Rimase per un po' sulla panchina di metallo, divenuta oramai rovente sotto i caldi raggi del sole. Intravide da lontano il co pleto scuro di Mr. N. Stava parlando con qualcuno, ma la sua figura lo copriva alla visuale di Liah. Pensó di andargli incontro e prenderlo in giro sul fatto di non essere poi così bravo a nascondersi, ma quando fece per alzarsi, due braccia forti la avvolsero, trascinandola nel vicolo che faceva ancolo all'alto muro della scuola.
Provò a muoversi, agitarsi, dimenarsi. Non serví a nulla. Stava per provare a gridare quando la mano che le teneva tappata la bocca tirò la sua testa all'indietro, portandola sulla spalla del suo aggressore e mostrandole così la sua faccia.
Riconobbe il viso duro e perfetto di Mr. N. e sgranó gli occhi dalla confusione.
"Quello non sono io" assicuró a bassa voce.
La ragazza fu libera dalle braccia di Mr. N. che la spinse verso il muro, tenendola lontana dall'angolo.
"Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un infarto!" sussurrò la ragazza in preda al panico.
"La cercano" taglió corto Mr. N.
"Chi mi cerca?!"
"Non è importante" rispose lui affacciandosi per un attimo verso l'entrata della scuola.
"Deve tornare a casa, la strada principale è intasata di sentinelle. Riesce a scavalcare il muro alla fine del vicolo?" domandò poi osservandola attraverso quelle lenti nere.
Liah si girò verso il vicolo alla sua destra e vide il muro alla fine di esso di cui la sua guardia stava parlando. L'avrebbe portata fuori dal cortile della scuola, ma era alto come minimo due metri e mezzo e con un braccio fuori uso non poteva scavalcarlo.
Fece cenno di no con la testa, cercando di fargli capire che non aveva paura, ma non era vero.
"La aiuteró io" rispose Mr. N. prendendola per mano e facendole segno di correre.
Arrivarono fino alla fine del vicolo.
Mr. N. si inginocchiò davanti a lei.
"Si sieda sulle mie spalle" disse.
Liah fu tentata di domandargli se avesse sentito bene, ma non sembrava esserci tempo per nulla.
Si sedette sulle sue spalle e lui senza fatica si mise in piedi un attimo dopo.
"Riesce a tirarsi su con le braccia?" le chiese lui. La ragazza riusciva a toccare il termine del muro con le mani, ma issarsi su di esso era impossibile. Specialmente con un taglio su una delle sue braccia.
"No!" disse, stringendo gli occhi dal dolore dopo averci provato. La sua cicatrice tirava a tal punto che ci mancò poco che si riaprisse.
"Può rimanere attaccata al muro per qualche secondo?" le chiese lui.
"Si" rispose lei senza pensare.
Lui si spostò da sotto di lei, mentre questa si reggeva con il braccio destro.
Mr. N. saltò attanccandosi al muro con le mani, per poi issarsi al di sopra di esso con rapidità impressionante. Afferrò con forza il polso destro della ragazza, che era attaccato al muro per via del peso del suo corpo.
"Si lasci andare Miss. Gotten!" le disse.
"Cosa?!"
"Si lasci andare!"
Dubitò per un momento, ma poi lasciò andare la presa, mentre la mano del ragazzo sul muro scivolava dal suo polso alla sua mano, fermandosi in una stretta forte e definitiva.
Riuscí a tirarla su, così che lei potesse mettere il suo ginocchio sopra il muro e rimanere stabile.
Il muro dall'altro lato era ancora più alto.
Tre metri. Forse quattro.
"Se la sente di saltare?" le chiese lui come se stessero facendo un tuffo in piscina e quello sotto di loro fosse acqua e non duro asfalto.
"Sei impazzito?! Mi fratturo entrambe le gambe!" rispose lei, accorgendosi solo in quel momento che stava tremando.
Lui di tutta risposta si lasciò cadere e atterrò sul terreno facendo una capriola, rialzandosi una frazione di secondo dopo.
Delle grida lontane si udirono, trasportate dal vento. Comandi, forse ordini.
Liah si girò di scatto dietro di sé cercando con lo sguardo la fonte del suono.
"Che cosa faccio?!" chiese, sentendo il panico crescere dentro di lei. Di lí a poco avrebbe perso il controllo.
"Si fida di me?" chiese Mr. N. dopo pochi attimi di riflessione.
"Cosa vuoi fare?!" chiese lei, non riuscendo a controllare le lacrime che le si stavano formando negli occhi.
"Si sieda sul muro, di spalle a me" disse lui, la sua voce era calma, gentile e pacata. E familiare tra i suoi ricordi, anche se mai l'aveva sentita.
Fece come lui gli aveva detto.
"Ora cosa succede?!"
"Si lasci cadere all'indietro"
"No! Sei impazzito?!" esclamò lei osservandolo mentre apriva le braccia.
"Si fidi di me. La prenderò io" rispose lui guardandola negli occhi e, per un momento, un attimo soltanto, lasciò intravedere le sue iridi blu e profonde. Un attimo bastò.
Lo pagano per questo, cazzo. Deve essere bravo, no?!
Staccò le mani dai mattoni che componevano il muro e lasciò che la gravità facesse il suo lavoro, sbilanciandola verso il vuoto.
Cadde tra le braccia di Mr. N., che l'aveva presa in tempo per fermarla dallo spalmarsi sul terreno.
"... Grazie" tentò di sussurrare, ma sentiva il suo cuore battere MOLTO velocemente, come mille tamburi che suonavano tutti in sincronia.
"È il mio lavoro" rispose lui, la sua voce era tornata fredda e impassibile, ma sempre calma.
"Venga" le disse invitandola a correre lungo il vicolo. Il rumore dei passi di Liah risuona a per l'intera strada vuota, mentre quelli di Mr. N. sembravano assenti,come se volasse invece di correre. Si muoveva rapido, leggero e silenzioso. Forse era una spia.
La via tra i palazzi scuri e noiosi sbucava in una larga valle tra le campagne vicino al paese. Il contrasto tra i due luoghi era evidente a tal punto da risultare imbarazzante.
Non c'era nulla nel prato verde acceso, tinteggiato dalle delicate margherite bianche, o l'azzurro vivace del cielo e la luce del sole che ne metteva in risalto il colore, che potesse combaciare con le strade grige e spoglie di quel lato della città.
Era quasi un crimine affiancarli l'un l'altro.
I due si fermarono nel mezzo di una collina, dalla quale si aveva una vista mozzafiato della terra e il cielo che si univano all'orizzonte in una sottile linea, interrotta soltanto dalle alte cime degli abeti della foresta lì accanto.
Liah rimase ad osservarli per un po'.
"Le piace questo posto, Miss. Gotten?" le chiese lui dopo un po'.
"Lo amo" rispose lei. "Mia nonna mi ci portava sempre prima di... mi ci portava sempre" sussurrò lei.
I due parlavano senza alcun pensiero di ciò che era accaduto pochi minuti prima, come se lo avessero dimenticato, poi però, Liah, come svegliata da un sogno, chiese a Mr. N. qualcosa di cui non era sicura di voler sapere la risposta.
"Prima hai detto che qualcuno mi cercava... Cosa intendevi?"
"Confermo ciò che ho detto: qualcuno la sta cercando"
"Cosa intendi che qualcuno mi sta cercando?!" chiese lei non rendendosi conto di aver già fatto la stessa domanda un paio di secondi prima.
"Qualcuno è sulle sue tracce. La vogliono, probabilmente per il suo nome"
"Gotten" sussurrò lei. Aveva trovato un altro motivo per il quale odiare il suo cognome.
"Chi è che mi cerca?" chiese dopo un po'.
"Non è un'informazione rilevante. Tuttavia le converrebbe evitare chiunque lei ricorda avere rappoeti stretti con Brian"
"Cosa?!" esclamò lei non sapendo cosa dire.
"Sostieni che Brian si sia messo d'accordo con altra gente per venirmi a prendere?" chiese poi, temendo la risposta.
"Brian si trova attualmente dietro le sbarre per tentato stupro" la corresse lui.
"Chi altro lo sa? Che mi cercano intendo"
"Nessuno"
"E tu come lo sai?"
"Non la riguarda"
Il tono con cui Mr. N. rispose fu molto deciso, il che ostacolò Liah nel fare altre domande.
Rimase in silenzio.
Pensò che non poteva raccontare una cosa del genere a suo padre. Non lo avrebbe mai accettato. L'avrebbe segregata in casa per il resto della sua vita.
"Qualcosa la turba?" chiese il ragazzo.
"No" rispose lei, la sua vice tremava.
"Strano. Allora perché piange?"
Sto piangendo?
Liah si accorse solo in quel momento del liquido salato che le scorreva lungo le guance. Perché piangeva? Non ne aveva motivo.
Devo dare una regolata alle mie emozioni.
"Mio padre deve venire a sapere di quello che è successo oggi?" chiese, quasi mettendosi a ridere per la stupidità di quella domanda.
"Lei preferirebbe tenergli nascosto tutto ciò?"
"Se fosse possibile sarebbe bello"
"No. La consapevolezza di suo padre riguardo quanto accaduto non giova al suo stato emotivo e la sua capacità di fidarsi di me. Pertanto sarà necessario avvertire solamente chi di competenza per tenerla al sicuro"
Liah lo osservò per qualche secondo. Qualcosa scattó dentro di lei. Una domanda.
Un alleato?
Guardò i suoi occhi attraverso le lenti nere.
Erano profondi, anche se non riusciva a vederli bene dietro a quella barriera scura. Le comunicavano messaggi impossibili da decifrare in parole concrete.
Scosse la testa, e tornó ad osservare l'orizzonte. Infinito e perfetto, come era sempre stato.
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Bodyguard😏😈
RomanceLiah era una ragazza normale. Studiava, usciva con gli amici, viveva la sua adolescenza nel migliore dei modi. Fino a quando un giorno, un ragazzo di nome Brian, il suo ex, cerca di violentarla. Suo padre decide così di affidare la ragazza ad una gu...