata in discoteca.
"Ciao" rispose la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.
Era passata da poco mezzanotte e l'aria di città si faceva sempre più fresca.
Liah e Michelle erano andate a ballare quella notte, giusto per divertirsi un po' prima che il weekend finisse. Sembrava un'ottima idea e per il momento era andato tutto secondo i piani. Liah aveva riaccompagnato la sua amica a casa, per poi avviarsi a piedi lungo la via per il ritorno in villa Gotten, dato che non possedeva ancora una macchina.
"Gotten" era un cognome molto noto, sia nella città che in numerosi altri paesi, data la marca di vestiti famosa a livello oramai quasi globale. Liah non aveva deciso di essere la figlia del famigerato fondatore dell'azienda: Leonard Gotten, e di certo non se ne lamentava, ma ogni tanto avere una vita normale sembrava essere un desiderio irrealizzabile. Una vita in cui se la sua gomma da masticare fosse caduta fuori dal cestino non lo sarebbe venuto a sapere tutta la città.
Un brivido percorse la schiena della giovane, costringendola a strofinarsi violentemente le braccia con le mani, per alleviare un po' il freddo. Il vestitino rosso, aderente e scollato non era una grande protezione contro il vento pungente della notte.
Il rumore dei tacchi risuonava nel buio, interrompendo il fastidioso silenzio che si era impossessato di quel luogo. Nessuna voce, nessun gufo che cantava, nessun neonato che piangeva, come era solito sentire in quel quartiere. Nessun suono.
Fu quando Liah pensò di essere davvero sola, che una voce la sorprese da dietro.
"Ciao Liah" aveva sussurrato calorosamente.
"Brian" rispose istintivamente la fanciulla quando riconobbe quel tono ingannevole.
"Sono proprio io" rispose il ragazzo raggiungendo il fianco della ragazza.
Indossava pantaloni neri, maglia dello stesso colore e una giacca in pelle con i bottoni rifiniti in argento.
"Sei da sola?" chiese.
"Tu cosa dici?" rispose lei freddamente.
"Dico di sì" sussurrò lui sorridendo e passandosi una mano tra i capelli ricci e marroni.
"Ti va di fare un giro con me? Giusto per passare un po' il tempo" aggiunse poi.
"No, devo andare a casa"
"Mmh... Su, da brava, fai un giro con Zio Brian" disse lui marcando con la voce il soprannome e accarezzando il braccio sinistro della ragazza.
"Non mi toccare". Lo scansò bruscamente.
"Eddai. Che hai oggi? Non sarà che.... Awww, Liah è ancora arrabbiata con il suo ex, vero?" continuò lui ignorandola e insistendo con le carezze sul braccio.
"Vaffanculo Brian". Aumentò il passo.
"È così che si risponde eh?" chiese lui, ma qualcosa nel suo tono era cambiato. Più rude. Più cattivo. Aveva smesso di nascondere quel che era veramente. Mancava poco prima di arrivare a casa, le bastava svoltare l'angolo.
"Liah, forse prima non sono stato chiaro, lascia che mi spieghi meglio" disse afferrandola per il polso. Il sangue le si congelò nelle vene mentre arrestava il suo passo. Il suo istinto di sopravvivenza porto i suoi pensieri a galoppare. Tentare la fuga avrebbe solo peggiorato le cose.
"Tu, ora, vieni con me. Non mi hai lasciato soddisfatto l'ultima volta."
Non scappare. È più veloce, Liah non provare a scappare.
La ragazza si ripetè queste parole più volte possibili ma il suo istinto si stava battendo con la sua volontà. E stava vincendo.
Liah, calma, ti sta trascinando vicino casa, ti basterà urlare per far uscire qualcuno. Non ti farebbe mai del male.
Cercò di credere anche all'ultima frase, ma l'impresa era quasi impossibile.
Il duro impatto con il muro la riportò alla realtà. Erano nel vicolo accanto alla strada principale. Se avesse provato ad urlare l'avrebbero di certo sentita e in pochi minuti qualcuno sarebbe arrivato. Ma pochi minuti sarebbero bastati per lasciar accadere qualsiasi cosa.
"Brian... Ti prego" provò Liah, la sua voce era come un sussurro.
"Risparmiarmi le tue suppliche Liah. Sarà una cosa veloce, non preoccuparti" rispose attaccando il suo corpo a quello della ragazza.
Liah, ti prego, non urlare. Liah-
"QUACUNO MI AIUTI, VI PREGO AIUTATE-"
La mano del ragazzo di fronte a lei le tappò la bocca, colpendola violentemente.
"Mi pareva di essere stato chiaro" disse il ragazzo prendendo qualcosa dalla tasca.
Qualcuno ha sentito, qualcuno arriverà. Qualcuno DEVE aver sentito.
Una bottiglietta di vetro le venne appiccicata alle labbra e prima che se ne rendesse conto un liquido dolciastro le stava scendendo giù per la gola.
La ragazza si piegò in avanti, mentre Brian la teneva in piedi con un braccio, e tossí più volte, sentendo le sue corde vocali in fiamme e incapaci di produrre alcun suono.
Il ragazzo la tirò su facendola sbattere nuovamente contro il muro. La testa cominciò a girarle, mentre un senso di nausea s'impadroniva del suo intero corpo.
Una droga.
Brian l'aveva drogata.
Non pensavo saresti mai arrivato a tanto.
O magari lo pensava, ma non voleva accettarlo.
Respiró profondamente,cercando di mantenere il controllo. Rimase lucida.
Notó il coltello nella mano di Brian. La minaccia era evidente, ma la sua calma tentennó e quasi senza che se ne accorgesse Il suo ginocchio si mosse scattosamente, mirando tra le gambe del ragazzo che la teneva incollata al freddo mattonato. Doveva essersi mossa in modo estremamente più lento di quanto aspettato, perché Brian ebbe il tempo di schifare il colpo e puntarle il coltello accanto alla gola. "Ti ho detto di rilassarti" sussurró. Spostando la lama sul braccio che teneva schiacciato contro il muro. Taglió la pelle morbida del suo avambraccio e soffocó il suo grido con la mano. Snelli rivoli di sangue colarono lungo la sua carne e Liah si lasció scivolare sulla la parete, sentendosi sempre più debole. Chiuse gli occhi.
Accadde qualcosa, dopo, tutto molto in fretta. Liah sentí le mani del ragazzo scendere lungo i fianchi, molto lentamente. Poi però, ad un certo punto, staccarsi improvvisamente, come spinte da qualcosa.
Delle parole confuse riempirono l'aria, mentre lei si lasciava cadere lungo il muro.
Poi un rumore secco, simile ad un "crack" e infine due braccia forti che la sollevavano da terra.
Buio.

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