capitolo 4//conversazioni notturne

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Capitolo 4

Conversazioni notturne

Patroclo rientrò nel suo appartamento esausto. Era sfinito.

Appoggiò le chiavi sul tavolino accanto alla porta d'ingresso, stracolmo di cianfrusaglie gettate alla rinfusa. Diede un'occhiata all'orologio.

Cazzo! Erano quasi le quattro di mattina. Sarebbe arrivato tardi alle lezioni, già lo sapeva, si conosceva fin troppo bene.

Si spogliò e si lavò velocemente, gettandosi subito tra le coperte calde e confortevoli del suo letto. Ebbe il tempo subito prima di crollare addormentato per ripensare a tutti gli eventi che gli avevano scombussolato la giornata. Tutto però era riconducibile ad un solo viso e ad un solo nome: Achille.

Ora che ci pensava a Patroclo venne da ridere. Il moro aveva sempre saputo di avere un nome un po'...come dire... particolare. Tutta colpa di sua madre e della sua ossessione per la mitologia e letteratura greca. Passione che anche a Patroclo era stata trasmessa proprio dalla donna. Ma il fatto divertente era che quel ragazzo bellissimo e così fottutamente affascinante si chiamasse Achille, come l'eroe greco. Come l'amante del Patroclo di cui Omero scrisse. Era una coincidenza? Oppure era il destino che stava giocando loro un sadico scherzo? Ridacchiando da solo, al caldo nel suo letto e pensò con sarcasmo "speriamo solo di non fare la stessa fine del Patroclo e dell'Achille nell'Iliade".




"Chi sei?"

"Io-io sono Patroclo"

"Vieni in acqua, tuffati!"

"Arrivo!"

"Achille dove sei?"

Sole, acqua, una grotta, una capanna nel bosco, un temporale, risate di bambini, corse tra gli alberi, risate di adolescenti, "ti amo", bagni in un lago, risate di giovani adulti, "non partire", "vengo con te", acqua sulla pelle, "sposami", un cielo stellato, una promessa, rumore di ferro che incontra un corpo, un urlo, un pianto.

Patroclo si svegliò di soprassalto, zuppo di sudore, con un urlo morto in gola. Il suo torace si alzava e si abbassava velocemente, il sospiro pesante. Era come un incubo. Si risistemò sotto le coperte, coprendosi la testa per riflesso involontario, come quando da bambino faceva gli incubi e si nascondeva interamente sotto le coperte nonostante facesse caldo, come se le coperte lo proteggessero dal quel ricordo che ancora lo faceva tremare. Era stato solo un incubo.

Delle immagini, dei suoni, gli scorrevano liberi nella mente, cercò di non darci peso. Si riaddormentò dopo una manciata di lunghi minuti, era stato solo uno strano incubo. Patroclo non ci pensò più.








La sveglia suonò puntuale, come una tortura progettata per colpire nello stesso momento ogni giorno. Patroclo spinse ancora di più involontariamente la testa nel morbido cuscino, come a non voler sentire ancora quel rumore demoniaco. Di malavoglia si costrinse ad alzare il busto e disattivare la sveglia. Si tirò a fatica giù dal letto. I piedi nudi toccarono il pavimento freddo ed un brivido percorse il suo corpo. indossò velocemente le pantofole. Guardò l'orologio. Era in ritardo. Ed era assonnato. Aveva bisogno di un caffè.

Uscì di casa correndo-che novità- vestito terribilmente scombinato e con gli occhiali messi storti sul naso...insomma, solita routine.

l'università fu noiosa come sempre, ma il corso di storia dell'arte lo interessò particolarmente. La sua mente era però ancorata inevitabilmente alla figura di un certo ragazzo biondo. Cosa gli stava succedendo? Neanche il giorno prima non voleva saperne di uscire con un ragazzo, invece ora si trovava ad avere una co- no, non lo avrebbe ancora ammesso. Era semplicemente interessato ad Achille. Non ci sarebbe caduto di nuovo. Non si sarebbe fatto fregare dai sentimenti un'altra volta. Aveva imparato la lezione. Qualunque cosa ci fosse con Achille l'avrebbe presa con estrema calma. Sarebbe andato con i piedi di piombo. Non si discuteva.

𝑰𝒐 𝒆 𝒕𝒆 𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒊 𝒔𝒆𝒄𝒐𝒍𝒊||𝑷𝒂𝒕𝒓𝒐𝒄𝒍𝒐&𝑨𝒄𝒉𝒊𝒍𝒍𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora