Chapter 6: REALE

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In effetti, in quel momento ero abbastanza confuso. La confusione sembrava una legge, in quella scuola.
"Di che verità stai parlando?" domandai a Mike, che stava seduto sulla scrivania oscillando le gambe a penzoloni come un bambino. Dalla sala principale, ci eravamo spostati in segreteria per stare più tranquilli. Dopo tutto, "questo è un argomento delicato, che ritiene un posto opportuno", aveva detto Mike.
Io non avevo la più pallida idea di cosa si trattasse.
"Ecco, devo organizzarmi un discorso nella mia mente, prima di dirtelo ad alta voce. Non mi crederesti, sennò" disse Michael tamburellandosi l'indice sulla tempia.
"Magari, se tu me lo dicessi senza tergiversare tanto, ti crederei."
"Sì? "
Annuii.
"Bene, allora. Credi nei libri?" mi chiese a bruciapelo.
Io ridacchiai "Che razza di domanda è questa? Certo che ci credo, sono degli oggetti veri."
"Non intendevo in quel senso" scese dalla scrivania e iniziò a camminare in tondo "Credi nelle storie dei libri? Che siano reali, intendo."
Io mi agitai sulla mia sedia "Cosa c'entra questo ora?"
Lui, invece di rispondere si girò verso la libreria attaccata alla parete e prese un libro. Lessi il titolo: Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo- Il ladro di fulmini.
"Vedi questo? Parla di dei dell'Olimpo, semidei, mostri e Titani. Ecco, mi domandavo se tu pensi che esistano davvero queste cose."
"Ci dovrei credere? È solo una storia, un'invenzione di uno scrittore. Non è reale, certo" risposi di getto. Mike mi osservò alzando un sopracciglio "Interessante" posò il libro sullo scaffale e si appoggiò alla parete incrociando le braccia "Suppongo che pensi questo a proposito anche degli altri libri che hai letto, no?"
"Sì" affermai un po' meno sicuro di prima. Forse non era quella la risposta che ci si aspettava da un "lettore accanito".
"E se ti dicessi che sbagli? Che quello che hai letto, le magie e i poteri, i buoni e i malvagi, le fantasticherie che hai sempre fatto sono reali? Che tutto è reale?" i suoi occhi erano seri come non li avevo mai visti prima.
"Beh, allora io ti risponderei che mi stai prendendo per i fondelli" sbuffai. Davvero pensava che io potessi credere a una cosa tanto assurda?
"Vedi? Te lo avevo detto che non mi avresti creduto!" disse puntandomi un dito contro.
"Oh, dai Mike. Smettila di scherzare. Dovevi dirmi il grande segreto dell'accademia, ricordi?"
"Ed è questo infatti. In questo posto, quello che succede nei libri è reale. Per esempio, io sono un semidio e sono figlio di Dionisio!" esclamò battendo le mai.
Io lo guardai con gli occhi sgranati "Stai bene Mike? Non è che hai battuto la testa o..."
"No! Non sono pazzo come stai pensando! È vero!"
"Oookay, Mike. È tutto a posto... Calmo" mi alzai dalla sedia e indietreggiai, come se stessi avendo a che fare con un animale selvatico da non far arrabbiare.
"Non mi vuoi proprio credere, eh? Va bene, allora te lo farò vedere."
"Che vuoi fa...?" la mia domanda restò sospesa nell'aria quando Mike mise in atto quello che aveva detto. Mise le mani davanti a sé e socchiuse gli occhi, come se si stesse concentrando. Poi l'aria si fece improvvisamente di una sfumatura violetta e delle crepe si formarono nel pavimento. Dalle crepe uscirono dei piccoli germogli che stavano crescendo a velocità innaturale: subito si trasformarono in dei forti tralicci di vite. Grappoli di uva rossa e succosa prendevano dai rami forti e solidi. La vite era alta quanto me, e se calcoliamo che fino a pochi istanti fa sul pavimento di marmo non cresceva alcun tipo di pianta, è piuttosto impressionante.
Mike sorrise "Adesso mi credi, pive?"

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