Chapter 5: JONNHY

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JONATHAN'S POV
Di sicuro, quella era la scuola più bella che avessi mai visto. E lo dice uno che di scuole se ne intende. Summer mi mostrò tutta la struttura: le aule ampie, le stanze dei dormitori, l'immenso prato e il lago che stavano fuori. Alla fine della visita mi girava la testa per tutte le informazioni che mi aveva dato, e che purtroppo, non capivo. Continuava a parlare di "fandom", libri e di cose del genere. Facevo finta di sapere il fatto mio, ma era difficile, soprattutto quando mi guardava con quegli occhi che sembravano scrutarmi l'anima.
"...e così i dormitori sono suddivisi in base al fandom di appartenenza" finì di dire Summer. Ero così immerso nei miei pensieri che non mi ero neanche accorto che aveva cominciato a parlare "Sì, certo. Bellissima idea" farfugliai.
"La visita è finita" disse, voltandosi verso di me e incrociando le braccia sul petto. Eravamo allo stesso punto da cui eravamo partiti, l'androne "È strano che non abbiamo incontrato nessuno" notai, guardandomi intorno. La sala era vuota come prima.
"È l'orario di lezione" spiegò lei "La campanella dovrebbe suonare a minuti..." neanche a dirlo, la campanella si mise squillare in quel preciso momento.
E all'improvviso una marea di ragazzi si riversarono fuori dalla aule, invadendo la sala vuota fino a una attimo fa.
Centinaia di voci si sostituirono al silenzio. Il cambiamento fu così radicale che mi fischiarono le orecchie. Quasi ogni persona che ci incrociava salutava Summer e squadrava con un'occhiattaccia me.
"È perché non ti hanno mai visto" mi rassicurò lei "Qua si conoscono tutti, sai."
Magnifico. Essere il nuovo arrivato era già abbastanza difficile, anche senza che ogni persona che incontravi ti ricordava di essere un intruso.
"Ehi, aspetta un secondo... Un nuovo pive, non ci credo!" disse una voce. Mi voltai per vedere chi aveva parlato, e notai un ragazzo che si stava avvicinando. Era un tipo particolare... a dir poco. Camminava come se avesse due molle al posto dei piedi: invece di passi faceva piccoli saltelli. Aveva i capelli sparati in testa come un piccolo Heinstein, per non parlare del loro colore: un rosso così acceso che poteva soltanto essere tinto, con sfumature bionde sulle punte. Si guardava intorno con gli occhi spalancati, quasi volesse registrare ogni singola cosa gli accadesse intorno. Forse aveva bevuto un po' troppo caffè quella mattina.
"Come hai detto scusa?" domandai sbigottito.
"Ho detto: Ehi, aspetta un sec..."
"No, intendo quella parola. Give..."
"Pive. Ho detto pive, amico! Soffri di mal d'orecchi per caso?" e rise come se quella fosse la battuta più divertente che avesse mai detto "Comunque io mi chiamo Michael. Ma tutti mi chiamano Mike" si presentò, tendendomi una mano.
"Io mi chiamo Jonathan" e gliela strinsi.
"Uhm, è un nome troppo lungo. Ti chiamerò Jonnhy!" stabilì senza tanti preamboli. Sorrise a quarantadue denti.
"Ehm, veramente, preferirei Jonathan..."
Lui ridacchiò "Sì, certo, come preferisci, Jonnhy!"
Feci per ribattere ma Summer, che aveva parlato con una ragazza di certe faccende tecniche fino a quel momento, si voltò.
"Ah, vedo che hai conosciuto Mike!" disse con un sorriso.
"Eh già. Siamo già diventati amiconi, io e Jonnhy" esultò Michael.
"Jonnhy?" rise sotto i baffi Summer.
"Veramente io..." cercai di dire, ma il mio nuovo "amico" mi interruppe: "Già. Non è molto meglio di Jonathan?"
Summer a quel punto scoppiò a ridere "Sì, in effetti"
Io sbuffai "Avete finito di prendermi in giro, voi due?"
Mike fece un espressione innocente "Quando mai!"
Stava facendo un espressione talmente buffa che a quel punto risi anch'io.
"Summer?" la chiamò una ragazza "Ho saputo del nuovo arrivato. Sono già le 4, se non ci sbrighiamo non ce la faremo a prepare tutto in tempo per la Serata della Scelta."
"Adesso arrivo" e la ragazza se ne andò di fretta.
"Ora devo andare ad aiutare per i preparativi di questa sera, Jonathan" poi si rivolse a Mike "Puoi stare tu con lui e spiegargli come funziona qui?"
"Wow, che figo! Ho sempre voluto fare il tutor a qualcuno" accompagnò le parole con i suoi saltelli da canguro.
"Bene allora, io vado" mi lanciò un'ultima occhiata e se ne andò. Feci un sospiro : mi sarebbe piaciuto stare ancora un po' con lei. Poi Mike mi diede una pacca sulla spalla "Jonnhy, mi sa proprio che diventeremo grandi amici!"
"Se lo dici tu..." dissi con un sorriso. Certo, Mike non era la persona più normale che si potesse incontrare, ma lo trovavo, a dire la verità, molto simpatico. E strambo.
Michael mi guardò con i suoi abbaglianti occhi verdi "Beh, amico, è ora che ti dica la verità su questa scuola."

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