Chapter 2: SHERWOOD

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La mia valigia era pesante e il terreno era molto irregolare. Per poco non inciampai in una buca e borbottai una parolaccia sotto voce.
"Ti ho sentito, sai!" disse in tono sprezzante Dave. Sghignazzai sotto i baffi e accellerai il passo: non vedevo l'ora di arrivare nella mia nuova scuola.
La mappa trovata sul suo sito internet diceva chiaro: si trovava al centro di un bosco chiamato "Sherwood". Mi ricordava qualcosa, avevo già sentito quel nome.
"Sei sicuro di volerci ancora andare? Questo college è sperduto in mezzo alla foresta" Dave indicò con un veloce movimento delle mani l'ambiente intorno a noi.
"Beh, c'è un sentiero. È già qualcosa, no?" gli feci notare, con un mezzo sorrisetto sul viso. Lui alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente.
Dave è un uomo alto, sulla cinquantina. Aveva corti capelli castani, due occhi grandi e scuri e un naso aquilino sormontato da un paio di grandi occhiali da vista. Certe volte è scorbutico, certo, ma in fondo è un uomo di buon cuore.
Dopo altri cinque minuti di marcia, la boscaglia intorno a noi si diradó, cedendo il posto a un ampia valle. Era magnifica, una distesa d'erba di giada brillante. Ad est si trovava un grande lago che luccicava alla luce del mattino; ci galleggiavano piccole barche a vela, ma si vedevano, posate sulla spiaggia di sassi, anche delle canoe. Dal laghetto sfociava un piccolo fiume che scorreva placido in mezzo alla valle, dividendola in due. C'erano vari campi, uno da pallavolo, da calcio e da tennis. A destra rispetto al lago, una fila di bersagli per il tiro dell'arco erano impiantati nell'erba, come un schiera di piccoli soldatini.
Ma la cosa che attirava di più l'attenzione era l'enorme edificio che si ergeva davanti a noi. Non era esattamente normale: le pareti erano poste in buffe angolature e di vari colori accesi, ma si notavano appena in confronto alla maestosa facciata dell'istituto. La parete di marmo bianco non presentava nemmeno un'imperfezione, l'enorme porta a vetri dava sull'ingresso della scuola. Sopra l'uscio, a caratteri cubitali, vi era impresso in alto rilievo il nome del college: L'ACCADEMIA DEI LETTORI.
Sospirai pesantemente e, con Dave al mio fianco, scesi con cautela la collina. Aspettai un attimo davanti all'entrata della mia futura scuola, domandandomi quali nuove avventure mi sarebbero spettate una volta entrato. Indugiando aprii la porta a vetri ed entrai nell'androne del college. Con un silenzio reverenziale feci qualche passo e mi fermai al centro della sala. Era perfettamente normale, apparte il colore delle pareti, di un arancione brillante che metteva di buon umore. Diversi simboli erano incisi su quest'ultime, e mi domandai cosa significassero. Una ghiandiaia con una freccia nel becco, un tridente, un fuoco divampante, un labirinto... Che strani.
Poi, una voce femminile echeggió nell'aria intorno a me: "Che ci fai qui, ragazzino?"

L'accademia dei lettoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora