S.

29.

-stasera ci..ci..- prova a dire una frase in italiano hannah,probabilmente cercando di tirarmi su col morale
-ci divertiremo,voleva dire hannah- dice la nostra amica italiana nella compagnia,flavia,strappandomi una risata

lascio un bacio sulla fronte a flavia dopo averla riportata a casa ubriaca per poi scendere,e tornare ad attraversare le deserte,o quasi, strade di londra
dopo qualche fischio e richiamo,sono a pochi metri da casa,ma qualcosa,o meglio,qualcuno attira la mia attenzione
una testa riccia appoggiata al portone del palazzo in cui abito,ma non una testa riccia a caso
-s-sebastian?-
chiedo con la voce affievolita dal nervosismo che ho nel probabilmente dover rincontrare i suoi occhi,mannaggia a me che non sono stata zitta
in uno scatto si gira,e si avvicina a me pericolosamente
-mi sei mancata- dice attaccandosi alle mie labbra,come se fosse una cosa che fa quotidianamente
e se fino a pochi secondi fa pensavo di essergli mancata davvero,uno strano sapore di alcool e fumo mischiati nella sua saliva mi fanno ricredere
mi stacco subito pulendomi la bocca
-vaffanculo-
sputo acida,anche se probabilmente lui non si ricorderà niente
prendo le chiavi per aprire il portone ma la mia pazienza mi fa smanettare troppo,e arrivo a non riuscire ad aprire il portone
sento una presa stringermi il polso
-resta-
dice il riccio in un sussurro
sto per tirargli un ceffone quando però mi ricordo che di certo non posso lasciarlo da solo alle due di notte ubriaco fradicio per le strade di londra
scendo i due scalini che ci separano e mi siedo sul primo,seguita da lui che mi affianca
-non volevo dirti quelle cose-
afferma lui,mentre è impegnato a intrecciare la sua mano con la mia,ed io lo lascio fare
-perché lo hai fatto?-
gli chiedo io stupidamente
-perché ho paura di amare-
sospira,dopo qualche attimo di silenzio,che sembrava durare ore
-di amare?-
mi giro bruscamente verso di lui,con sguardo interrogativo
-ti amo emmina,e solo tu non l'hai capito-